Diffusione pubblica dei dati delle missioni scientifiche

Un intervento di Jim Bell sul blog della Planetary Society, intitolato significativamente Giving Away the Data, propone una riflessione sulla diffusione pubblica dei daii delle missioni spaziali scientifiche. Le missioni ESA sono tecnologicamente mature, ma la nostra agenzia ha ancora molto da imparare dalla NASA sui rapporti con l’opinione pubblica.

Paolo Amoroso

P.S.
Complimenti per la nuova home con la sintesi delle informazioni su STS-115.

E’ proprio grazie all’atteggiamento mentale di ricercatori come l’autore dell’articolo e Steve Squyres che tutti noi appassionati e studiosi possiamo godere praticamente in tempo reale delle immagini provenienti dalle missioni spaziali che esplorano il nostro Sistema Solare.
Speriamo che la percezione dell’importanza della diffusione di dati e informazioni tra il pubblico si diffonda sempre più in ESA, e soprattutto in ASI.
Il nostro forum, nel suo piccolo (ma non così piccolo :wink: ), fa la sua parte, portando sull’infinito mondo del Web le conoscenze e le esperienze di ciascuno di noi, nella speranza che possiamo almeno in parte soddisfare le curiosità dei tanti amatori delle scienze aerospaziali sparsi là fuori.

Io opererei una suddivisione dei dati che le agenzie detengono durante le missioni scientifiche:

  • Fotografie, pure ad alta definizione e filmati dovrebbero essere messi a disposizione di tutti attraverso il web e alla stampa anche in real time (o quasi).

  • I principali dati scientifici delle missioni devono essere a disposizione degli enti interessati (ad esempio le università per tesi e studi o cooperazioni).

  • Ulteriori informazioni particolari (dai report dettagliati, ai problemi tecnici riscontrati e risolti, agli schemi particolareggiati delle missioni, etc) secondo me devono essere custoditi con maggior riguardo: non ha senso che la NASA o ESA raccolgano materiale che poi possa venire analizzato da terzi (ad esempio la cina). I risultati delle analisi scientifiche dovranno si essere pubblicati e resi noti alla comunità scientifica, ma solo dopo lo studio dei customers della missione.

Normalmente alla NASA funziona cosi’:

  • le immagini di “public release”, cioe’ non calibrate e a tutti gli effetti inutili per scopi scientifici (normalmente in formato JPEG, quindi compresse) vengono rilasciate subito o quasi
  • le immagini e tutti i dati scientifici, calibrati, ricontrollati e formattati in uno standard particolare vengono rilasciati solo un anno dopo la loro acquisizione. questo per lasciare ai “principal investigator” che hanno investito tempo, denaro e carriera negli strumenti il tempo di analizzarli e di effettuarne una valutazione scientifica preliminare (in pratica di “scoprire le cose” prima degli altri).
    A quanto ne so l’ESA segue lo stesso schema, solo che le immagini “public release” vengono rilasciate in numero molto ristretto e secondo criteri piuttosto misteriosi (per esempio, perche’ per quasi un anno non si sono viste che poche immagini della SMART e ora ne rilasciano quasi una alla settimana?)
    Per il resto onore all’ESA che a differenza della NASA spesso rende disponibili gratuitamente gli articoli scientifici con le analisi dei dati delle proprie missioni