Cockpit Orion: è qui la rivoluzione

Se mentre si osserva Orion dall’esterno si può avere l’idea di un Apollo “gonfiato”, l’interno del futuro sostituto dello Shuttle sarà qualche cosa di altamente innovativo e diverso.
Si sta definendo infatti il layout del futuro cockpit dell’Orion, l’idea è quella di utilizzare quante più parti COTS (Commercial Off-the-Shelf) disponibili sul mercato con particolare attenzione a due disposizioni che in questi ultimi anni hanno avuto già molto successo nel campo dell’aviazione civile, ovvero i glass cockpit di Gulfstream V SP e Falcon 900.
Le due disposizioni che si stanno valutando sono rispettivamente a 4 e a 6 schermi, quella proposta in precedenza, a 3 schermi, sembra sia stata scartata non potendo fornire tutte le informazioni necessarie ai piloti in maniera chiara, gli studi sono iniziati nel Dicembre scorso e si prevede la chiusura, con la configurazione definitiva per fine anno, in questo periodo ci si concentrerà su sistemi, componenti e in particolare ergonomia.
Analizzando meglio le due proposte: la prima si articola su 6 piccoli schermi 604a D&C da 1080px di risoluzione. Questa configurazione, nominata “Small Glass” necessita da 2 a 6 piastre di raffreddamento sul retro del pannello. Non prevede una tastiera centrale ma ha uno spazio piuttosto stretto per le ginocchia (slide 5).
In questo caso gli schermi DU 1080 sono quelli utilizzati sul Falcon.
Gli svantaggi sono nello spazio un po’ ai limiti per le informazioni visualizzate, e nella perdita di spazio nel cockpit per i pulsanti ai lati degli schermi. I vantaggi sono invece nell’alta affidabilità dimostrata da questi pannelli nel vasto uso che se ne fa nel mondo dell’aviazione e non solo, formato di lettura semplice, doppia modalità di visualizzazione nav/control e facilità di raggiungimento di ogni zona del cockpit, con 2 pannelli personalizzati ciascuno per pilota e comandante più altri due in condivisione.
La seconda proposta invece, denominata “Big Glass” utilizza gli schermi da 11"x8.5" di Honeywell, permette di utilizzare solamente una piastra di raffreddamento per ogni schermo e anche questa non prevede una tastiera.
Questa proposta ha un peso di soli 10Kg, contro i 35Kg della precedente, questi schermi, i DU 1310 sono attualmente utilizzati sui Gulfstream G550.
I dubbi riguardano l’assenza di precedenti applicazioni su mezzi spaziali di questo prodotto, il quale richiederà nuove certificazioni e collaudi, compresa la programmazione di un nuovo software di controllo, e la minore ridondanza con l’eventuale perdita di uno schermo durante la missione che porterebbe alla perdita di 1/3 delle informazioni visualizzabili.
I vantaggi sono nel design più flessibile, maggior spazio per la visualizzazione dei dati, maggiore spazio nel cockpit per altra strumentazione e la possibilità di rinunciare ai pulsanti sulla cornice dello schermo.
Le differenze con l’Apollo sono forse in questo sistema più visibili che in ogni altro elemento del programma, non esistono in pratica più tasti, interruttori, spie e manopole che ne facevano da padrone ai tempi dell’Apollo.
I sistemi del CEV saranno di facile aggiornamento (richiederanno un semplice upgrade del software), saranno ridondanti e completamente fruibili da un unico astronauta.

Io opterei per la seconda versione; ci potrebbero essere dei problemi per testarli e renderli operativi per il volo spaziale, ma sicuramente darebbero più informazioni agli astronauti.

I dati forniti credo dovrebbero essere per entrambe le soluzioni gli stessi, altrimenti si sceglierebbe ovviamente quella con più dati, cambia solo la visualizzazione.

Rispolvero un po’ il thread visto che ci sono interessanti novità.
Continuano gli studi sull’ergonomia del cockpit e il recente rischio di alte vibrazioni presenti al lancio ha portato allo sviluppo di sistemi di gestione del cockpit del tutto innovativi.
Considerato il minor volume interno rispetto allo shuttle, le probabili maggiori vibrazioni e sollecitazioni al lancio e lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni, il cockpit sarà quasi interamente elettronico, spariranno gran parte delle checklist cartacee, difficili da gestire in alcune fasi, soprattutto indossando la tuta e tutta la gestione degli schermi potrebbe venir affidata ad una interfaccia portatile indossata da ogni membro dell’equipaggio addetto al pilotaggio.
Le check list, come avviene sugli aerei più moderni, saranno interamente elettroniche e a portata di pochi click rispetto a scomodi “tomi” da consultare, soprattutto per quelle d’emergenza, in fasi concitate.
Lo studio per questa nuova tipologia di interfaccia, utilizzabile anche sotto elevati carichi di G o durante le fasi di vibrazione più intensa, inizia in queste settimane e si concluderà fra 3 anni con la realizzazione dell’interfaccia. Ulteriori due anni potrebbero essere richiesti per il perfezionamento e collaudo del sistema.
Non si partirà comunque da zero, molti studi vennero già compiuti in passato a riguardo:
http://research.jsc.nasa.gov/PDF/Eng-2.pdf
http://www.aerospaceapplications-na.com/projects/x38_crv_cockpit.html
http://www.aerospaceapplications-na.com/projects/sensor_fusion.html

In allegato Nostromo, uno dei risultati di questi studi.

Il “Nostromo Hand Controller” lo voglio anch’io sul pomello del cambio!!!
Altro che comandi al volante!!!

Io l’n52 (Nostromo) lo uso regolarmente nelle mie sessioni di LAN party!!! Sono quindi di diritto abilitato al volo su Orion??? :grin:

Probabilmente sarà questo il “core” recuperabile e riutilizzabile della capsula Orion.

:thinking:

Non capisco…

Ma infatti, l’N52 tra i NetGamer è ben conosciuto (seppure non ne sia un utilizzatore).

Adesso che so che useranno qualcosa di similare sull’Orion, quasi quasi ci faccio un pensierino :grin:

Ok!
Lo compro ed inizio l’addestramento personale! :wink: :blush:

Nel senso che ancora non è perfettamente chiaro se tutto il modulo di comando dell’Orion sarà riutilizzabile per una nuova missione,o se invece lo sarà solo in parte.
Mi sembrava di aver capito che ultimamente la soluzione più probabile sia il riutilizzo di parecchi componenti,piuttosto che dell’intera capsula.
Se si dovesse procedere in questa direzione è estremamente probabile che uno degli elementi “riciclabili” sia il cockpit.

Ah :thinking:

Capisco…ma non mi piace molto…
Io ero rimasto al riuso dell’intero Modulo di Comando…riusare solo alcune componenti mi fa cadere un po’ le braccia…

Lo so,
Ma bisogna vedere quanti saranno i componenti ad essere riutilizzati,
e se ,conti alla mano, convenga manutenzionare una capsula che ha già volato
o riusare le parti più costose e tecnologicamente avanzate in una nuova capsula.
Fino ad ora (Albyz,correggimi se sbaglio) siamo nel campo delle ipotesi.
ufficialmente non è ancora stato deciso nulla.

Concordo con Carmelo.

Personalmente già trovavo abbastanza irrealistico il riutilizzo del solo modulo di comando, considerando quanta massa viene buttata via per ogni missione lunare. Sarebbe stato lo stesso proporre il riutilizzo dell’Apollo CM (nessuno me ne voglia ma è così).

Per quanto riguarda il riutilizzo addirittura solo di una parte della componentistica mi sembra una sorta di demagogia minimalistica spaziale (tradotto in parole povere una pagliacciata).

Esperienza dello Shuttle alla mano costa sicuramente meno produrre un nuovo Orion CM, anche considerando la non eccessiva frequenza dei lanci, che riutilizzarne uno già volato con tutto quello che costa effettuare il refurbishment.

D’altra parte se i russi non hanno reso riutilizzabile il modulo di rientro della Soyuz un motivo pure ci deve essere considerando che avevano la tecnologia per far ciò già dagli anni '70 (il TKS-VA era riutilizzabile) ed avevano un progetto di “Super Soyuz” (lo Zarya oggetto di una mia presentazione nell’area “download” del Forum) in cantiere negli anni '80.

Certo,al di là del desiderio di vedere un astronave totalmente riutilizzabile,lo Shuttle ci ha insegnato che bisogna inanzitutto calcolare se la cosa conviene,e se costruire ex novo sia meno costoso che rimettere un veicolo in linea di volo.
Detto questo bisognerebbe vedere i conti di un riutilizzo del cockpit o di altra componentistica.
Se la cosa fa risparmiare qualche soldino,può valerne la pena.
Se è solo propaganda,no.
Una curiosità:
Mi sembra di ricordare che alcuni componenti del modulo di comando Apollo venissero riutilizzati in altri voli.
Ad esempio (ma potrei sbagliare),che componenti del CM Apollo 15 siano stati riusati sul CM di ASTP.

Domanda stupida:ma la gemini che Ri volò nel programma Mol era la gemini 2,giusto?

è passata alla storia come prima navicella ad essere riusata in voli spaziali,ma effettivamente,considerando che venne rivisitato lo scudo termico per ovvi motivi,quanti e quali elementi vennero riutilizzati?

Premetto che al momento per quanto ne so non sono ancora state prese decisioni in merito e che concordo sulla non obbligatorietà della riutilizzabilità completa, a prescindere dal costo, mi permetto di dissentire su un paio di appunti.

Come detto non è stato deciso nulla… aspettiamo a trarre conclusioni…

Per quanto riguarda il riutilizzo addirittura solo di una parte della componentistica mi sembra una sorta di demagogia minimalistica spaziale (tradotto in parole povere una pagliacciata).

Su questo dissento totalmente, riutilizzare componenti o sistemi interni sarebbe del tutto normale e auspicabile, la produzione di componenti in serie così limitate è molto costoso e sarebbe uno spreco allucinante utilizzare per pochissime ore componenti che potrebbero sopportare la durata di decine di voli. Ovviamente dovranno essere revisionati e controllati, ma non vedo alcun problema nel riutilizzare rack, sistemi, componenti…

Esperienza dello Shuttle alla mano costa sicuramente meno produrre un nuovo Orion CM, anche considerando la non eccessiva frequenza dei lanci, che riutilizzarne uno già volato con tutto quello che costa effettuare il refurbishment.

Per la struttura forse, per i componenti credo quasi sicuramente no.
Va anche ricordato che un componente criticissimo come lo scudo termico, su una capsula come Orion è enormemente semplificato e intercambiabile.

Si è esatto.
La capsula fu ampiamente rilavorata; non dimentichiamo che uno degli scopi del lancio era testare il portello nello scudo termico.
Certo,non so se nel 1966 avrebbero riutilizzato una capsula Gemini per un volo con equipaggio.
Ma anche quì,credo che per una missimone manned convenisse economicamente costruire ex novo un altra capsula.
Per un test come quello del mock up del MOL invece Gemini-2 andava benissimo.

Ah quindi alla fine la funzione di quella Gemini era quella puramente di MockUp e la sua utilità era testare UNICAMENTE lo scudo?

Credevo fosse stato testato in qualche modo anche il possibile riutilizzo di qualche sistema della capsula per fini MANNED…

Ma parlando in modo pratico,alla fine riutilizzare un modulo di comando(che sia Apollo,Gemini,Sojuz)sarebbe troppo costoso per quali ragioni?
Per questioni di controllo di integrità dei sistemi?Per ricostruire uno scudo termico?Per problemi strutturali della capsula(indi pericolosità ad un secondo volo)?

Beh,inanzitutto fin dall’inizio queste capsule non erano costruite per essere riutilizzabili.
Poi c’era la complicazione dello splashdown, con relativo bagno in acqua salata (l’eventuale ,probabile,scelta di questo tipo di rientro per l’Orion costituisce uno dei motivi che ha indotto ad un ripensamento nel totale riutilizzo del modulo di comando,anche se a tutt’oggi una decisione definitiva non è stata ufficialmente presa).
Infine consideriamo che da un punto di vista economico sarebbe stato molto dubbio che il riutilizzo della capsula per una successiva (o successive) missioni avrebbe portato ad un significativo risparmio, a fronte del numero relativamente piccolo di missioni.
Nei primi anni 70,vi furono comunque generici studi per riutilzzare la capsula Apollo in versione ferry per le stazioni.
Che io sappia,anche il Big Gemini nelle sue versioni più avanzate avrebbe dovuto essere riutilizzabile;non dimentichiamo però che questo veicolo avrebbe dovuto rientrare su una pista attaccato ad un paraglider.
In ogni caso oggi,con l’esperienza accumulata grazie allo Shuttle, sappiamo che paradossalmente riutilizzabilità non è sinonimo di risparmio.
Dipende dai voli ( il sistema diventa conveniente solo con un numero di voli per anno molto,molto alto) e dai costi di manutenzione del veicolo.