Fallito il lancio Nord Coreano

Il tentativo del paese asiatico di immettere in orbita un presunto satellite per osservazioni climatiche tramite un vettore a 3 stadi è fallito venerdì scorso. Numerose agenzie di stampa internazionali hanno riportato la notizia dell’avvenuto decollo, tracciato anche dal NORAD su una traiettoria che ha sorvolato il Mar Giallo. Il primo stadio è precipitato in mare a circa 160 km di distanza dalla capitale sudcoreana Seul. I rimanenti due stadi sono presumibilmente esplosi in volo. Secondo la tv giapponese NHK, il missile avrebbe comunque raggiunto la ragguardevole altitudine di 120 chilometri prima di dividersi in 4 pezzi e precipitare. Il guasto fatale sarebbe accaduto pochi istanti prima della separazione fra primo e secondo stadio, circa 81 secondi dopo il lancio.
Anche l’agenzia ufficiale di stampa Nord Coreana ha confermato il fallimento del lancio, annunciando una commissione di inchiesta tecnica.
La notizia dell’esplosione del razzo ha forse contribuito a mitigare, almeno in parte, le reazioni della comunità internazionale alla ripresa delle attività missilistiche della Corea del Nord, uno stato che è sotto strettissima osservazione da parte dell’ONU e delle potenze occidentali a causa delle sue ambizioni nucleari mai completamente abbandonate.

Questo fatto dimostra come, aldilà delle menate propagandistiche di un anacronistico regime post-comunista e dei possibili (anzi probabili) “travasi” di tecnologia e know-how provenienti da fonti estere, l’Astronautica non è una scienza che si improvvisa dalla sera alla mattina.

Ovvero questo tipo di insuccessi sono per così dire “fisiologici” per tutti quei paesi che compiono i primi passi verso l’accesso autonomo allo Spazio circumterrestre.

Quando guardiamo agli strabilianti successi della Cina di oggi, giusto per fare un’esempio, dobbiamo ricordare che i cinesi hanno iniziato lo sviluppo di vettori autoctononi praticamente dalla fine degli anni '60 del secolo scorso.
Nazioni come l’Iran, la Corea del Nord (o anche i Brasile se è per questo) che decidono di proiettare la propria potenza nello Spazio non possono pensare di mietere successi immediati, se prima non seminano in maniera adeguata ovvero non imparano dai propri errori (tecnici s’intende).

il Brasile in particolare ancora paga il clamoroso fallimento del 2003 del razzo VLS-1 (Veículo Lançador de Satélites) che costò la vita a 21 persone.

Me lo ricordo bene il tragico fallimento brasiliano del lancio del VLS-1