La Cina migliora il proprio record annuale di lanci orbitali

Abbiamo evidenziato pochi giorni fa la notizia di come la Cina avesse eguagliato nel 2011 il proprio record di 15 lanci orbitali annuali stabilito nel 2010, ed ora siamo obbligati a darne rettifica.

Un vettore Lunga Marcia 3A è decollato all’alba di giovedì 1 dicembre alle 5:07 ora di Pechino (21:07 GMT), dal centro spaziale Xichang nel sudovest della Cina, nella provincia di Sichuan, per posizionare in orbita un satellite di navigazione Beidou.

Questo lancio porta dunque a 16 i lanci orbitali cinesi nel 2011, stabilendo il nuovo primato nazionale.

I satelliti Beidou sono i satelliti di posizionamento sviluppati dalla Repubblica Popolare Cinese. Nati per un uso militare ora sono stati aperti anche ad uso commerciale divenendo quindi diretti concorrenti dello statuneitense Navstar GPS e dell’europeo Galileo.

Il satellite è stato posizionato in un orbita geostazionaria a circa 35000 km di altitudine e 55 gradi di inclinazione mettendo così il satellite a disposizione per la navigazione ad alte latitudini.

Sono previsti nel 2012 ulteriori lanci di satelliti Beidou nell’intento di completarne la costellazione entro il 2020 con l’immissione in orbita di un totale di 30 satelliti.

I servizi di posizionamento saranno resi disponibili al pubblico di tutto il mondo con una accuratezza di 10 m, mentre gli utenti civili e militari cinesi disporranno di una miglior precisione.

Tornando al record di 16 lanci annuali, è possibile che entro l’anno si possa assistere ad uno o forse due ulteriori lanci.

Sono in programma il lancio di un satellite nigeriano di telecomunicazioni ed un satellite cinese di osservazione del pianeta Terra.

In questi 16 lanci si è registrato un solo fallimento. I vettori russi hanno raggiunto l’orbita terrestre 26 volte quest’anno, ma tre missioni non hanno raggiunto le loro prevista traiettorie, ed un razzo Soyuz si è schiantato al suolo lo scorso 24 agosto non riuscendo ad immettere in orbita il cargo Progress destinato a rifornire la Stazione Spaziale Internazionale.

Fonte: SpaceFlightNow