rientro CM Apollo della ASTP

Al termine dell’ASTP, durante il rientro del CM Apollo vi fu un incidente che per poco non costo’ la vita all’equipaggio.

A 7000 metri d’altezza Brandt azionava manualmente il comando per l’apertura dei paracaduti, l’apertura delle coperture vhe provocava un violento movimento del CM; si azionno’ per tanto il sistema di stabilizzazione per contrastare tale movimento.
I propulsori si acceresro per 30 secondi durante i quali la cabina si riempi’ di gas incombusti: tedrossido d’azoto. Prima si era aperta automaticamente la valvola di compensazione di pressione, posta a 60 cm dagli ugelli di controllo di rotazione, oltre ad aria entro’ anche il gas incombusto.
A 2700 metri sono aperti manualmente i paracaduti principali.
Al momento dello spalshdown l’equipaggio era quasi incosciente per efetto dell’inalazione tossica; Stafford aveva dato una maschera d’ossigeno a Brandt. Quando il CM divenne verticale Satfford apre lavalavola d’areazioen e i residui gas fuoriescono.
L’equipaggio venne ricoverato presso l’ospedale di Honolullu per due settimane e a Slyton viene riscontrato una lesione polmonare; sottoposto a d intervento chirurgico si diagnostica una lesione non maligna.

Avevo letto di questo brutto epilogo del programma Apollo, ma mi sono sempre chiesto una cosa: in tutte le missioni Nasa gli atronauti non hanno sempre indossato delle space suits durante il rientro? Come mai respirarono l’atmosfera del CM durante la discesa?

A me risulta che da Apollo 8 in poi, nessuno abbia più indossato le tute durante il rientro.
Le immagini del recupero degli astronauti nelle varie missioni li rappresentano sempre con le “flightsuit” bianche…

Ah, grazie per la precisazione Peppe, certo che è strano che anche dopo l’incidente di Soyuz 11 si sia perpetuata questa pratica…

Dopo l’incidente di Soyuz 11 furono valutati i benefici di indossare le tute al rientro e i rischi, e si decise di non farle indossare agli astronauti.

Paolo Amoroso

Più che altro, a me risulta, che fossero proprio gli astronauti a non volerle indossare contro il parere dei vari Controllo Missione della NASA.

è un quesito interessante che merita di essere approfondito magari cominciando ad elencare tutti i punti a favore e a sfavore sull’ indossare le tute durante il rientro.

Un possibile svantaggio è il pericolo di abbandonare la capsula in mare indossando una pesante e ingombrante tuta.

Paolo Amoroso

Quoto!
Questa fu proprio una delle ragioni per cui gli astronauti non indossavano la tuta a pressione duratnte il rientro.

La valvola di equilibrio dell’Apollo si trovava sul portello principale della capsula. Normalmente era in posizione chiusa, ma per aprirla, bastava tirare la maniglia di supporto verso l’alto e ruotarla in senso orario. L’equipaggio riceveva ordine di aprirla solo quando il Modulo di Comando giungeva ad una determinata quota, valutata accuratamente dall’equipaggio, utilizzando l’apposito altimetro installato nella console di guida principale. Lo scopo di questa manovra era quello di equilibrare la pressione interna al CM, con quella dell’aria esterna. Una valvola identica, era montata anche sul portello di chiusura del tunnel. Questa permetteva una volta effettuato il docking tra le navicelle (CSM-LEM)di equilibrare la pressione del tunnel con quella del modulo di comando. Il tunnel, infatti, durante tutta la fase di aggancio, era esposto al vuoto dello spazio. Interessante sapere, che l’apertura di questa valvola era in grado di depressurizzare il Modulo di Comando in circa 1 minuto ed era apribile anche dall’esterno mediante un apposito attrezzo, in entrambi i portelli.

Grande Teo, grazie per la spiegazione.

La cosa interessante è che lo sfortunato equipaggio della Soyuz 11 è morto proprio a causa del malfunzionamento di un analogo dispositivo presente sul modulo di rientro della Soyuz.
L’unica differenza è che la valvola russa era ad apertura automatica, il che la rendeva più sicura in caso di incoscienza dell’equipaggio al rientro (motivo per cui era stata concepita così) e potenzialmente pericolosa in tutti gli altri casi.

L’incidente alla Soyuz 11 fu determinato da un distacco più “pronunciato” tra il modulo orbitale e quello di rientro. A causa del contraccolpo la valvola di equalizzazione (dispositivo presente peraltro anche sui comuni velivoli da trasporto passeggeri) “interpretò” il fatto come l’apertura del paracadute principale, che avviene a 3.000 metri, aprendosi di scatto.

Per richiuderla, manualmente, sarebbero occorsi circa 1 minuto. Putroppo l’intera capsula si depressurizzò completamente in meno di 30 secondi causando il decesso quasi istantaneo dell’equipaggio.

Questa tragedia non costrinse tanto i russi a rivedere il criterio con cui era stata progettata la valvola quanto a far indossare la tuta pressurizzata, ai cosmonauti, anche durante il rientro.
Cosa che avviene ancora oggi.

Vi ringrazio per questa messe di dati e fatti sull’argomento!
C’é da sperare che nell’Orion questa tradizione di stare vestiti “leggeri” al rientro non venga rispettata!

quindi in conclusione è sempre una sicurezza in più indossare la tuta a pressione durante il rientro però nel caso di rientro con ammaraggio ciò può essere penalizzato dal rischio abbandonare la capsula in mare.

Stupisce però il fatto che gli ingegneri non avessero progettato una valvola a senso unico, ovvero in grado di far entrare l’aria dall’esterno, ma non di farla uscire (o per lo meno di ridurre i trafilamenti al minimo). Una valvola di tipo “non-ritorno” avrebbe potuto salvare la vita a quello sfortunato equipaggio.

infatti.
se almeno in teoria è possibile almeno progettarla quali motivi ne hanno impedito la realizzazione? insormontabili difficoltà pratiche? inaffidabilità tecniche? oppure estrema complessità a scapito del suo corretto funzionamento?

Pare che la cosa sia andata così:
L’equipaggio di Apollo 7 rifiutò categoricamente di indossare le tute al rientro,
grave infrazione, che unita ad un comportamento arrogante e di sufficenza da parte di Wally Schirra che aveva già deciso di lasciare la NASA fece si che nè Cunningham nè Eisle sarebbero mai più tornati nello spazio.
Tuttavia la NASA,per ragioni di immagine non poteva punire ufficialmente gli Astronauti,così la direttiva sul rientro con tute a pressione divenne,per così dire,facoltativa.
A questo punto tutti i successivi equipaggi ne approfittarono per non indossare la tuta al rientro,o per indossarla solo parzialmente,senza guanti nè casco.
Una curiosità:
Se Apollo 18 avesse volato Gordon,Brand e Schmitt non avrebbero indossato tute a pressione nè al lancio nè al rientro,e le avrebbero sostituite con combinazioni di volo tipo Skylab,caschetto rigido e maschera ad ossigeno.
Questo perchè Gordon e Schmitt avrebbero indossato dei nuovi modelli di tuta spaziale troppo ingombranti per essere portate (insieme alla A7LB di Brand) dall’intero equipaggio all’interno della capsula.

Anche se all’inizio delle missioni la tuta era considerata un messo sicuro perche’ in caso di “caduta in mare” avrebbe aiutato il galleggiamento dell’astronauta.

In ogni caso entrambe le situazioni presentano dei pro e dei contro. e’ difficile dire quale sia la soluzione migliore :thinking:

La tuta di Gagari, giusto per fare un esempio, fu estesamente collaudata in piscina per garantire il massimo del galleggiamento. Sembra che la pratica del “collaudo in mare” valga tuttora, con i cosmonauti che indossano la Sokol ed uno speciale mock-up della Soyuz adattato all’impiego “marino”.
Chiedo lumi al buon Spacewalker perchà© lui ne sa sicuramente di pi๠in merito…

Può essere che la brutta avventura di Grissom al rientro del suo volo con la Mercury abbia costituito un precedente importante in questo senso.
Forse gli astronauti della Nasa temevano di arrivare in sicurezza sulla superficie del mare per essere poi trascinati verso il fondo, come rischiò “Gus”.

Il buon Gus stava stracarico di idiozie, tipo modellini in metallo della Mercury, 10 dollari in monetine ed altre amenità simili che lui voleva utilizzare come “gadget” da distribuire ad amici e parenti al rientro dalla missione.
Inoltre quando saltò fuori dalla Mercury, Grissom non aveva indosso il casco che avrebbe senz’altro aiutato la tenuta della tuta una volta in acqua.