Astronomo dilettante cerca Zuma e trova una sonda NASA persa da 12 anni, attiva

Singolare che il NORAD si perda un oggetto così grosso.

E’ questo che mi ha colpito: che la stessa NASA non abbia neanche speso tempo nei 2 anni successivi ad ascoltare se IMAGE si risvegliasse. Non è l’unico caso: le vicende del LES-1 che fu trovato attivo nel 2013 dopo 46 anni dalla “morte” o quella della sonda ISEE-3. Ma questa è appunto abbastanza macroscopica per il fatto che a nessuno sia venuto in mente nel 2005 che un reboot dell’alimentazione potesse potenzialmente risolvere il problema.

Beh, il NORAD non aveva perso il satellite, lo traccia come tanti altri. Evidentemente la NASA non aveva interesse a continuare il monitoraggio, la missione era dichiarata conclusa e persone e fondi sono stati dirottati su altri obiettivi. Alla fine anche loro lavorano con risorse limitate, nel senso di non infinite.
Complimenti a Scott Tilley!

In casi come questo, con un satellite che ha terminato la sua missione ma è potenzialmente ancora operativo e in grado di fornire dati sarebbe tecnicamente possibile ‘‘cederne il controllo’’ ad altre agenzie spaziali?

Tecnicamente possibile sicuramente sì, politicamente possibile molto probabilmente no.
Nessuno stato cederebbe i segreti della propria tecnologia spaziale ad altri, sempre che ci sia qualcuno disposto a spendere per tenere in vita un satellite obsoleto (Il controllo missione costa, e tanto [emoji6] )

Non a paesi, però a team, università sì: come nel caso del tentato reboot di ISEE-3, dove un gruppo indipendente di ingegneri e programmatori ha usato un programma di crowdfunding per realizzare il progetto. Benché la NASA non sostenesse economicamente l’iniziativa, ha fornito aiuto e indicazioni mettendo per così dire “in chiaro” delle informazioni generalmente non disponibili.

Quello di ISEE-3 è stato un’evento interessante, ma durato molto poco.

Per operare un satellite non basta avere un’antenna ed il mission database, bisogna anche avere un certo know-how e un team di ingegneria che risolve le anomalie. Non a caso dopo pochi mesi ISEE-3 ha avuto un’anomalia importante ed è stata di nuovo abbandonata :wink:

C’è anche una importante differenza, ISEE-3 era del '78, IMAGE è del 2000. Molta più tecnologia, molta più complessità… molto meno obsoleta. Quindi capisco che la NASA avesse pochi problemi a rilasciare info su ISEE-3, qui la cosa potrebbe essere più complessa.

Articolo di spaceweather su IMAGE: https://spaceweatherarchive.com/2018/01/28/long-dead-nasa-spacecraft-wakes-up/

SI vede che le sonde spaziali sono fatte per durare.

Questo utilizzo di sonde usate e abbandonate é un fenomeno nuovo

Già solo le chiavi crittografiche per poter interpretare il segnale di downlink e per il segnale di uplink sono di sicuro materiale classificato

Più che altro è che non c’è più l’hardware per decodificare il segnale, come dice l’aggiornamento NASA di ieri

https://www.nasa.gov/feature/goddard/2018/attempting-to-contact-nasa-s-image

Non c’è più l’HW? Dopo soli 12 anni? Mah… Mi suona molto strano

Penso, Marco, che l’articolo non si riferisca tanto all’HW di radiofrequenza quanto al Mission Control System: server e terminali, software specifico ecc. Il sw e’ di fatto compilato e garantito solo abbinato a specifico hw, e senza budget (un bel po) o si rattoppa qualcosa di esistente ed analogo, oppure non se ne fa nulla piu’ :frowning:

Marco, così ha più senso. Perchè penso che fino allo stream di dati sia (e debba essere) tutto piuttosto standard, modulazione, datarate, eccetera.

Il mistero si infittisce.

La NASA conferma che si tratta di IMAGE e che il veicolo è operativo. Ma, al momento dell’ultimo contatto, dopo il reboot del sistema di alimentazione era attivo il sottosistema ridondante B mentre ora è attivo quello A.

“the four millimeter cassette that holds IMAGE’s software”
No comment… pensavo (sepravo) che la NASA avesse sistemi di backup più seri :frowning: e magari multipli, ecco.

Sono così difficili da trovare ora i lettori di nastri da 4mm?