Come previsto, ieri la sonda asteroidale Giapponese Hayabusa si è tuffata nell’atmosfera terreste e ha liberato una capsula che, sostenuta da un paracadute, è rientrata dolcemente nel deserto Australiano.
Il contatto con gli strati esterni è avvenuto alle 15,51 CEST.
Il rientro della sonda è stato osservato sotto forma di una pallina luminosa che poi si è disintegrata nel cielo.
La capsula, grande circa 40 cm, ha toccato il suolo verso le 16,11 CEST, nell’area della base militare di Woomera, nel Sud dell’Australia.
I gruppi di ricerca hanno potuto localizzato la capsula tramite un radiosegnale, il recupero della stessa è in fase di effettuazione in queste ore.
La sonda Hayabusa era partita dal poligono di Kagoshima il 9 Maggio 2003 e aveva effettuato un contatto fisico con l’asteroide Itokawa il 25 Novembre 2005.
Prima di ripartire dall asteroide per rientrare a terra, un apposito braccio ha tentato di trasferire un campione di terreno nella capsula di rientro.
Non è sicuro che quest’ultima operazione sia riuscita, per cui molta attesa regna nei laboratori Giapponesi in vista dell’ apertura della capsula atterrata ieri.
Fotografia 1: Woomera Facility.
Fotografia 2: Vari contenitori in cui verranno poste la capsula e le strumentazioni per la spedizione in Giappone (~17/18 Giu). Fotografia 3: La capsula vista da un elicottero in perlustrazione della zona di atterraggio.
onore ai giapponesi e se hayabusa sarà anche riuscita a raccogliere e riportare “la polvere di stelle” entreranno di diritto nella storia del’astronautica con la prima missione di sample return!!!
Comunque…la capsula verrà aperta in Australia o in Giappone? Poi è normale che ci mettano così tanto a trovarla?! Avrà almeno un segnalatore gps immagino…
Non mi sembra sia andata così. Non era previsto che la sonda toccasse l’asteroide, né tantomeno vi rimanesse per mezz’ora. La raccolta dei campioni doveva avvenire tramite alcuni “proiettili” sparati da distanza molto ravvicinata i quali avevano il compito di sollevare la polvere asteroidale. Parte di questa sarebbe finita dentro una specie di collettore che sporgeva dalla vicinissima sonda. Non mi sembra poi che la Hayabusa avesse dei bracci robotizzati, proprio perché non era contemplato l’atterraggio sull’asteroide.
In effetti non era presente un braccio robotizzato ma un braccio destinato alla raccolta dei campioni di materiale sollevati dall’impatto di piccoli pellets di tungsteno. Questo braccio esponeva in direzione dell’asteroide il “contenitore” del pulviscolo, che speriamo abbia funzionato davvero.
Non sono riuscito però a trovare la distanza esatta dalla quale i pellets sono stati sparati, anche se tale attività prevedeva un avvicinamento sostanziale di Hayabusa all’asteroide.
Molte immagini (artistiche, chiaramente) oltretutto raffigurano la sonda con il braccio “sampler” molto vicino alla superficie… http://neo.jpl.nasa.gov/images/hayabusa.jpg