Le teorie correnti sull’origine della Luna parlano dell’impatto di un planetoide contro la Terra, a velocità relativamente bassa. L’impatto staccò una grande massa di magma dalla crosta terrestre, e spedì in orbita i detriti. Questo materiale si condensò poi a formare il nostro satellite.
La Luna, si sa, è stata modellata da grandi impatti asteroidali, circa 3,5 miliardi di anni fa, mentre si stava raffreddando. Questi impatti hanno sfondato la crosta lunare, creando i cosidetti mari, che non sono altro che bacini riempiti di lava basaltica risalita dall’interno, a più riprese.
La superfice lunare è quindi fatta essenzialmente di anortositi, minerali relativamente leggeri che formano le montagne e gli altipiani lunari; e basalti, più pesanti e scuri, che formano i mari. Normalmente i basalti raccolti dagli astronauti delle missioni Apollo contengono inclusioni di gas, segno dell’attività vulcanica che li ha creati. Ecco due campioni:
La composizione delle rocce lunari è stata studiata molte volte, dal vivo grazie ai campioni raccolti e portati a terra, e dall’orbita lunare, tramite spettroscopia.
Da Terra è difficile fare cose del genere (specialmente con mezzi amatoriali), ma esaltando i colori di una fotografia si possono riconoscere le diverse zone. In particolare, i mari appaiono più rossastri o bluastri in funzione del contenuto di titanio nel basalto: blu se il contenuto supera il 7%, rossi se è meno del 2%, e poi via via per i gradi intermedi. Invece gli altopiani appaiono grigi, con le striature più chiare delle eiezioni (“eiecta”) dagli impatti meteorici che hanno creato i grandi crateri recenti come Ticho.
Questa è una fotografia della Luna del 21 marzo, ripresa da Rivalta (TO). 106 pose di 1/640" a 400 ISO, poi addizionate con Avistack2 e processate con Registax6. Telescopio SW200/800, duplicatore di focale, Nikon D300s.
Il grande cratere al centro è Copernicus, il mare più azzurro alla destra è il Mare della Tranquillità, quello rossastro più in alto è il Mare della Serenità.