Ecco un altro pezzo di storia sui "Lost Cosmonauts" che viene svelato

A valle del dibattito che, ahimé, ancora continua sua questa “boutade” dei cosidetti “Lost Cosmonauts” vorrei portare, come contributo, la testimonianza di John Gridunov (non fatevi ingannare dal nome fu chiamato John in onore del giornalista John Reed protagonista della Rivoluzione d’Ottobre).

Gridunov è stato uno dei “test subject” altrimenti noti come “Ground Based Cosmonauts” le cui fotografie, specie in varie combinazioni di volo, hanno (ingiustificatamente) alimentato la favola dei “Lost Cosmonauts”, ovvero di quei cosmonauti (uomini e donne) che sarebbero morti a cavallo del volo (vero) di Yuri Gagarin.

In questo link di “Voice of Russia” è riportata l’intervista a Gridunov:

http://www.vor.ru/English/People/programm.phtml?act=24

Una lettura altamente consigliabile per far luce su presunte oscure vicende che, una volta narrati dai diretti protagonisti, non sono ne oscure ne tantomeno così ricche di colpi di scena come ci si potrebbe aspettare.
Ancora una volta viene ribadito, da una fonte diretta ed attendibile, che Korolev era a capo dell’unico programma di voli spaziali abitati in URSS.

Anche questo è interessante:

http://www.lostcosmonauts.com/Cosmonauts%20number%200.doc

Conosco la storia, decisamente brutta, di questi “physical test subjects” impiegati “a latere” del programma spaziale russo.

Ma nessuno di questi può definirsi un “Lost Cosmonauts”, almeno nel senso in cui comunemente questo termine viene inteso, ne tantomeno la loro testimoninanza avvalora minimamente l’esistenza di cosmonauti morti in volo e mai dichiarati.

Ancora una volta non esistono prove documentali reali dell’esistenza di questi presunti “Lost Cosmonauts”, anche assumendo la buona fede dei fratelli Judica-Cordiglia è chiaro che non hanno registrato cosmonauti in volo.
Se le comunicazioni sono vere resta da capire cosa siano, ma di sicuro non sono connesse ad alcun programma di voli abitati all’epoca operativo nell’URSS.

Una piccola nota a margine, una delle comunicazioni più “toccanti” registrate dagli JC riguarderebbe una donna morta bruciata durante il rientro nell’atmosfera.
Inutile dire che una comunicazione del genere sarebbe stata impossibile perché, fino all’avvento dello Shuttle (che utilizza i satelliti TDRSS), non era possibile avere comunicazioni radio durante il rientro a causa del fenomeno di ionizzazione dell’aria (dovuto all’attrito con gli strati superiori dell’atmosfera terrestre), il che genera il famoso “black-out” che può durare da 5 a 10 minuti.

Durante questa fase Gagarin, non più in contatto con il centro a terra, cominciò a canticchiare una canzone degli aviatori russi per tenersi compagnia e farsi forza durante una fase così critica.

Conosco la storia, decisamente brutta, di questi "physical test subjects" impiegati "a latere" del programma spaziale russo.

Ma nessuno di questi può definirsi un “Lost Cosmonauts”, almeno nel senso in cui comunemente questo termine viene inteso, ne tantomeno la loro testimoninanza avvalora minimamente l’esistenza di cosmonauti morti in volo e mai dichiarati.

Ancora una volta non esistono prove documentali reali dell’esistenza di questi presunti “Lost Cosmonauts”, anche assumendo la buona fede dei fratelli Judica-Cordiglia è chiaro che non hanno registrato cosmonauti in volo.
Se le comunicazioni sono vere resta da capire cosa siano, ma di sicuro non sono connesse ad alcun programma di voli abitati all’epoca operativo nell’URSS.

Una piccola nota a margine, una delle comunicazioni più “toccanti” registrate dagli JC riguarderebbe una donna morta bruciata durante il rientro nell’atmosfera.
Inutile dire che una comunicazione del genere sarebbe stata impossibile perché, fino all’avvento dello Shuttle (che utilizza i satelliti TDRSS), non era possibile avere comunicazioni radio durante il rientro a causa del fenomeno di ionizzazione dell’aria (dovuto all’attrito con gli strati superiori dell’atmosfera terrestre), il che genera il famoso “black-out” che può durare da 5 a 10 minuti.

Durante questa fase Gagarin, non più in contatto con il centro a terra, cominciò a canticchiare una canzone degli aviatori russi per tenersi compagnia e farsi forza durante una fase così critica.

Due note: che questi soggetti delle prove fisico-mediche non siano mai stati cosmonauti è chiaro ed è specificatamente riportato nel documento stesso. E’ altrettanto chiaro che non abbiano una connessione diretta coi Lost Cosmonauts, ma, scusa, lo stesso vale per l’articolo cui hai fornito il link.
Della tragedia della cosmonauta donna, fai anche tu l’errore di dedurre che la morte sia avvenuta per un rientro ad un agolo errato. La morte è avvenuta per un incendio. Non è la stessa cosa.
Altra cosa è il fatto che la procedura di rientro nell’atmosfera, con i vari rimbalzi, adottata dai sovietici era molto più critica che non quella, più brutale, usata dalla Mercury, ma consentiva un surriscaldamento minore dello scudo termico. Non per niente lo scudo termico della Vostok era di legno. Che la procedura sovietica abbia fatto le sue vittime, è cosa molto probabile. Che la morte della cosmonauta sia avvenuta durante la fase in ciu la capsula era in ambiente ionizzato, non è una deduzione corretta.

Della tragedia della cosmonauta donna, fai anche tu l'errore di dedurre che la morte sia avvenuta per un rientro ad un agolo errato. La morte è avvenuta per un incendio. Non è la stessa cosa.

La donna avrebbe detto “vedo una fiamma”.
Non ha aggiunto alcun altro particolare, quindi questa è una libera deduzione.
D’altra parte, proprio lo spegnimento di incendi nello spazio non doveva essere un’impresa impossibile: chiuso l’elmetto stagno, sarebbe “bastato” (piuttosto che morire arsa viva…) depressurizzare la capsula e rientrare col solo supporto vitale della tuta.
Tenderei ad escludere quindi la teoria dell’incendio a bordo, oltre che della presunta cosmonauta, a monte.

Altra cosa è il fatto che la procedura di rientro nell'atmosfera, con i vari rimbalzi, adottata dai sovietici era molto più critica che non quella, più brutale, usata dalla Mercury, ma consentiva un surriscaldamento minore dello scudo termico. Non per niente lo scudo termico della Vostok era di legno.

Legno? Stai scherzando vero? Posso avere un link alla fonte di questa informazione?

Che la procedura sovietica abbia fatto le sue vittime, è cosa molto probabile.

Mi spiaccio ancora una volta per la mia forse eccessiva schiettezza, ma come si dice negli States: “these are only unsupported personal speculations”.

Effettivamente è vero che la registrazione di per se non sembra riconducibile ad una fase di rientro, o perlomeno non così avanzata…

Nella registrazione l’astronauta dice di “vedere una fiamma”, ma dove può vedere una fiamma??? Dove potrebbe aver sviluppato un incendio una vostok(si presuppone che la capsula sia quella)?

L’unica cosa certa è che per questa registrazione non ci sono altre alternative o possibilità di errore di interpretazione.
Questo o è autentico, quindi prova inconfutabile di esistenza d una “lost cosmonaut”, o è un Falso…

Io fino a prova contrario tendo sempre al falso…

Due note: che questi soggetti delle prove fisico-mediche non siano mai stati cosmonauti è chiaro ed è specificatamente riportato nel documento stesso. E' altrettanto chiaro che non abbiano una connessione diretta coi Lost Cosmonauts, ma, scusa, lo stesso vale per l'articolo cui hai fornito il link. Della tragedia della cosmonauta donna, fai anche tu l'errore di dedurre che la morte sia avvenuta per un rientro ad un agolo errato. La morte è avvenuta per un incendio. Non è la stessa cosa. Altra cosa è il fatto che la procedura di rientro nell'atmosfera, con i vari rimbalzi, adottata dai sovietici era molto più critica che non quella, più brutale, usata dalla Mercury, ma consentiva un surriscaldamento minore dello scudo termico. Non per niente lo scudo termico della Vostok era di legno. Che la procedura sovietica abbia fatto le sue vittime, è cosa molto probabile. Che la morte della cosmonauta sia avvenuta durante la fase in ciu la capsula era in ambiente ionizzato, non è una deduzione corretta.

Perdonami Tryphon, ma non sono d’accordo, per i suguenti motivi:

  1. E’ ovvio che i “ground based cosmonauts” non sono direttamente connessi con i cosidetti “Lost Cosmonauts” semplicemente sono, in qualche modo, alla base delle dicerie che hanno generato questa leggenda metropolitana.

  2. Perdonami ma, in riferimento alla sedicente registrazione dei fratelli Judica-Cordiglia, si è sempre fatto riferimento ad una “…donna morta durante il rientro…” quindi non sono io in errore.
    In ogni caso è abbastanza semplice spegnere un incendio nello Spazio (tra l’altro sono anche capitati dei casi di principi di incendio sulla Mir) basta decomprimere la capsula. Naturalmente con una cosmonauta equipaggiata con una tuta pressurizzata è possibile decomprimere la capsula senza uccidere il passegero.
    Inoltre è alquanto improbabile che si possa sviluppare un incendio devastante sulle capsule russe dato che, contrariamente a quelle americane (fino allo Shuttle), l’atmosfera è composta solo al 20% di ossigeno il resto è azoto.

  3. La Vostok aveva, sopratutto a causa della sua forma perfettamente sferica, una traiettoria di rientro pienamente balistica con un alto numero di g (fino a 9), quindi altrettanto brutale di quella di una Mercury. Il rientro “a balzi” è la cosidetta “double-skip reentry trajectory” utilizzata solo dalle Apollo e dalle Zond di rientro dalla Luna e non dalle Vostok-Voskhod.

  4. In ogni caso non è stato effettuato alcun lancio Vostok nel periodo compreso tra il 25 marzo (Korabl-Vostok 5) ed il 12 aprile (Vostok 1) del 1961. Scusa ma non stavi postulando un programma “parallelo”?? Quindi che cosa c’entrerebbero le Vostok?

  5. A me risulta che la Vostok aveva uno scudo termico basato su di una mescola di resine fenoliche su di una base di un “honeycomb” (struttura a nido d’ape) in alluminio. Circostanza verificata dal fatto che ho avuto modo di lavorare all’interno di una capsula Foton (ospitata presso il centro ESA-ESTEC) che è sostanzialmente derivata dalla Vostok.
    Solo le testate di rientro dei primi ICBM russi avevano lo strato protettivo realizzato in legno, particolarmente trattato, ma non di certo le Vostok in quanto il peso di questo sistema sarebbe stato improponibile.

[Non per niente lo scudo termico della Vostok era di legno.

:wink: Può sembrare strano, ma i primi rudimentali scudi termici erano realizzati proprio di legno, più precisamente in una essenza lignea denominata “siberian oak”, o quercia (rovere) siberiana.
Anche in ambito propulsivo, venivano realizzati dei “liner” (camice interne ablative che proteggeveno le pareti interne delle camere di combustione dal calore sviluppato dal processo di combustione esotermico) in rovere siberiano impregnato d’acqua.

Qualcosa si può leggere di seguito, scrollando al capitolo “solar heating” dove comincia il capitolo “the chinese space agency has developed…”:

http://www.theguardians.com/space/orbitalmech/gm_sspow.htm

[Circostanza verificata dal fatto che ho avuto modo di lavorare all'interno di una capsula Foton (ospitata presso il centro ESA-ESTEC) che è sostanzialmente derivata dalla Vostok.

Ok, archipeppe… beato te che hai avuto l’opportunità di lavorare in una Foton !!!
Ma la Foton è anche più recente rispetto alle prime Vostok, quindi più soggetta a “mid-life updating”.

A me risulta che la Vostok aveva uno scudo termico basato su di una mescola di resine fenoliche su di una base di un "honeycomb" (struttura a nido d'ape) in alluminio.

I pannelli d’honeycomb d’alluminio incollato tra due sottili fogli di lega leggera di tipo aeronautico, appartengono a tecnologia recente… non credo che i sovietici abbiano avuto, nei primi anni '60, la tecnologia necessaria per realizzarli.

A me risulta che la Vostok aveva uno scudo termico basato su di una mescola di resine fenoliche su di una base di un "honeycomb" (struttura a nido d'ape) in alluminio.

I pannelli d’honeycomb d’alluminio incollato tra due sottili fogli di lega leggera di tipo aeronautico, appartengono a tecnologia recente… non credo che i sovietici abbiano avuto, nei primi anni '60, la tecnologia necessaria per realizzarli.

Mah, a volte resto senza parole…
Come si può dire una cosa così inesatta, dai Luigi, cribbio :smiley: !
Dai un’occhiata a queste foto: che sono quelle strutture a… nido d’ape?
Sono tutte montaggi o hai preso un granchio?

Scusate, come dice mia moglie, a volte sono decisamente logorroico e ripetitivo.
Eppure son convinto che ogni tanto, repetita juvant.

Pregasi scaricare e leggere nel tempo libero. E’ illuminante.
La “bibbia” dell’astronautica sovietica.
Il “Dennis Jenkins” di oltrecortina.
Asif A. Siddiqi - “Challenge to Apollo: the Soviet Union and the Space Race, 1945 - 1974”.

Occhio, son 64 megabyte!

Innanzi tutto eviterei di considerare ‘vittime del programma spaziale’ i decessi avvenuti in addestramento a terra. Altrimenti non sono pochi anche gli ‘Astronauts’ che, pur riportati dalla storia, sono stati dimenticati dal grande pubblico… Tutti ricordano i tre dell’Apollo 1 (o 204) ma chi ricorda i due morti durante un incidente aereo in quegli anni ? E quanti sono morti con gli aereo razzi et similia ?

Salute e Latinum per tutti !

Innanzi tutto eviterei di considerare 'vittime del programma spaziale' i decessi avvenuti in addestramento a terra. Altrimenti non sono pochi anche gli 'Astronauts' che, pur riportati dalla storia, sono stati dimenticati dal grande pubblico... Tutti ricordano i tre dell'Apollo 1 (o 204) ma chi ricorda i due morti durante un incidente aereo in quegli anni ? E quanti sono morti con gli aereo razzi et similia ?

Salute e Latinum per tutti !

Due sfortunati, ad esempio, Charles Bassett e Elliot See

A me risulta che la Vostok aveva uno scudo termico basato su di una mescola di resine fenoliche su di una base di un "honeycomb" (struttura a nido d'ape) in alluminio.

I pannelli d’honeycomb d’alluminio incollato tra due sottili fogli di lega leggera di tipo aeronautico, appartengono a tecnologia recente… non credo che i sovietici abbiano avuto, nei primi anni '60, la tecnologia necessaria per realizzarli.

Mah, a volte resto senza parole…
Come si può dire una cosa così inesatta, dai Luigi, cribbio :smiley: !
Dai un’occhiata a queste foto: che sono quelle strutture a… nido d’ape?
Sono tutte montaggi o hai preso un granchio?

Ho foto che mostrano lo scudo termico ligneo.Ho centinaia di libri sull’astronautica sovietica: cercherò di rintracciare le foto e di metterle in linea. Può essere che lo strato ligneo fosse posto esternamente all struttura honeycomb? In alcune delle foto proposte, poi, mi pare che la struttura honeycomb sia parte del corpo della capsula…

Francamente vorrei che si chiudesse questa storia dei “Lost Cosmonauts” una volta e per sempre, attraverso i seguenti punti:

  1. Evitiamo di dire imprecisioni sulla capsula Vostok, esistono tonnellate di documenti, resi disponibili dai russi, su come è fatta una Vostok e sono quasi tutti accessibili in occidente (molti in formato di libro).

  2. Il numero delle Vostok e degli R7 costruiti è tracciato, di conseguenza non è possibile inventarsi lanci “a piacimento” (per farli concordare con la presunte intercettazioni dei fratelli Judica-Cordiglia).

  3. Non sono esistiti programmi spaziali “manned” paralleli a quello della Vostok/Voskhod, i russi non avrebbero avuto le risorse economiche necessarie per fare una cosa del genere. L’unico programma “parallello” era quello dell’aerospazioplano a due stadi (ipersonico + orbitale) denominato 50/50 e comunque l’avvio era successivo a quello del programma Vostok.
    A scanso di equivoci vorrei ricordare che i primi test in atmosfera del 50/50 “Spiral” sono avvenuti a metà degli anni '70 mentre i test orbitali fatti con modelli in scala (Bor 4) sono avvenuti nei primi anni '80.

  4. Non sono mai state fatte selezioni di cosmonauti paralleli a quelle dei cosidetti “Sochi-Six”.

  5. Non esistono segreti russi che, per oscuri ed incomprensibili motivi politici, non debbano essere divulgati dopo 45 anni. Gli americani, nel 1961, non ebbero alcun scrupolo a divulgare la presenza di missili atomoci russi a Cuba, figuriamoci dei cosmonauti morti nello Spazio.
    I fantomatici agenti delle varie agenzia americane (CIA, NSA, ecc.) sono pregati di divulgare i documenti che hanno, se li hanno e possibilmente prima che muoiano (perché così è troppo comodo), affinché possano essere valutati attraverso un’attenta analisi storiografica e con opportuno incrocio delle fonti.
    Altrimenti vadano a rompere in qualche altro settore.

  6. In ultima analisi abbiamo, abbastanza rapidamente, visto che non sono mai esistiti “Lost Cosmonauts” frutto di ignoranza (all’epoca scusabili, oggi non più), cattiva informazione, mistificazione e depistaggi vari.

Ritengo, davvero, che sia utile non parlarne più per non alimentare ulteriormente quella che era e resta una mera “leggenda metropolitana”.

Francamente vorrei che si chiudesse questa storia dei "Lost Cosmonauts" una volta e per sempre, attraverso i seguenti punti:
  1. Evitiamo di dire imprecisioni sulla capsula Vostok, esistono tonnellate di documenti, resi disponibili dai russi, su come è fatta una Vostok e sono quasi tutti accessibili in occidente (molti in formato di libro).

  2. Il numero delle Vostok e degli R7 costruiti è tracciato, di conseguenza non è possibile inventarsi lanci “a piacimento” (per farli concordare con la presunte intercettazioni dei fratelli Judica-Cordiglia).

  3. Non sono esistiti programmi spaziali “manned” paralleli a quello della Vostok/Voskhod, i russi non avrebbero avuto le risorse economiche necessarie per fare una cosa del genere. L’unico programma “parallello” era quello dell’aerospazioplano a due stadi (ipersonico + orbitale) denominato 50/50 e comunque l’avvio era successivo a quello del programma Vostok.
    A scanso di equivoci vorrei ricordare che i primi test in atmosfera del 50/50 “Spiral” sono avvenuti a metà degli anni '70 mentre i test orbitali fatti con modelli in scala (Bor 4) sono avvenuti nei primi anni '80.

  4. Non sono mai state fatte selezioni di cosmonauti paralleli a quelle dei cosidetti “Sochi-Six”.

  5. Non esistono segreti russi che, per oscuri ed incomprensibili motivi politici, non debbano essere divulgati dopo 45 anni. Gli americani, nel 1961, non ebbero alcun scrupolo a divulgare la presenza di missili atomoci russi a Cuba, figuriamoci dei cosmonauti morti nello Spazio.
    I fantomatici agenti delle varie agenzia americane (CIA, NSA, ecc.) sono pregati di divulgare i documenti che hanno, se li hanno e possibilmente prima che muoiano (perché così è troppo comodo), affinché possano essere valutati attraverso un’attenta analisi storiografica e con opportuno incrocio delle fonti.
    Altrimenti vadano a rompere in qualche altro settore.

  6. In ultima analisi abbiamo, abbastanza rapidamente, visto che non sono mai esistiti “Lost Cosmonauts” frutto di ignoranza (all’epoca scusabili, oggi non più), cattiva informazione, mistificazione e depistaggi vari.

Ritengo, davvero, che sia utile non parlarne più per non alimentare ulteriormente quella che era e resta una mera “leggenda metropolitana”.

Mi spiace, ma devo dissentire.
Ho testimonianze di persone che lavoravano per il governo USA che confermano i lanci falliti.
Puoi non credermi, ovviamente, ma non puoi farmi cambiare di opinione.
Ciao,
Giovanni

Mi spiace, ma devo dissentire. Ho testimonianze di persone che lavoravano per il governo USA che confermano i lanci falliti. Puoi non credermi, ovviamente, ma non puoi farmi cambiare di opinione. Ciao, Giovanni

Giovanni, capisco il tuo punto di vista ma nemmeno io cambio opinione in merito.
Piuttosto se è vero che queste persone sono detentrici di tali verità, perché non vengono rese pubbliche??
Che senso ha tenerle nascoste dopo 45 anni??

Per quanto riguarda lo scudo termico della Vostok io non ho mai sentito parlare di legno. La struttura della Vostok era così composta:

  1. Guscio pressurizzato in alluminio, con tre portelli di forma circolare (disposti a 90° l’uno dall’altro) posti nella semisfera superiore.
  2. Honeycomb in alluminio, posto al disopra della sezione pressurizzata.
  3. Resine epossidiche ablative che riempiono le intercapedini dell’honeycomb.
  4. Strato alluminizzato esterno con funzione di protezione termica.

Dov’ è il legno??

Per quanto riguarda la Foton è, dal punto di vista strutturale, sostanzialmente uguale alla Vostok originaria. Cambia naturalmente in materia di sottosistemi, perché adotta quelli sviluppati (a più riprese) negli anni successivi per le Soyuz.
Altresì la resina ablativa utilizzata come scudo termico è la stessa usata per le Soyuz più recenti (di color bronzo al posto di quella bianca originale, evidentemente un cambio di mescola).

Mi spiace, ma devo dissentire. Ho testimonianze di persone che lavoravano per il governo USA che confermano i lanci falliti. Puoi non credermi, ovviamente, ma non puoi farmi cambiare di opinione. Ciao, Giovanni

Giovanni, capisco il tuo punto di vista ma nemmeno io cambio opinione in merito.
Piuttosto se è vero che queste persone sono detentrici di tali verità, perché non vengono rese pubbliche??
Che senso ha tenerle nascoste dopo 45 anni??

Per quanto riguarda lo scudo termico della Vostok io non ho mai sentito parlare di legno. La struttura della Vostok era così composta:

  1. Guscio pressurizzato in alluminio, con tre portelli di forma circolare (disposti a 90° l’uno dall’altro) posti nella semisfera superiore.
  2. Honeycomb in alluminio, posto al disopra della sezione pressurizzata.
  3. Resine epossidiche ablative che riempiono le intercapedini dell’honeycomb.
  4. Strato alluminizzato esterno con funzione di protezione termica.

Dov’ è il legno??

Per quanto riguarda la Foton è, dal punto di vista strutturale, sostanzialmente uguale alla Vostok originaria. Cambia naturalmente in materia di sottosistemi, perché adotta quelli sviluppati (a più riprese) negli anni successivi per le Soyuz.
Altresì la resina ablativa utilizzata come scudo termico è la stessa usata per le Soyuz più recenti (di color bronzo al posto di quella bianca originale, evidentemente un cambio di mescola).

Per quanto riguarda lo scudo termico in legno, ricordo di essere rimasto molto perplesso quando ne vidi le foto. Se le trovo, le metto in linea. Può darsi che fossero parte della disinformazione sovietica, chissà!

Il tuo commento:

“Piuttosto se è vero che queste persone sono detentrici di tali verità, perché non vengono rese pubbliche??”

E’ validissimo. Me lo sono chiesto anche io molte volte, sino ad inviare una richiesta FOIA alla NSA.

Leggi bene le motivazioni addotte al rifiuto di fornire i documenti…
Per quanto concerne le persone che mi hanno confermato l’esistenza di missioni sovietiche fallite, ho spiegato altrove che non posso venir meno alle promesse fatte a chi mi ha dato informazioni “off the record”. Ti dò un’informazione che ti può interessare: una di queste persone operava dalla base di Kagnew, l’altra dal centro di tracciamento CORONA di Tern Island.

Io ho lavorato, sia per la RCA che per la Bendix (Carlo Tripodi forse se ne ricorda). Entrambe tali ditte erano coinvolte in queste attivita di monitoraggio (anche se io ero in un altra divisionee mi occupavo di altre cose, ma sai, a volte, la gente viene trasferita da una divisione all’altra…).
Se fai un p’o di ricerche troverai informazioni interessanti.

Beh…il documento è interessante, senz’altro è una risposta ufficiale ad una domanda ufficiale.

Io però lo interpreto in questo modo:

  1. I primi due item a cui fa riferimento sono traduzioni di riviste russe dell’epoca che lasciano il tempo che trovano.

  2. Loro ti hanno risposto che non possono darti gli altri 5 item perché violano la legge sulla segretezza di stato, però questo non significa che convalidino implicitamente l’esistenza di “Lost Cosmonauts”.
    Piuttosto potrebbero esistere delle circostanze, ancora attuali, che impediscono la release delle informazioni (banalmente i luoghi e parte delle metodologie di raccolta o managemente delle informazioni potrebbero essere ancora valide).
    Magari li vedi e scopri che si tratta di intercettazioni, relative al programma Vostok, che gli americani ritenevano essere dei lanci manned.

Vorrei ricordare che in alcuni lanci i russi hanno usato un manichino di cosmonauta, denominato “Ivan Ivanovich” (cioé Ivan figlio di Ivan), che simulava (attraverso dei nastri preregistrati) respiro e battito cardiaco. Nulla di più facile che scambiare questo per un uomo a bordo.

Per quanto riguarda lo scudo termico della Vostok sono sicuro che non potesse essere in legno, basta fare due conti, il peso di uno scudo termico (di spessore adeguato) in legno sarebbe stato incompatibile con il peso al lancio della capsula stessa.
La resina pesa molto meno.

Prova a fare due conti e vedrai che ho ragione…

Un’altra circostanza: a bordo delle Vostok era presente una telecamera che inviava un segnale TV a terra con la ripresa del cosmonauta. Gli americani “videro” Yuri Gagarin nello Spazio perché il segnale TV fu intercettato da una base in Antartide (l’orbita della Vostok 1 passava tra l’Antartide e la Terra del Fuoco).
Come mai gli americani hanno “visto” solo Gagarin e nessuno prima?
Come mai i russi hanno annunciato il volo di Gagarin quando era ancora in orbita, mentre le altre (presunte) volte no?
Se Gagarin fosse morto al rientro, cosa avrebbero detto i russi?
Perché quando è morto Komarov i russi lo hanno comunicato?
Eppure erano in piena epoca di Brezhnev, che quanto a controllo dell’informazione non era meno di Kruschev e Kossighin…