Altro test sui paracadute di Orion

Come afferma il riassuntino dell’articolo di Luca sta per concludersi la serie di test sui paracadute di Orion.
Oggi è previsto l’ultimo, quello finale, e sarà trasmesso live su NASA TV alle 16:15 CEST.

Non è ancora iniziato, ma dovrebbe essere visibile qui

https://www.youtube.com/embed/wwMDvPCGeE0

Oppure su Facebook, in compagnia di Randy Bresnik

https://t.co/GBZIV3nORQ?amp=1

Mentre aspettiamo il video completo di rilascio e atterraggio, qualche scena dell’apertura dei paracadute prima che saltasse il collegamento video: https://twitter.com/nextspaceflight/status/1039892225692524544

Avete notato come i tre paracadute principali restino parzialmente aperti per un certo tempo? Questa manovra è nominale e serve sostanzialmente ad evitare aperture “a strappo” ad alta velocità. La stessa cosa è facilmente osservabile durante la fase di atterraggio della Soyuz.

Ecco, è arrivato il video integrale. Il touchdown sembra molto morbido, ma probabilmente è solo un effetto ottico perché non c’è la nuvoletta di terra che si alza come in Kazakhstan.

Dovuta ai retrorazzi

Infatti, il modulo di rientro della Soyuz dispone (da sempre) di una batteria di 6 razzi a propellente solido che si attivano automaticamente a 3 metri circa da terra tramite un radaraltimetro.
Nessuna capsula americana (nemmeno quelle storiche che ammaravano tutte) dispone di tale caratteristica. In realtà la Dragon 2 potrebbe essere assimilabile qualora i SuperDraco fossero impiegati per rallentare ulteriormente la capsula prima dello splashdown.

Ah giusto!

La capsula é scesa molto inclinata. Io non lo so se si possono accendere i retrorazzi a 3 secondi, in quella condizione instabile di assetto.

La Orion non avrà nessun tipo di retrorazzi per attutire l’impatto e anzi, essendo destinata ad ammarare e non atterrare, l’assetto è studiato appositamente per ridurre le sollecitazioni al momento del contatto con l’acqua. Se l’assetto fosse più “piatto” l’impatto con l’acqua sarebbe molto più duro per l’equipaggio rispetto a quello che si avrà con l’assetto che si è notato in questo test.

Il concetto è ben visibile nei test di splashdown effettuati al Langley Research Center:

È esattamente il tipo di assetto che assumeva la capsula Apollo prima dello splashdown.

Ah beh veh. Giusto. Grazie.