In tutti i programmi sperimentali, durante il progetto e quindi i test dei comuni propulsori spaziali a razzo, è possibile che si verifichino dei fenomeni chiamati instabilità di combustione. Essi sono di molteplice natura, tuttora solo in parte prevedibile e spiegabile, associati al propulsore nel suo complesso, oppure al propellente o a parti del propulsore.
In sostanza la stabilità di un endoreattore è la capacità di recuperare il suo normale funzionamento una volta perturbato per diversi motivi. Essendo il processo di combustione fortemente non stazionario (grandezze termodinamiche che variano grandemente nello spazio e nel tempo) può quindi spesso accadere che le fluttuazioni possano interagire con le frequenze proprie del sistema, causando potenzialmente risonanze e quindi rotture irreparabili. Questo è tuttavia un caso estremo dell’instabilità di combustione.
Globalmente si può chiamare “levigata” una combustione in cui la pressione della camera di combustione non abbia fluttuazioni sopra un valore di soglia convenzionale (solitamente del 5%), mentre “ruvida” se le fluttuazioni sono sopra il valore di soglia. Le fluttuazioni del valore della pressione della camera di combustione hanno dei picchi che possono smorzarsi, mantenersi o aumentare nel tempo. E’ facile capire le conseguenze di queste situazioni che portano, in ogni caso, al fallimento della missione propulsiva.
Fermo restando l’indicazione di instabilità quando la combustione è “ruvida”, si divide il fenomeno in base alla frequenza:
- le instabilità di bassa frequenza sono caratterizzate da frequenze da 10 a 500 Hz;
- le instabilità di media frequenza sono caratterizzate da frequenze da 500 a 1000 Hz;
- le instabilità di alta frequenza sono caratterizzate da frequenze da 1000 Hz.
Instabilità di bassa frequenza
Queste possono avvenire per delle risonanze in corrispondenza delle frequenze proprie delle tubature delle linee di alimentazione e della struttura del motore, spesso per la sua elasticità. Si genera quindi un moto vibrante pulsato longitudinale , chiamato effetto pogo per il suo carattere pulsato in una direzione precisa. L’effetto pogo è controllabile inserendo degli appositi accumulatori chiamati appunto Pogo, parzialmente riempiti di gas, sulle linee di alimentazione di propellenti ad elevata densità. Sullo Space Shuttle accumulatori pogo sono posti sulla linea dell’ossigeno liquido, più denso dell’idrogeno. Come poi non ricordare lo spegnimento del motore centrale del secondo stadio del razzo Saturn V durante la missione Apollo XIII, proprio dovuto a instabilità pogo di bassa frequenza.
Instabilità di media frequenza
Sono solitamente i precursori temporali delle instabilità di alta frequenza, anche se sono state introdotte per suddividere il campo di frequenze tra le alte e le basse frequenze.
Instabilità di alta frequenza
Sono quelle più pericolose, aventi un contenuto energetico notevolmente maggiore delle prime, dovute all’accoppiamento tra le proprietà acustiche della camera di combustione e le frequenze dei vari fenomeni connessi alla propulsione, come iniezione o miscelamento del propellente, combustione, etc… Sono caratterizzate da vari modi di vibrare, longitudinali o trasversali rispetto alla camera di combustione. I più pericolosi sono i modi trasversali, che si dividono in tangenziali e radiali. Queste classificazioni riflettono le direzioni dei gradienti delle variabili in gioco (pressioni, velocità), ossia le direzioni delle loro variazioni.
Per eliminare la pericolosità che la variazione delle proprietà termodinamiche possa entrare in conflitto o risonanza con la camera, potenzialmente portando la combustione ad arrestarsi o addirittura ad esplosione, sono state ideate diverse tecniche:
-
l’utilizzo di deviatori, chiamati baffles, sulla testata di iniezione, che determinano il ricircolo dei gas che vengono quindi parzialmente riorganizzati in quella zona di camera di combustione. Ad esempio un baffle con deviatori a cerchio con raggi blocca le instabilità trasversali, agendo sulle direzioni del flusso (testata di iniezione degli SSME o del LEM, ad esempio)
-
l’utilizzo di smorzatori acustici chiamati di Helmoltz, che fanno dissipare energia al fluido in maniera viscosa, agendo come delle piccole cavità in tutta la camera di combustione. Le fluttuazioni quindi sono notevolmente smorzate, soprattutto quelle longitudinali.
Le instabilità sono presenti sia nei propulsori a propellente liquido sia nei solidi, sebbene nel caso di solidi con alto contenuto di alluminio, come nella attuali mescole per lanciatori (SRB, boosters di Ariane, di HII,…), siano praticamente scomparse. Le tecniche esposte sopra assicurano che in fase di utilizzo non si instaurino fenomeni distruttivi dovuti a instabilità, che resta tuttavia un notevole motivo di test specifiici durante il progetto di nuovi endoreattori.
Immagine: Sutton - Rocket propulsion elements