Altri dettagli sulle future missioni lunari

Infatti, solo una decompressione ed una “ri-compressione” (ma si dice così?) all’inizio ed alla fine di ogni “spedizione”.

Non penso che il problema sia solo la differenza di pressione totale.
Si può passare da un’atmosfera Ossigeno/Azoto ad una solo Ossigeno in maniera immediata?

Uhmm non penso che il problema sia il passaggio della composizione se per entrambe c’è la pressione necessaria di ossigeno. Quando ti mettono una mascherina di ossigeno non ti fanno mica adattamenti, e neanche quando te la tolgono.
Il problema dovrebbe essere nei cambiamenti di pressione.
Quello che volevo capire, è se a richiedere l’adattamento è la variazione di pressione totale, oppure la variazione di pressione parziale dell’ossigeno.

Già, uno dei punti focali è questo.
Archipeppe cita a ragione il DM di Apollo-Soyuz; potrebbe essere un buon esempio.

P.S.: però anche in questo caso la faceva da padrone la differenza di pressione totale: 260 mm/HG al 100% di Ossigeno per l’Apollo, contro 520 mm/HG Ossigeno/Azoto per la Soyuz (che normalmente operava a 760 mm/HG.

Oppure basterebbe andare a cercare la composizione sulla ISS e vedere quale è la percentuale di ossigeno, poi la si confronta con la pressione delle tute che sono al 100% ossigeno e si trova a chi è dovuta la depressurizzazione.
Cioè se la pressione parziale di ossigeno sulla ISS è uguale alla pressione totale delle tute, sappiamo che l’adattamento è richiesto dalle differenze di pressione totale.

Credo che l’adattamento sia per la pressione totale, in fondo i sub respirano sempre dalla stessa bombola, però devono risalire con calma per evitare l’embolia. Aspetto comunque il parere di chi è più informato di me.

Su ISS e Shuttle si vive a 14.7 psi Ossigeno/Azoto (non ho trovato le percentuali esatte ma penso siano le normali 20/80).
EMU ed Orlan lavorano rispettivamente a 4.3 e 5.8 psi, 100% Ossigeno.

Ho trovato i dati precisi, la percentuale di ossigeno è del 21% con la pressione parziale dell’ossigeno compresa fra 2.8 e 3.4 psi, che è molto simile a quella nelle tute, e che è strettamente derivata dalla pressione minima parziale dell’ossigeno tollerabile dal corpo umano in condizioni di lavoro di 3psi.
A questo punto direi che l’adattamento è richiesto dalla variazione di pressione totale come ipotizzato, in quanto la pressione parziale dell’ossigeno varia di poco, e quindi tornando al discorso di partenza, se si facesse una tuta, in grado di avere una pressione compresa fra i 6 e i 10 psi (numeri abbastanza campati in aria) si potrebbe abbassare la pressione del rover in modo da avere una composizione al suo interno che potrebbe raggiungere il 30% di ossigeno.

10psi x 0.3 = 3psi = soglia minima di sicurezza

Il tutto senza effettuare adattamenti prima delle EVA ma solo un adattamento all’inizio della campagna esplorativa passando dai moduli al rover.

Ditemi se ho commesso qualche errore… :?

indipendentemente dal problema della pressine relativo al rover, trovo alquanto “pericoloso” lasciare così esposte delle tute all’ambiente esterno lunare.
Pur se il concetto presentato nella foto farebbe risparmiare sullo spazio di una camera di compensazione, le tute, poste all’esterno del rover, sarebbero esposte in continuazione all’ambiente esterno quindi, oltre a tutto il resto, si rischierebbe di esporle anche ad eventuali piccole meteoriti che potrebbero forarle e provocare successivamente problemi agli astronauti.
Dal canto mio preferirei tenere le tute all’interno del rover ed utilizzare, per le eva, una piccola camera di compensazione o un airlock gonfiabile.

Dopo qualche ricerca neppure io ho trovato altri motivi per cui si renda necessaria la decompressione e “de-azotazione” del sangue, se non quella nota del rischio derivante dall’espansione delle bollicine di azoto presenti nel sangue quando il corpo umano viene esposto a basse pressioni.
Il fatto se mantenere anche nel rover un’atmosfera di ossigeno puro oppure misto ad azoto mi sembra comunque secondaria; torniamo invece alla domanda iniziale: siamo o saremo in grado, a breve, di produrre tute lunari in grado di operare a pressioni così alte da non richiedere decompressione dall’ambiente abitato?

Problema assolutamente di primaria importanza.
Forse bisognerebbe proteggerle con un mini-hangar?

Beh visto che la realizzazione e lo studio della nuova tuta è già iniziato la domanda si potrebbe stringere a “a quali pressioni potrà essere utilizzata la nuova tuta?”
Qui c’è la RFP per la tuta, pubblicata un annetto fa… non so se esista già un valore preciso di utilizzo.
http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=2140.0

Trovato, la Mark III che potrebbe essere la progenitrice della futura tuta è pressurizzata a 8.3 psi, valore per il quale non è richiesto adattamento prima della EVA.
E valore per il quale all’interno del rover non sarebbe richiesto l’utilizzo di un’atmosfera di ossigeno puro, che spannometricamente potrebbe arrivare ad un 35%, valori del tutto normali per un ambiente sicuro e idoneo alla vita.

Messa in questi termini mi sembra ragionevole.
Resta solo il dubbio, lecito, di lasciare “fuori” le tute per molto tempo ma credo che quest’aspetto fondamentale sia stato preso in debita considerazione da chi ha proposto l’idea.

Un ultimo dubbio sorge in merito ad una eventuale manutenzione delle tute: non potendo farla all’interno di una camera di decompressione è previsto all’esterno?? Oppure le tute sono del tipo “usa e getta”?? Ossia dopo un certo periodo di tempo, indipendentemente da quante volte sono state “abitate” (considerandole sempre in EVA), devono comunque essere sostituite??

Sarebbe interessante scoprirlo…

Forse, a vedere le immagini, si potrebbe pensare che la manutenzione con gli apparati e i sistemi possa essere fatta dall’interno, essendo il backpack all’interno, mentre dall’esterno rimarrebbe solo la minima parte che potrebbe essere fatta da fuori o durante le LEVA.

Per questo quesito conosco io la risposta :stuck_out_tongue_winking_eye:!
Le capsule Apollo operavano in un atmosfera di puro ossigeno e a bassa pressione per tutto il tempo tranne durante il lancio, dove era presente l’azoto che veniva eliminato giunti in orbita. Questa soluzione venne adottata per evitare il verificarsi di incendi causa della tragedia dell’Apollo 1.

Questo è un grosso passo avanti.
Se pensiamo che durante il “Campout” (la notte pre-EVA che gli spacewalkers della ISS passano nel Quest) la pressione viene abbassata a 10.7 psi, direi che i valori si avvicinano molto.
Tornando all’atmosfera nel rover, visto che il pericolo maggiore della decompressione è dato dalla presenza di azoto nel sangue (la cui eliminazione viene anche aiutata dalla respirazione, in maschera, di ossigeno puro), penso che sarebbe comunque un vantaggio utilizzare O2 al 100% anche nell’area abitabile.