E’ atterrato questo pomeriggio, sulla pista della base dell’USAF di Vandenberg, il secondo esemplare dell’X-37B dopo ben 468 giorni di permanenza in orbita.
Una volta ricevuto il comando per il rientro, il piccolo aerospazioplano sperimentale, la cui missione non è stata divulgata, ha eseguito autonomamente tutte le operazioni necessarie, dall’accensione per il rientro fino alla frenata finale sulla pista e fermandosi alle 14:48 ora italiana.
Nella base californiana, come il suo predecessore OTV-1, il secondo esemplare verrà esaminato per analizzare eventuali problemi riscontrati e verificarne lo stato dopo quasi un anno e mezzo in orbita, prima di essere preparato per una eventuale nuova missione.
Il team di controllo del 30th Space Wing in tutti questi mesi si è addestrato ripetutamente per simulare rientri con scarsissimo preavviso nel caso ne sorgesse la necessità, fino ad arrivare all’estremo atto di comandarne la distruzione nel caso la traiettoria non fosse quella voluta.
Nel frattempo il primo esemplare ad aver volato è stato preparato per un nuovo volo e verrà spedito a Cape Canaveral per il lancio, attualmente previsto per il prossimo Ottobre, sempre con un Atlas 5.
…“autonomamente” ??? Significa che l’assistenza umana sulla procedura di rientro è stata nulla o semplicemente al fatto che è stato fatto tutto da remoto ?
Questa in allegato è una cattura del filmato, fatta nel momento in cui l’X37-B è proprio di lato (lo si nota perché le due code sono perfettamente sovrapposte). Credo Jacopo intendesse scrivere che i carrelli centrali sono molto avanzati (praticamente stanno a metà) e quindi il peso deve essere sbilanciato in avanti verso il muso.
Sul muso non saprei, ma nulla di così pesante, piuttosto è la parte posteriore che è presumibilmente leggera, essendo i serbatoi, posizionati in quella zona, vuoti … In ogni caso non mi pare una distribuzione dei pesi particolarmente anomala, soprattutto considerando l’architettura alare e la distribuzione dei pesi…
…in ogni caso sorprende il grado di automatizzazione raggiunto (già 25 anni fa). Si preme un tasto da terra e un dispositivo deorbita centrando l’atterraggio su una pista e tutto senza alcuna correzione manuale. Non so voi ma io trovo la cosa piuttosto stupefacente.
Immagino la complessità del software e dei meccanismi di retroazione implementati…
Credo che la parte più difficile sia quella finale del volo, per la variabilità di venti e condizioni meteo; il deorbit burn è relativamente semplice, una questione di tempi, posizione, durata e vettore della spinta. La generazione attuale di aerei di linea potrebbe farlo di routine usando i dati GPS/GNSS e ILS. Non lo si fa per motivi di sicurezza, ma ogni volta che atterri in CAT III ci si va molto vicino - vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Instrument_landing_system