Conclusa la prima EVA per la riparazione del Cooling Loop A

Si è conclusa alle 21:23 ora italiana (3:23 p.m. EDT) di quest’oggi 7 Agosto la prima delle due EVAs straordinarie necessarie per la sostituzione della pompa guasta che manteneva in circolazione l’ammoniaca anidra nel Cooling Loop A della Stazione Spaziale Internazionale. Il guasto era avvenuto il 31 Luglio.

Come al solito gli spacewalkers sono stati coadiuvati dal Canadarm2 guidato da Shannon Walker dall’interno del laboratorio Destiny.
Dopo aver spurgato l’azoto utilizzato per pressurizzare le linee di refrigerante, Wheelock ha iniziato le operazioni di disconnessione dei tubi di trasporto dell’ammoniaca. La prima connessione, la M4, è stata staccata senza problemi e senza perdite, mentre la seconda, la M3, ha richiesto più tempo e più forza per poter essere staccata, e dopo il distacco è stata osservata una piccola perdita di ammoniaca che subito si è trasformata in ghiaccio. Di seguito, visto che la perdita non diminuiva, è stato chiesto all’astronauta di riagganciare il tubo mantenendo la sua valvola interna aperta, ma a questo punto la perdita è aumentata, e a causa della pressione interna, Wheelock in un primo momento non è più riuscito a staccare nuovamente la connessione.
Dopo diversi tentativi, è stato deciso di riposizionare un dispositivo per il mantenimento della pressione interna nel circuito che ha bloccato la perdita. Le altre due connessioni per il trasporto dell’ammoniaca sono state staccate senza particolari problemi.

A causa di tutti questi ritardi si è dovuto rinunciare alla rimozione della pompa guasta prevista per questa EVA. Di seguito Doug Wheelock and Tracy Caldwell Dyson hanno dovuto iniziare le procedure di pulizia delle proprie tute dalla contaminazione da ammoniaca che si sono concluse nell’airlock Quest.

La prossima EVA, prevista per Mercoledì 11Agosto, riprenderà il lavoro dal punto in cui gli astronauti si sono fermati oggi, ovvero con la rimozione della pompa guasta, dopo aver sconnesso i cablaggi elettrici e soprattutto, dopo aver risolto il problema della perdita.

L’EVA era incominciata alle 13:19 CEST, quando gli astronauti avevano attivato l’alimentazione interna delle proprie tute, ed è terminata alle 21:23 CEST durando 8 ore e 3 minuti. Si è trattato della quarta uscita extraveicolare di Doug Wheelock che ha accumulato 28 ore e 44 minuti di lavoro all’esterno, e della prima per Tracy Caldwell Dyson.

Questa di oggi è stata la la 148esima spacewalk dedicata alla costruzione/manutenzione dell’ISS,e la dodicesima di quest’anno. L’EVA time complessivo dell’ISS è salito dunque a 929 ore e 38 minuti dal 1998 ad oggi.

Al momento non è ancora chiaro se sarà necessaria una terza EVA.

Fonti: nasa.gov e spaceflightnow.com

Nella foto: I Flight Engineers dell’Expedition 24 Doug Wheelock (sx) e Tracy Caldwell Dyson al lavoro per rimuovere l’Ammonia Pump Module guasto dal traliccio S1 dell’International Space Station. Credit: NASA TV


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Personalme, visti i problemi avuti, penso proprio che sarà necessaria una terza eva per riuscire a completare il lavoro. L’importante è comunque che tutto vada a buon fine.

In ogni caso dopo che il sistema dell’ammoniaca sarà riattivato, sarà necessaria un’ulteriore EVA due o tre giorni dopo. A leggere da spaceflightnow, sembra che Suffredini parli di altre due EVA per sostituire la pompa, il che significherebbe altre 3 EVA in tutto.

Quello che io colgo nelle parole di Suffredini, quando dice che il rischio vero è che così staremo per più tempo in questa situazione, è che in effetti per ora la ISS ha praticamente perso tutte le ridondanze. L’avaria al Loop A ha fatto bloccare metà dei sistemi di generazione di potenza, e quindi ha tolto corrente elettrica a molti degli equipaggiamenti ridondanti. Questo significa che se si rompe qualcosa in una funzione critica, la situazione diventa davvero problematica, e più tempo stiamo in questa situazione, più aumenta il rischio di qualche altra failure (che normalmente sarebbe coperta dalla ridondanza)

Non capisco a cosa servirebbe una EVA qualche giorno dopo l’attivazione del sistema, a meno che tu non intenda quella posticipata a data da destinarsi per fare posto a quelle per la sostituzione della pompa. Ma in quel caso penso che passeranno più di due o tre giorni, se non altro per far riposare i due spacewalkers.

Essendo in ferie non ho molti mezzi per reperire informazioni più dettagliate. In ogni caso il piano era sempre stato di fare due EVA: la prima per sostituire la pompa, e la seconda per fare tutti i collegamenti (elettrici). Per qualche motivo (probabilmente per stabilizzare dei transitori), c’era un costraint di almeno due giorni tra un’EVA e l’altra. Se noti ancora adesso il piano prevede un’EVA mercoledì e una domenica, appunto perchè tra una e l’altra deve passare del tempo. Tutto sta a vedere se mercoledì riescono a finalizzare l’R&R della pompa…

Domani dovrebbe tenersi la seconda EVA con l’obiettivo di rimuovere il modulo pompa difettoso. La terza EVA vedrà invece l’installazione del nuovo modulo. Come dice giustamente Buzz il tutto si doveva compiere in “sole” due uscite ma la difficoltà nel rimuovere uno dei condotti dell’ammoniaca (contraddistinto dalla sigla M3) e la copiosa perdita di liquido proprio da questo condotto hanno fatto perdere molto tempo durante la prima EVA e ne faranno spendere dell’altro nella seconda, con il risultato che è stata aggiunta una terza uscita per poter completare il lavoro. Poi rimane da recuperare l’EVA prevista prima che si guastasse la pompa. A quanto pare la coppia Wheelock-Caldwell si farà ben quattro EVA durante la loro permanenza nei rispettivi Expedition.

Ecco, appunto, piccola curiosità: 40 anni fa sulla luna si facevano 3 EVA in 3 giorni, ed erano anche quelle belle EVA faticose. Come mai adesso bisogna lasciar passare almeno 2-3 giorni tra un’EVA e l’altra? La ragione può essere legata a questioni di tempo (40 anni fa dovevano arrivare, stare lo stretto indispensabile e poi ripartire appena possibile) o a ragioni fisico- mediche (ad esempio rischio di embolia)?

Una delle ragioni può essere il tempo richiesto dal prebreathing.

Paolo Amoroso

Credo che le varie procedure siano cambiate da allora, anche relativamente alla sicurezza. Inoltre non dimentichiamo che queste tre EVAs sono complicate sia per gli spacewalkers che per i programmatori di Houston, che devono visionare i vari filmati del lavoro svolto e pianificare minuziosamente il lavoro da svolgere nelle restanti due EVAs, prevedendo anche l’imprevedibile, ed anche alla svelta.

Se il programma Apollo è tutt’ora considerato la Golden Age dell’astronautica dei motivi ci saranno. Uno di questi è proprio perché si facevano tre EVA in tre giorni a 380.000 km dalla Terra.

uhm ragioniamo…allora durante il programma Apollo veniva impiegato a bordo del CM e del LEM ossigeno puro al 100% (solo in volo, vedasi Apollo 1) ad una pressione di 5 psi.
La “quota cabina” passava molto velocemente, al lancio, da una pressione di 14.7 PSI con “Aria” (40% Ossigeno e 60% Azoto) e veniva depressurizzata durante l’ascesa buttando fuori quasi tutto l’azoto presente per arrivare, in 24 ore, ad una composizione atmosferica del 100% ossigeno ad una pressione di 5 PSI (ritenuta quasi sicura per gli incendi e sufficiente,in virtù della quantità di ossigeno, per la respirazione umana).
Gli astronauti dal canto loro indossavano tute pressurizzate che fornivano anche loro ossigeno al 100%, ma le indossavano molto prima del lancio per “depurare” il loro organismo dall’Azoto presente, e questo per evitare i dolori dovuti alla “malattia da decompressione” (bolle di Azoto nel sangue…brrr) il vantaggio era avere una pressione interna minore (sullo Shuttle la pressione e la composizione dell’aria è quella del livello del mare) quindi meno consumo di ossigeno per ripressurizzare e al momento delle EVA lunari avere un organismo esente da Azoto…quindi niente “prebreathing”, niente dormite nell’airlock a pressione ridotta, niente fastidiosa mascherina di ossigeno…in pratica indossavano la tuta e depressurizzavano il LEM…(la tuta operava ad una pressione ancora più bassa altrimenti sarebbe stata talmente gonfia da bloccarne i movimenti)
Al giorno d’oggi se gli astronauti sulla ISS rientrano da un EVA respireranno la sua atmosfera a 14.7 PSI con una miscela di Azoto e Ossigeno, è per questo che devono poi riposare e rieliminare nuovamente l’azoto campeggiando allegramente nell’airlock, credo siano motivi medici ad imporre uno stop tra le EVA, ma a questo può rispondere meglio un medico :stuck_out_tongue_winking_eye:

Ok Daniele, vista la tua risposta da paramedico mi rispondo da solo (e si vede che avevo intuito giusto :ok_hand:): non avevo tenuto conto del fatto che sulla ISS e sullo Shuttle l’aria è quella a livello mare e non O2 puro come per l’Apollo. Ovviamente quindi c’è la necessità di un prebreathing per evitare embolie, e di un tempo di recupero tra una EVA e l’altra (è la stessa motivazione per la quale non si può fare una immersione nelle 24 ore precedenti a un volo in aereo).

Perfetto!
non avrei potuto dire nulla di più.

Abbiamo fatto un po’ di confusione cmq. Verissimo che ora sulla ISS hanno bisogno del pre-breathing, ma non c’è nessun motivo che richieda un tempo di recupero. Il prbolema è passare da pressione più alta a pressione più bassa, perchè l’azoto disciolto nel sangue si libera e provoca embolia. Al rientro, passando da ossigeno puro a bassa pressione ad atmosfera normale, non c’è nessun problema per il corpo umano.

In questo caso, il motivo dei giorni che devono passare tra una EVA e l’altra in questo caso non era dovuto agli astronauti, ma alla stabilizzazione del loop dell’ammoniaca.

PS: sul prebreathing avevo aperto un topic qualche tempo fa: Fattore di decompressione (R-Factor) e prebreathing prima di un’EVA

PPS: leggo ora su spaceflightnow che sono riusciti a togliere la pompa difettosa. Dai che forse riescono a mettere tutto a posto prima che io torni dalle ferie :slight_smile:

Giusto per riprendere quanto scrivevo poco sopra, spaceflightnow ora scrive che molto probabilmente servirà una quarta EVA dopo quella di domenica…

Da sub,ricordando le lezioni del corso,non posso che essere d’accordo con Buzz.
Il problema è passare a pressione più bassa per la formazione di bolle di azoto a causa dei diversi fattori di solubilità nel sangue.
Se poi in EVA l’atmosfera è di solo ossigeno,il problema non esiste.
Per completezza:non si può volare a meno di 24 ore da un’immersione sempre a causa dell’azoto assorbito in eccesso per le alte pressioni in immersione e che causerebbe embolia con la bassa pressione della cabina. A distanza di 24 ore dovrebbe essere stato smaltito

bassa pressione della cabina? che io sappia la quota cabina viene mantenuta intorno ai 1500 metri… non mi sembra poi così bassa…il problema esiste in EVA se non effettui un prebreathing di puro ossigeno, se hai letto “carrying the fire” di Michael Collins lui stesso riferisce di avere avuto dolori molto forti alle ginocchia a causa della malattia da decompressione “the bends” durante Gemini 10 ed esattamente poco dopo il lancio e spiega nei dettagli come per il lancio di Apollo 11 si era assicurato di indossare da subito il casco della tuta per iniziare in anticipo il prebreathing di puro ossigeno, se ci pensi bene noi a livello del mare assorbiamo una quantità di azoto elevata e una cabina che si depressurizza da 14.7 psi a 5 psi in 10 minuti (e di conseguenza la tuta) è un bello sbalzo!

Non sono sub, ma credo che come dice Biduum se tu ti immergi in acqua l’azoto nel sangue rimane presente in quantità maggiori del normale per un certo periodo per cui non è il passare da 0 a 1500m il problema, ma va aggiunta la quota di immersione e il relativo riadattamento.

si, certo albyz se tu respiri quella che noi comunemente chiamiamo “Aria” ovvero delle bombole caricate ad aria compressa e ti immergi, all’aumento di pressione immagazzini molto azoto che creerebbe grossi problemi se tu dovessi risalire in fretta (ecco perchè i sub risalgono a “scalini” e usano tabelle per le tappe di “decompressione”), purtroppo per i sub non possono respirare oltre una certa “quota” ossigeno al 100% (che eviterebbe l’embolia) in quanto ad alta pressione (ogni 10 m di discesa la pressione aumenta di 1 atm) l’ossigeno diventa puro e semplice veleno, ecco perchè si usano miscele di gas per i sommozzatori di altura (viene usato anche l’elio che dà la tipica voce da “paperino”) non sapevo però che sono vietati i viaggi in aereo entro le 24/h da un’immersione, pensavo che la quota cabina degli aerei di linea non desse problemi in tal senso, ma è il bello del forum imparare cose nuove!

È esattamente quel che dicevo,il problema è passare da alta a bassa pressione,quindi iniziare le EVA.
Il problema è come detto l’azoto che non si scioglie nel sangue ma forma bolle prima nei tessuti delle articolazioni e poi direttamente nei vasi sanguigni