Worden ci parla del futuro

Simon “Pete” Worden, direttore del centro Ames, ha annunciato che e’ stato appena avviato un progetto dal nome ambizioso, “L’astronave dei cento anni”, con il finanziamento della NASA (100mila dollari) e della DARPA - Defense Advanced Research Projects Agency (un milione di dollari).

L’annuncio, secondo quanto riportato dal blog Kurzweilai.net, e’ stato dato nel corso di una conferenza tenutasi presso la Long Now Foundation di San Francisco, un istituto fondato nel 01996 (lo zero iniziale non e’ un refuso), per “far crescere in modo creativo il pensiero di lungo periodo e la responsabilita’ in riferimento ai prossimi diecimila anni.”

Worden ha anche espresso l’auspicio che alcuni miliardari decidano di sostenere l’iniziativa.

“Il programma spaziale umano e’ ora indirizzato a colonizzare altri mondi”, ha spiegato Worden. “20 anni fa si doveva parlarne di nascosto, e si veniva licenziati.” (Worden, in effetti fu licenziato da GW Bush).

Nel breve termine, Worden si aspetta di vedere l’affermazione della propulsione elettrica, mentre la NASA starebbe sviluppando un sistema di propulsione termica basato sulle microonde per raggiungere l’orbita: un fascio di energia viene proiettato verso il veicolo per riscaldarne il propellente. Nell’immagine possiamo vedere uno schema di funzionamento di questo tipo di propulsione, ipotizzato dal Dr. Kevin L.G. Parkin nella sua tesi di dottorato; il fascio di microonde dovrebbe posizionarsi nella finestra dei 140 GHz, la piu’ favorevole per i materiali destinati ad assorbirlo.

Altro campo in cui il centro Ames sta lavorando e’ quello del piu’ leggero dell’aria, con lo studio di un dirigibile in grado di trasportare carichi di centinaia di tonnellate, ad una velocita’ di crociera di 100 nodi (poco meno di 200 km/h), e ad un costo molto basso.

Ancora, per soddisfare la sempre crescente domanda di trasporto aereo senza aggravare ulteriormente la situazione climatica, Worden ha proposto di impiegare anche sugli aerei una propulsione elettrica, piuttosto che chimica, usando batterie ad alta densita’ ricaricate a terra durante la notte da impianti solari. Secondo Worden, entro dieci anni avremo aerei executive di questo tipo, ed in 20 anni questa sara’ la base del trasporto commerciale. “Se non facciamo cosi’, penso che l’aviazione sia finita.”

Tornando all’ipotesi di colonizzazione di nuovi mondi, Worden ha suggerito di considerare di adattare la vita terrestre (compreso il genoma umano) al nuovo ambiente, piuttosto che cercare di terraformare la colonia. Questo approccio avrebbe anche un notevole risvolto etico, in quanto minimizzerebbe l’impatto della colonizzazione su un ambiente alieno.

fonte: Kurzweilai.net; credits immagine: Kevin Parkin


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In pratica sarebbe un sistema per non doversi portare dietro il generatore elettrico, e quindi poter ottenere accelera! Mica male come idea!
Resta da capire quanto è applicabile dal punto di vista di impatto ambientale e sicurezza. Che succede se un aereo passa in mezzo a quel fascio di energia? A vedere l’immagine, in pratica controllerebbero lo spazio aereo nel raggio di 200 km?

Io invece sono un po’ perplesso, tanto che temevo di aver capito male: il peso del generatore elettrico non e’ una frazione (trascurabile?) del peso del vettore+carico+(soprattutto!) massa di reazione?
Capisco che tutti i grammi risparmiati sono guadagnati, ma vale la pena?

Così sulla carta parrebbe funzionale.
E’ la faccenda dei motori elettrici per laeronautica che non comprendo. Forse non sono aggiornato, ma cosa intendono?
Infine, per le modifiche al genoma per adattarci agli ambienti diversi… mi pare una cavolata. Sò che c’è chi sostiene questa visione, ma poi, se mi adatto a Marte, dovrò vivere per forza solo lì. E allora, cosa ho guadagnato rispetto ad oggi, che per vivere sulla Terra devo usare una tuta a pressione e stagna? Non vedo il guadagno.

Se parliamo di Marte, ti do ragione. Pero’ se parliamo di un pianeta a 37 anni luce da qui, mi sembra un approccio piu’ percorribile, perche’ tanto “indietro non si torna”… :disappointed:

Vedo di buon occhio quest’idea della modifica al genoma umano, non per un discorso di anni luce o pianeti diversi…
Se il corpo umano guadagnasse in resistenza alle radiazioni e microgravità, si aprirebbero le porte della colonizzazione spaziale, in senso stretto!
Lo spazio è molto più sicuro, intrinsecamente, di qualsiasi pianeta o luna, e in quanto a risorse abbonda di asteroidi & co., meglio raggiungibili a causa della gravità esigua…
E poi è tatticamente migliore (dal punto di vista di sopravvivenza della specie e risposta ai cataclismi) una colonizzazione a macchia d’olio che varie colonie distantissime fra loro e irraggiungibili… :nerd:
Ok che l’orizzonte alla finestra ha il suo fascino… Ma anche un cielo nero non è da sottovalutare :stuck_out_tongue_winking_eye:

Assolutamente no. Il problema della propulsione elettrica è che la spinta è propozionale alla potenza elettrica, la quale è proporzionale al peso del generatore. Per questo motivo, se aumenti la spinta aumenti anche la massa in maniera uguale, e quindi c’è un limite fisico all’accelerazione ottenibile (che risulta quindi sempre molto minore di 1 g).

Se invece il generatore non te lo porti dietro ma lo lasci a terra, puoi aumentare la spinta quanto vuoi senza aumentare la massa del vettore, e quindi puoi ottenere accelerazioni più potenti di quella di gravità, e quindi alzarti da terra.

Capito! Grazie Buzz. :wink:

Grazie Buzz!
In effetti nello schema si mette un “2g” nella parte atmosferica e poi 20 g una volta in orbita…
Staremo a vedere come si evolve e se è utile a livello pratico oltre che teorico

Cito da Se il Sole Muore :slight_smile:
“E se davvero temiamo il buio, se davvero lo combattiamo, allora, per il bene di tutti, prendiamo i nostri razzi, abituiamoci al gran freddo, al gran caldo, all’acqua che non c’é, all’ossigeno che non c’é, diventiamo marziani su Marte, venusiani su Venere, e quando anche Marte morirà, quando anche Venere morirà, andiamo su altri sistemi solari, su Alfa Centauri, ovunque riusciremo ad andare, e scordiamo la Terra. Scordiamo il nostro sistema solare, scordiamo il nostro corpo, la forma che aveva, queste breaccia queste gambe questi occhi, diventiamo non importa come, diventiamo licheni, insetti, sfere di fuoco, non importa cosa, importa solo che in qualche modo la vita continui…”

Grandi visioni!
Spero che si possa vedere qualcosa anche noi…

Tornando all'ipotesi di colonizzazione di nuovi mondi, Worden ha suggerito di considerare di adattare la vita terrestre (compreso il genoma umano) al nuovo ambiente, piuttosto che cercare di terraformare la colonia. Questo approccio avrebbe anche un notevole risvolto etico, in quanto minimizzerebbe l'impatto della colonizzazione su un ambiente alieno.

Concordo anch’io, sono per l’evoluzione umana e per il potenziamento delle proprie abilità, però non credo che sia necessario modificare dall’esterno il genoma, il genoma già si modifica nel corso di una vita umana, penso che un uomo lo vuole è in grado di portare le proprie abilità ad un livello più alto. Si parla di piccoli passi alla volta, ma d’altronde quei prototipi con nuovi sistemi di propulsioni non saranno attivi domani e nemmeno l’anno prossimo.

Anche a me parevano tanti 200 Km, però bisognerebbe conoscere qualche dettaglio in più anche riguardo al materiali usati.
Interessante comunque, grazie :slight_smile:

L’eessere umano ha una scarsa propensione a sopravvivere in ambienti troppo ostili senza l’uso diretto della tecnologia. Siamo l’essere fisiologicamente meno adattabile che la natura abbia creato. Solo “attrezzandoci” riusciamo a sopravvivere. Per vivere "naturalmente " su Marte, abbiamo bisogno di modifiche totali. Allora non avrai più un essere umano, avrai un altra cosa. La Fallaci te lo dice: trasformati in insetto…
E’ più facile adattare l’ambiente che il nostro fisico. L’ambiente spaziale però è diverso. Occorrerà comunque un adattamento fisiologico, lente se naturale, veloce se artificiale, ma dovrà essere di compromesso. Ci troveremo meno impacciati a bassa gravità, ma scordatevi 45’ di football.

Vero, ci ritroveremmo in questo modo in una fantasia dal sapore asimoviano, con una “razza” di Terragni vincolati al suolo (se non per brevi periodi in orbita), ed una razza di Spaziali, segregati all’interno di navicelle o su satelliti di ridotte dimensioni…
E non so cosa sarebbe meglio… :point_up:

Io non sono d’accordo alla modifica del genoma umano come soluzione per colonizzare. In questo modo infatti si ottiengono tante colonie con tante “forme” di uomini adattati a vivere in quella colonia, e che quindi non possono avere contatti diretti. Ciò accentuerebbe il senso di distacco; alla fine non si avrà espanso la specie umana ma se ne saranno create delle altre, che avendo poco in comune potrebbero farsi delle guerre tra loro… non mi sembra una bella prospettiva, francamente preferisco di gran lunga la terraformazione.

Beh, fra eschimesi e boscimani ci sono molte differenze, io son convinta che l’umano possa adattarsi ad ambienti ostili con le proprie risorse, in modo graduale ovviamente.
Certamente se messo a confronto con organismi che riescono a rigenerare intere parti del proprio corpo (come ad esempio la lucertola - personalmente ero rimasta impressionata da un organismo che era in grado di rigenerare parte del proprio cervello -), allora il processo sarà molto più lungo. Però è innegabile che l’uomano si sia evoluto ed in grado di continuare a farlo, nonostante l’inquinamento ambientale e mentale che lui stesso ha creato, insomma applichiamoci.
:grin:

Anch’io trovo piuttosto triste che ad abitare altri pianeti possano essere solo umani geneticamente potenziati.
Chissà come andrà a finire questa storia.

l’ essere umano si è evoluto per essere fisiologicamente strutturato a sopravvivere bene sulla Terra. ciò vuol dire che ha bisogno di una determinata quantità di ossigeno, azoto etc. in specifiche percentuali, di una determinata pressione atmosferica, di una determinata temperatura ambientale e così via. questi parametri possono oscillare da un minimo ad massimo oltre i quali non è possibile sopravvivere così come l’ esempio fra eschimesi e boscimani che vivono in condizioni ambientali molto differenti ma sempre nell’ ambito del pianeta Terra. la situazione si complicherebbe di molto in un ambiente extraterrestre con condizioni di atmosfera, pressione e temperatura molto diverse dalla Terra, come ad esempio Marte o Venere tenendo presente che un’ eventuale evoluzione fisiologica, anche se aiutata artificialmente ed ammesso che sia possibile richiederebbe probabilmente periodi tempo nell’ ordine di decine o centinaia di secoli. ripeto: ammesso che sia possibile.

Gli esseri che sopravvivono sono quelli che si adattano, non quelli che si specializzano. Il topo lo trovi ovunque, il panda no.
E’ vero che noi esseri umani siamo molto adattabili, ma sarebbe meglio dire che “adattiamo”. L’eschimese senza le pelli di foca morirebbe di freddo.
Eschimese e boscimane hanno trovato un ambiente, hano capito come sfruttare l’ambinete ed adattano l’ambinete alle loro necessità fisiologiche.
Marte o Venere sono troppo estremi. Avessimo trovato un pianeta con condizioni ambientali più miti, ma quelli sono veramente opposti. Troppo. forse in un futuro si riuscirà a ricreare la forza di gravità artificialmente, senza usare ruote da scoiattolo, allora non ci sarà bisogno di un adattamento fisiologico all’assenza di gravità.
Comunque, l’evoluzione umana è in atto, ma è troppo lenta per coglierla nell’arco anche di diverse generazioni. Occorrono decine di migliaia di anni per vederla all’opera, ma un conto è l’evoluzione naturale, un conto è l’evoluzione “umana” che è in atto a causa dell’umanità stessa.
Però è bello lo stesso filosofeggiare sui se del futuro.