L+29: Volare a pancia in su nella Stazione Spaziale

Notavo che i polpacci di Samantha sono bianco latte, mentre il volto e le braccia sono più abbronzate; e visto che gli astronauti sono tutti un pò coloriti, e che anche solo dopo pochi giorni di non esposizione al sole si torna pallidi, loro debbono per forza avere un qualche tipo di lampada abbronzante a bordo, oppure usano una crema auto-abbronzante, o forse hanno un mezzo “solarium”. Nel caso che sulla ISS abbiano messo una/delle lampade, mi piacerebbe sapere se lo hanno fatto più per motivi estetici o più per motivi medici.

Tra Sergio e appassionati vari, qui secondo me sapete già la risposta :ok_hand:

Secondo me il colorito e’ conseguenza del maggiore afflusso di sangue nella parte superiore del corpo. I visi per questo appaiono anche più" distesi. Sbaglio?

Pare nascondano uno dei lettini sulla piattaforma payload fuori da kibo. Ci entri da quel portone rotondo che vedi nei video. Esci un secondo senza crema solare (altro che nanoparticelle al titanio, usa il titanio!), vediamo a chi sanguina prima il naso :fearful:

Credo anch’io che il colorito diverso dipenda da quello, il sangue alle gambe è naturalmente molto di meno e questo credo che causi il pallore

Concordo sulle redistribuzione del sangue dovuta alla microgravità, come peraltro si evince anche dall’ormai noto aspetto “gonfio” del viso degli astronauti. Normalmente le grandi vene delle nostre gambe ospitano una discreta riserva di sangue che viene mobilizzata solo in caso di necessità (attività fisica, emorragie…) e che rimane lì fondamentalmente grazie alla forza di gravità. In microgravità questa scorta si ridistribuisce in tutto il circolo, quindi nel complesso è come se aumentasse il volume circolante in ciascun distretto: le gambe appaiono più pallide/meno gonfie mentre evidentemente la testa apparirà più gonfia/rossa, cosi come saranno maggiormente evidenti le vene superficiali della testa e del viso (si vede spesso, negli astronauti, su fronte o tempie).

Domanda che sorge spontanea: ma la redistribuzione delle nostre “scorte” di sangue non è un problema per gli astronauti? Nì, nel senso che un sistema cardiocircolatorio sano ed allenato di certo non risente particolarmente di queste alterazioni, anche se in alcuni distretti possono esserci problemi (microcircolo retinico ad esempio) e, evidentemente, in caso di necessità improvvisa non potremmo attingere ai nostri serbatoi venosi (poco male). Se un astronauta rimane in microgravità per mesi, di certo il suo sistema si ristabilizza in questa nuova condizione: posso solo immaginare la sensazione quando, appena rientrati sulla Terra, nel giro di pochi secondi la forza di gravità fa ripiombare una mezza litrata di sangue negli arti inferiori!

E infatti, nelle ultime settimane prima del rientro, gli astronauti eseguono una sessione dell’esperimento BP Reg (Blood Pressure Regulation), che tra le altre cose fornisce ai medici una diagnosi della situazione del sistema cardiovascolare del soggetto prima del rientro. Avevo scritto qualcosa di BP Reg qui

Curioso, la mezza litrata è poco più della quantità di sangue che si perde quando si va a donare. Ma in quel caso l’ammanco è distribuito in tutti i distretti del corpo, mentre qui c’è un movimento ben localizzato. Non dev’essere una sensazione gradevole.

Come avviene per le emorragie, più del volume totale perso (o sequestrato, comunque sottratto alla circolazione sistemica) conta il tempo in cui avviene la perdita. Il prelievo per una donazione dura una decina di minuti, ed il donatore ha a disposizione una riserva di sangue di rapida disponibilità per casi come questi…le grandi vene degli arti inferiori (insieme ad altri meccanismi di compensazione)!