ULA presenta il Vulcan

Molto interessante.
Devo dire che, allo stato attuale, il recupero dei motori tramite paracadute mi pare più sensato e percorribile della soluzione spaceX, che dipende sempre comunque per il suo successo dalla disponibilità residua di carburante del primo stadio. Unitamente alle soluzioni innovative sul fronte della propulsione, il Vulcan potrebbe rappresentare il nuovo state-of-art della missilistica. Non ho capito se verrà certificato manned o no.

A giudicare dalle informazioni presenti sul press-kit direi di si’ ( si parla di “people”). Magari non verrà certificato subito.

Considerando che stavo pensando all’Atlas V per CST-100, direi che andranno direttamente sul man-rated.

Invece io stavo pensando al riuso dei motori…
E’ veramente così conveniente economicamente?
Ogni volta penso agli SSME che dovevano essere revisionati a ogni volo con costi esorbitanti. Tra le altre cose negli articoli su SLS si cita sempre il fatto che non dovendo essere riusabili i motori hanno molte meno parti e sono molto meno costosi della controparte riusabile (SSME appunto), quindi mi viene il dubbio se in effetti è economicamente conveniente questo tipo di approccio.

Biduum, se lo chiedono in molti, soprattutto quelli di ULA. Il loro capo ha detto che per diventare economicamente vantaggioso, questo sistema deve volare 7-8 volte. Ne va da se’ che i risparmi per ogni lancio sono consistenti in valore assoluto, dato che si parla di milioni di dollari, ma scarsi dal punto di vista relativo. La cosa essenziale e’ che comunque sfugge l’obbiettivo principale “della concorrenza” che e’ quello di aumentare la frequenza dei voli insieme alla diminuzione dei prezzi. Mi spiego meglio: acchiappare questi motori al volo, riportarli “a casa”, costruire un intero altro razzo a cui attaccarli, ristabilire le connessioni, e’ un lavoro che non necessariamente permette di risparmiare tempo.

Manoweb ma per tutti i sistemi riutilizzabili non credo che l’obbiettivo sia mai effetture il lancio successivo con gli stessi materiali che hanno appena volato…ci vogliono 3-4 esemplari in grado di alternarsi nelle missioni, si lanciano uno o due vettori già pronti mentre si procede al ricondizionamento dei motori appena rientrati…e si continua ciclicamente, altrimenti non sarebbe pensabile.

blitzed, sara’ incredibile e magari non riusciranno, o forse succedera’ presto: l’obiettivo di SpaceX e’ di rifornire di comburente (che immagino sia una manovra piu’ lunga e delicata del combustibile) e poi rilanciare, esattamente lo stesso razzo. Questo e’ stato detto sia dal loro padrone che dai dipendenti che su questa cosa ci stanno lavorando.
Chiaramente avere a disposizione diversi esemplari per lavorare in “pipeline” e’ una cosa possibile, ma attenzione ai costi (devi portare in giro tutti questi esemplari, avere le strutture per accoglierli, la manodopera adatta); usando le parole stesse di ULA, se per avere il “break-even” occorrono almeno 7-8 lanci quindi diventa veramente vantaggioso dopo 15 lanci, se abbiamo 4 esemplari i lanci devono divenire 60, che sono di piu’ di tutti i lanci dell’AtlasV fatti fino ad ora, insomma mi pare che questo approccio non sia piu’ molto ragionevole

Ogni volta che intraprendi un’attività hai costi fissi e variabili; in un’operazione come quella citata di ULA io vedo come costi fissi la manutenzione / allestimento dell’aereo riservato al recupero al volo, l’assunzione del personale, il fitto/acquisto dei capannoni, l’organizzazione necessaria. Perciò se il punto di pareggio é a 7-8 lanci, a 15 ULA potrebbe avere un risparmio secco veramente consistente, azzardo al 50% a sensazione magico-empirica, di solito ci prendo :grin:. Nell’articolo sopra ULA dice che la parte thruster del primo stadio rappresenta il 90% del costo dell’intero stadio, quindi se viene iniziata un’avventura del genere un calcolo di convenienza é senz’altro fatto. Probabilmente la tecnologia per fare questo tipo di recupero non é nuova, ma mancavano un numero sufficiente di lanci per renderla attuabile.

Wow! Che velocità!!!
Ma oltre a questo veloce rifornimento stile pitstop, hanno intenzione di aggiungerci anche il secondo stadio e il carico pagante prima di lanciare o vanno troppo di fretta? :star_struck: :stuck_out_tongue_winking_eye: :rage: :flushed: :scream:

Lucio - sarebbe da definire “stile compagnia aerea”. La tua domanda e’ lecitissima, dato che in teoria, sarebbe effettivamente il collo di bottiglia in questo senso. Ma c’e’ ancora una lunghissima strada, diversi anni come minimo, per arrivare a quell’obbiettivo. Senza contare poi quello che e’ forse il passo piu’ importante: sviluppare un mercato che riesca a generare la necessita’ di un tale numero di lanci. ciao

Ciao Manowebb.
Infatti la mia era una battuta sul collo di bottiglia. Collo che si restringerà ancor di più quando recupereranno, speriamo, anche gli stadi del Falcon Heavy. Tifiamo tutti per loro comunque. :beer:

A livello spettacolare si, a me il solo pensiero mi fa venire i brividi per la schiena, penso che un falcon che atterra sia una delle cose più emozionanti in assoluto da vedere al mondo, ma questa sensazione fa parte del mio nerdismo.
A livello di successo, vinca il migliore, io tengo solo alla conquista dello spazio il più in fretta possibile.

Grafico di ULA in proposito.


Il significato di questo grafico mi perplime profondamente. Dicono che un booster flyback aumenta del 60% i costi di lancio rispetto ad un vettore “a perdere”? Su che basi?

Paolo non riesco a capire perfettamente il grafico; pare che il risparmio ottenuto dopo tot voli sia solo il 10%, giusto? C’é una pagina di commento a questa cosa qui?

Probabilmente le stesse su cui SpaceX basa le proprie di stime…

Il grafico in realtà non l’ha fatto ULA ma un utente del forum nasaspaceflight.com che così commenta il suo post:

I have posted a simple spread sheet that looks at reuse scenarios parametrically. I have also posted a white paper that explains the input parameter and math behind the spreadsheet. Using the tool, I compare two scenarios. The first is my assessment of full booster stage reuse. The second is ULA’s approach of booster engine reuse.

The figure of merit I chose to evaluate is pure /kg of the reusable system compared to /kg of the same system used in expendable mode. By keeping everything in terms of ratios, you don’t need to know anything about actual costs. I recognize that there are other factors like the quantization of performance and payloads, etc. (I’ll share some of those scenarios later). But I think this assessment gives you a good intuitive feel for the basic problem and the parameters involved.

An example of where this pure case applies directly is the launch of a commodity like propellant to fill an orbiting stage or depot. In that case every launcher would load as much as it could carry and $/kg is all that matters.

Beh questo chiarisce diverse cose.

Lupin noto che ti prodighi sempre per postare cose interessanti ma non metti mai il link alla fonte originaria, in questo caso invece del copy & paste sarebbe utile un link al thread di questo altro forum.

Una cosa che non va proprio in questo grafico (ma potrei essere io che non lo comprendo) e’ che sembra indicare che un booster flyback non portera’ MAI vantaggi rispetto alla soluzione di prendere i motori al volo, al massimo ha un andamento asintotico. Sembra intuitivo pensare che, anche se piu’ costosa come soluzione iniziale (cosa comunque non certa, e la figura del 160% mi pare ancora meno credibile) dopo N “ri-usi” il fatto di non dover buttare via ogni volta tutto il serbatoio debba per forza permettere al booster flyback di essere meno costoso.

Tutto questo pero’ pone una domanda, quando ULA iniziera’ a far volare un Vulcan parzialmente riusabile?

Eccolo: http://forum.nasaspaceflight.com/index.php?topic=37390.0

L’unico dato che ho letto finora di ULA é che i thruster rappresentano il 90% del costo del primo stadio.
Se fosse così, recuperare anche il serbatoio non varrebbe la “candela”. Per far atterrare un primo stadio alla maniera di SpaceX bisogna portarsi dietro comunque più carburante, e in caso di consumo superiore per lancio in orbita superiore o di mare mosso perdi tutto.