NASA studia i guanti del futuro

di che tipo di infortuni si parla ?

Se non sbaglio, fu l’astronauta NASA Rick Mastracchio a riportare la lacerazione di un guanto a causa dello strisciamento sulle taglienti superfici all’esterno della ISS.

La nostra fonte parla di “injuries”, ovvero infortuni fisici, mentre quello citato da Phoenix fu (penso) solo un danno al guanto. Purtroppo a parte quella statistica abbastanza preoccupante (su 100 infortuni riportati, 47 alle mani), non vi è alcuna informazione aggiuntiva. Io ipotizzerei che si tratti di crampi, o addirittura tendiniti, dovuti allo sforzo prolungato con le mani in posizioni non naturali, oppure contusioni come quelle che ci possiamo fare anche noi quando stringiamo un dado e ci scivola la chiave inglese.
Dei tagli presupporrebbero la perforazione totale del guanto, con conseguenze gravissime per l’integrità dell’intera tuta. :confused:
Ma dov’è l’olomedico quando serve? PILGRIIIIIIIIIM!

eccolo il pellegrino! :slight_smile:

ricordiamo due cose il lavoro con un guanto è sempre e comunque più disagevole del lavoro a mani nude; aggiungiamo il fatto che il guanto è comunque a pressione, (ci vorrebbe il nostro esperto di tute spacewalker) questa somma può portare sicuramente ad infiammazione sopratutto ai cosidetti tunnel: le guaine in cui scorrono i tendini.

Domanda: sono mai state prese in considerazione delle protesi mano robotiche per le tute, collegate ad un guanto transponder?

Vuoi dire una roba così?

Per quanto disagevole un guanto protegge ,anzi viene d a pensare ché più é scomodo e spesso meno si ha possibilità dì farsi male .Crampo forse non può essere catalogato come infortunio .
A questo punto piacerebbe provarne uno .

Paolo é un palombaro o un astronauta? :grin:
Comunque si, pensavo ad una cosa più aggiornata tipo una mano così

comandata da un guanto così

Secondo me per “infortuni” vanno intese anche le vesciche.
No?

Palombaro! :wink:

Comunque, eqqueqqua’:

“un precedente studio degli infortuni subiti durante EVA aveva dimostrato che circa il 47% dei 352 sintomi riferiti tra il 2002 ed il 2004 era collegato alle mani. Più della metà di questi infortuni alle mani era dovuta al contatto tra la punta delle dite e le unghie, ed i “ditali” duri che si trovano all’interno dei guanti. In molti casi, la prolungata pressione sulla punta delle dita durante le EVA ha causato dolori intensi ed ha portato al distacco delle unghie dal loro alveo, una condizione denominata “delaminazione delle unghie delle dita”. Sebbene questo di per se’ non impedisca agli astronauti di portare a termine i loro compiti, puo’ diventare una seccatura se l’unghia staccata si impiglia dentro al guanto. Inoltre, la condensa dentro al guanto puo’ portare ad infezioni secondarie batteriche o da lieviti nella zona esposta sotto alle unghie. Se l’unghia si distacca completamente, ricrescerà successivamente, anche se potrebbe essere deforme.”

Ancora

“Ciò che si riscontra, in base al design del guanto, è che c’è una pressione elevata in corrispondenza dei punti in cui il guanto tocca la mano, e questo puo’ causare tagli. Inoltre, i materiali tessili tendono ad essere gommati per rendere il guanto ermetico, ma questo crea molto attrito sulla pelle, e puo’, di nuovo, creare abrasioni.”

Uno studio del MIT ha stranamente escluso una correlazione fra lunghezza delle dita e propensione alla delaminazione delle stesse. Per contro i traumi alle unghie sono piu’ frequenti nelle persone con le mani ampie (misurando la circonferenza della mano nel punto in cui le dita incontrano il palmo). L’ipotesi è che chiudendo la mano, gli astronauti con mani “grandi” provochino il temporaneo arresto della circolazione sanguigna nelle dita. I ripetuti cicli “apri-chiudi” delle mani (e del flusso di sangue) spiegherebbero sia la delaminazione che la sensazione di freddo alla punta delle dita riferita da molti nonostante l’isolamento termico. Un primo rimedio consisterebbe nel realizzare su misura non solo la parte interna del guanto (quella ermetica), ma anche quella esterna protettiva, che invece, ad oggi, viene prodotta in 2/3 “taglie” generiche.

Grazie mille Paolo!..
Veramente molto interessante!!! :ok_hand:

è abbastanza più chiaro
tenks

certo anche le vesciche

ho sempre pensato che lavorare in EVA fosse sostanzialmente una tortura fisica, ora ne sono a maggior ragione convinto :stuck_out_tongue_winking_eye: se non fosse per l’ambientazione e il paesaggio non ci andrebbe nessuno :stuck_out_tongue_winking_eye:

Che dire allora dei palombari o dei sub che fanno a saldare pezzi per i pozzi petroliferi in alto mare? Non e’ che ci sia un gran paesaggio li’, i rischi sono elevati ma la paga e’ buona

Beh,credo che la paga di quei palombari sia decisamente superiore a quella di un Astronauta…
…e non ho mai sentito di nessuno che facesse l’Astronauta per la paga. :smile:

Se volete vedere una “delaminazione delle unghie delle dita” vi mando una foto dei miei piedi :stuck_out_tongue_winking_eye:

Non era un 'EVA ma vi assicuro che scendere dal Pisciadù con quelle unghie è stata una tortura… non riesco ad immaginare come siano riusciti a finire lavori delicati con un dolore simile :point_up: :point_up:
Di nuovo la conferma che gli astronauti sono “fuori dal mondo”

Una curiosità.
Questi inconvenienti furono rilevati anche al tempo delle missioni Apollo?
Ricordo che nelle ultime tre missioni “J” le tre EVA avevano una durata di circa 7 ore,con sforzi piuttsto intensi (non rammento la durata delle EVA sullo Skylab,ma credo che anche quì parliamo di diverse ore,specie per l’ultima spedizione).
Considerando i guanti dell’epoca mi meraviglierebbe che questi traumi non fossero occorsi anche agli Astronauti dell’Apollo.
Se così non fosse, sarebbe interessante capire perchè non si siano verificati allora e siano stati segnalati nel 2002-2004 (problemi nel design dei guanti delle EMU rispetto alla vecchia A7LB?).