Domanda macabra di alunna: destino di un cadavere nello spazio

Mi hanno appena fatto una domanda a cui non so rispondere, mi aiutate?

“Cosa succederebbe a un cadavere nello spazio? Si decomporrebbe oppure no, considerando: temperatura, raggi cosmici, assenza di ossigeno?” (Alice, 12 anni)

…e io aggiungo: deorbiterebbe prima o poi, cremandosi nell’impatto con l’atmosfera?

Beh il de-orbiting dipende da dove muore questo disgraziato, se rimane in orbita terrestre penso che prima o poi verrebbe giù, sì.

Per quanto riguarda il destino del cadavere in sè: se è dentro una tuta intervengono i “normali” fenomeni cadaverici, con qualche differenza dovuta all’ambiente poco ossigenato e all’assenza di gravità (le ipostasi immagino si distribuiscano uniformemente o quasi)…non saprei sinceramente fino a che punto, in un ambiente ristretto come una tuta, le varie popolazioni batteriche potrebbero portare avanti i fenomeni putrefattivi, ma credo che una discreta trasformazione si possa verificare considerando la notevole flora che ci portiamo dentro.

Un corpo “nudo” invece subirebbe per prima cosa tutte le trasformazioni legate all’esposizione al vuoto, dopo di che penso che la temperatura esterna limiterebbe molto precocemente i fenomeni biotici di decomposizione…presumo il cadavere si potrebbe conservare discretamente, almeno esteriormente.

Questa è la mia idea, fermo restando che non ho letto niente in proposito (non che io ricordi!) :wink:

Ah io sono rimasta di sasso e ho preso tempo x documentarmi…
ma con tutte le domande sullo spazio come le sarà venuat in mente una roba così?
forse da grande farà il medico legale!!
grazie blitzed

C’e’ un’amica in DS1 che lo fa per lavoro, ma dubito abbia esperienza esoatmosferica…

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attendiamo una risposta da Pilgrim :slight_smile: (basta che tenga le sue zampette dorate lontane dal mio sterno…)

Mia figlia aveva fatto la stessa domanda a Paolo Nespoli.
Esiste una specifica procedura: si chiude la salma in una tuta (la sua sokol), si sigilla, e si riporta a terra asap.

credo felottina intendesse cosa succede ad un cadavere esposto direttamente al vuoto/freddo spaziale, quali fenomeni di decomposizione possano avvenire in tale ambiente

sì Alice intendeva proprio questo, cosa succede a una salma (senza tuta) liberata nello spazio.

Avevamo già discusso questo argomento molto tempo fa, ma non riesco a ritrovare i topic.

Qualcosa di simile (astronauti senza tuta morti per depressurizzazione improvvisa all’interno della capsula) è accaduto nell’incidente di Soyuz 11. Solo l’autopsia stabilì la causa del decesso. Quindi probabilmente i segni e le trasformazioni dovute all’esposizione prolungata al vuoto in queste condizioni sono limitati.

non conoscevo questo incidente, terribile.

Quesito posto di sua volontà, o “obbligata” dal padre?

Uhm: http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=16418.msg186784#msg186784

Domanda interessante, ma mi stupisce che non ti abbia chiesto quello che accade prima (che può dare anche indizi sul dopo):

http://imagine.gsfc.nasa.gov/docs/ask_astro/answers/970603.html

interessante
avvenne la stessa cosa anche a me poco tempo fa
(non il cadavere nello spazio bensì la domanda dei figli su cosa ne accade)
forse non potrebbe essere una regola logica ma casuale
che i figli a volte possano o tentino di essere più logici dei genitori umani e non.

Beh i bambini tendono a essere molto curiosi e quindi è logico che facciano domande di tutti i tipi anche domande come questa!

la morte fa parte della vita…e la materia cicla…
tre anni fa è morto mio papà e ha voluto essere cremato…ho dovuto spiegare ai miei figli un paio di cose sul destino del corpo.

martedì rivedo quella classe, li porterò sul forum a leggerci

allora…

  1. corpo nudo nello spazio: a parte i fenomeni fisici di dilatazione al vuoto (esplosione di visceri cavi) il corpo avrebbe un immediato congelamento, una sicura “bruciatura” da radiazioni UV dopo di che non dovrebbe intervenire alcun ulteriore processo.

2a) corpo in tuta, tuta rotta; la decompressione rapida porterebbe a lesioni viscerali, segue un congelamento totale più lento dovuto all’isolamento passivo della tuta.
2b) corpo in tuta , tuta integra: naturalmente si immagina un povero astronauta non recuperabile, sino a che i sitemi vitali della tuta si mantegono attivi intervengono i processi autolitici postmortali usuali, processi che in termine medico si chiamano tanatologici.
Quando la tuta termina la sua attività si comporterà come un sistema isolante dall’ambiente esterno e se si mantiene la pressione organi e visceri non subiranno lesioni decompressive, il freddo dell’esterno sarà temperato dalla protezione termica passiva offerta dallo spacesuit e le radiazioni saranno anche esse schermate. alla lunga però i processi decompositivi si bloccheranno in quanto un ambiente chiuso non consente il prosieguire della “normale” decomposizione (vi risparmio i particolari :stuck_out_tongue_winking_eye: ) e la salma entrerà in una fase detta di “corificazione” con la quale si assisterà ad una mummificazione naturale, sembre che il poveraccio no rientri in atmosfera prima…

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Grazie Pilgrim, esauriente, chiaro e centrato. oggi ho lezione, se c’è libera l’aula con la Lim ti leggeremo.

(al sicuro dalle zampette dorate di cui parla oseo943)

:smiley:

Pero’ a me risulta diversamente.

Che il corpo umano esploda o subisca danni permanenti in caso di rapida decompressione ed esposizione al vuoto e’ una leggenda metropolitana, favorita anche da alcuni film di fantascienza come Atto di forza e Atmosfera Zero che pero’ non hanno base scientifica.

La realta’ invece e’ che una esposizione al vuoto di breve durata in generale non provoca danni permanenti. Il corpo si gonfia (si assume l’aspetto di “culturisti”), e i fluidi corporei esposti al vuoto evaporano rapidamente, anzi si ha una vera e propria ebollizione a bassa temperatura, con eventuale formazione di brina che pero’ di per se non produce danni fisici.

La cosa e’ stata provata dalla Nasa, involontariamente, esponendo a causa di un incidente un astronauta a una pressione molto vicina allo zero per una 15ina di secondi. Beh, il tipo e’ sopravvissuto senza danni, e l’episodio e’ diventato una fonte di informazioni preziose:

http://en.wikipedia.org/wiki/Effect_of_spaceflight_on_the_human_body#The_vacuum_of_space

Most of the information known about the way the human body reacts are due to accidental decompression, especially during experimental spaceflight projects. One such case is discussed in a NASA technical report: Rapid (Explosive) Decompression Emergencies in Pressure-Suited Subjects: "At NASA's Manned Spacecraft Center (now renamed Johnson Space Center) we had a test subject accidentally exposed to a near vacuum (less than 1 psi) [7 kPa] in an incident involving a leaking space suit in a vacuum chamber back in '65. He remained conscious for about 14 seconds, which is about the time it takes for O2 deprived blood to go from the lungs to the brain. The suit probably did not reach a hard vacuum, and we began repressurizing the chamber within 15 seconds. The subject regained consciousness at around 15,000 feet [4600 m] equivalent altitude. The subject later reported that he could feel and hear the air leaking out, and his last conscious memory was of the water on his tongue beginning to boil."

Comunque quello che avrebbe ucciso il malcapitato sarebbe stata l’ipossia.

Come termine di paragone, passare da 1 bar a zero e’ equivalente, per i polmoni, a respirare aria con le bombole a 10 metri di profondita’ ed emergere in superficie senza espirare. E’ molto pericoloso, ed e’ una delle piu’ importanti cose che insegnano nei corsi di sub. Ma se lasci uscire l’aria non fa danni.

Per quanto riguarda quanto riferito dal povero astronauta esposto al vuoto per 15 secondi e sopravvissuto, mi ha particolarmente impressionato che abbia sentito la saliva bollire nella propria bocca.

In effetti la massima altitudine teorica a cui puo’ sopravvivere un corpo umano, anche con bombole di ossigeno, si chiama limite di Armstrong ed e’ definita proprio cosi’: l’altitudine o pressione alla quale l’acqua bolle alla normale temperatura corporea. Corrispondente a poco meno di 20mila metri. Al di sopra di quell’altezza puoi sopravvivere per 15 secondi se ti ridanno subito aria e ossigeno. Ma evidentemente non molto piu’ di cosi’.

http://en.wikipedia.org/wiki/Armstrong_limit