Stazione radio ESA riesce a stabilire un contatto con Fobos-Grunt

Ve l’avevo detto di non farvi troppe illusioni. E’ brutto gufare, ma qui si trattava di essere realistici.
La cosa peggiore (dopo la predita totale della sonda), IMHO, è che i tecnici russi non hanno elementi per capire cosa sia successo.

ma hanno moltissimi elementi per capire dove hanno sbagliato… :facepunch:

con i pochi frammenti di telemetria ricevuti dopo il lancio sara’ praticamente impossibile capire cosa e’ andato storto. la cosa evidente e’ che i russi hanno peccato d’ingenuita’ a non prevedere una rete di stazioni a terra durante la fase di orbita di parcheggio.
o ancora peggio hanno dimostrato di non avere fatto propria la lezione di tanti fallimenti (Mars Observer, Mars 96, Nozomi, Mars Polar Lander, CONTOUR): mai eseguire una manovra critica “al buio” senza trasmettere telemetria a terra.

Infatti è la cosa peggiore.
Oltre al danno (incalcolabile) di aver perso la sonda (soprattutto QUESTA sonda) si aggiunge anche la beffa di non sapere per cosa è andata perduta.
Senza la telemetria non solo è possibile fare troubleshooting ma non è possibile nemmeno ricavare una “lesson learned” sull’accaduto.

Per la serie soldi buttati via dalla finestra (di lancio)… :angry:

Forse invece che ingenuità e mancanza di esperienza la causa maggiore è da ricercarsi nella mancanza di possibilità nell’avere tali tecnologie di supporto, e per “possibilità” intendo quasi esclusivamente quelle economiche.

Senz’altro il punto economico è la nota dolens del causa/e della perdita di Phobos-Grunt.

All’epoca dell’URSS era disponibile tutta una flotta di navi oceaniche (come nella Cina attuale) il cui scopo era quello di garantire la copertura radio (quasi) continua per i voli spaziali sovietici abitati e non.
Oggi le cose, evidentemente, marciano con ritmo diverso.

http://www.astronautix.com/articles/sovstems.htm

Per risparmiare, oggi le agenzie spaziali con poche risorse potrebbero affidare questa copertura al crowdsourcing: stazioni di radioascolto e tracking spaziale amatoriali.

Se non è una delle sottilissime battute alla Amoroso, personalmente ho dei fortissimi dubbi che una rete di appassionati (per quanto motivata possa esssere) sia un’alternativa valida e professionale ad un vero segmento di terra.
Se si vuole davvero continuare a fare scienza ed esplorazione nello Spazio credo sia conveniente basarsi su tecnologie e procedure consolidate piuttosto che puntare sul dilettantismo (che a mio avviso risulterebbe altrettanto inefficiente/inefficace che non avere proprio la rete a terra, come in questo caso).

E` una riflessione semiseria. Ci sono appassionati che dispongono di attrezzature professionali che di amatoriale hanno solo l’assenza di un rapporto di lavoro. La collaborazione scientifica è una tradizione consolidata, per esempio, nell’ambito dell’astronomia. Ci sono “astrofili” che possiedono o gestiscono telescopi da oltre 1 metro di diametro.

Capisco, però la similitudine con l’astrofilia funziona fino ad un certo punto.

Per “funzionare” davvero, e produrre dati tecnici e scientifici che abbiano un valore una rete di terra deve essere certificata (dalle varie agenzie) ed operare in base a standard e procedure consolidate (il che include ovviamente concetti come il “product assurance”, “controllo di configurazione” ecc. ecc.).
Tutte cose che, torno a ripeterlo, per quanto attrezzati dei semplici privati non potrebbero mai offrire.

Senza considerare quanto “evanescente” sarebbe un segmento di terra basato su base volontaria rispetto ad una rete consolidata, basata su un meccanismo di turni che sia in grado di “coprire” le 24 ore per 7 giorni alla settimana per 48 settimane l’anno. Dubito che una qualsiasi agenzia spaziale, esordiente o ridotta alla
disperazione, possa far conto su di una risorsa del genere per programmi che costano milioni e decine di milioni di euro.

Senz’altro gli appassionati possono offrire un contributo, finanche alla ricezioned dei segnali, ma di contributo appunto si tratta, nulla di più.
Mi spiace ma la similitudine con gli astrofili, per quanto affascinante, in questo caso non funziona…

Ha ragione Peppe, purtroppo non c’è storia. Una cosa è ricevere la portante di MSL o di qualche altra sonda, un’altra è garantire la copertura, la decodifica dei dati, e il rapporto G/T necessario per tener su il data link. Ci vanno antenne di diversi metri (e queste magari qualche radioamatore le ha, ma sono pochissimi) ma anche soldi e lavoro - e su base volontaria non funziona mica.
E’ ferma anche la rete GENSO, che a me sembrava una eccellente idea, del tutto in linea con il pensiero di amoroso. Si tratta(va) di fare una rete di stazioni simili, in grado di seguire i nanosatelliti (cubesats e altri) lanciati per ricerca universitaria o comunque “educational”. Dove una stazione avesse avuto problemi, le altre sarebbero potute subentrare; oppure se un satellite ha problemi viene massimizzato il tempo di ascolto ad esso dedicato. Ogni università che lancia nanosatelliti attiva una propria stazione, e tutti cooperano con tutti gli altri. La rete era ideata come aperta anche alle stazioni radioamatoriali, con requisiti minimi. Purtroppo le persone nelle università coinvolte cambiano di continuo, e l’ESA non ha mai messo abbastanza fondi per farla partire, per cui il progetto, che doveva essere operativo tre anni fa, langue. Vedere www.genso.org, il sito è quasi vuoto (sono perfino stati rimossi dei contenuti). E questo era un progetto internazionale, promosso da ESA/NASA/JAXA in unione con diverse università.
Insomma, il segmento di terra di una missione come Phobos-Grunt ha un costo irrisorio rispetto allo spacecraft ed al lancio. Però coinvolge enti diversi, e forse il problema nasce da lì - nemmeno i russi hanno più soldi per le reti di ascolto.

Non proprio, il segmento di terra (laddove siano previste stazione multiple e/o navi ascolto in mare) costituisce una voce non trascurabile nel budget di una missione spaziale, tantopiù una interplanetaria.
Non solo “pesa” il costo del infrastrutture e dei mezzi coinvolti ma anche quello del personale, ad esempio per garantire una copertura 24/7 occorrono 3 team al giorno ed almeno 1 di backup per far fronte agli imprevisti (ferie, malattie, ecc.).

Io pensavo al mantenimento di un segmento di terra per molte missioni, non solo per una. Non mi sono spiegato bene… pensavo alla rete DSN della NASA o alla rete equivalente dell’ESA, che sicuramente costano un sacco, ma non seguono certo una missione sola. In questo senso il costo per missione è sicuramente più accettabile.
Però mentre scrivevo mi son reso conto che i russi al momento non hanno missioni fuori dalla LEO… o sbaglio?

Cioè i flight controller seguono più di una missione alla volta? Ad esempio di che missione parli?

Da quello che so io non è così, ognuno segue la propria missione, anche perchè per ogni diversa missione ci vogliono mesi di preparazione e una certificazione particolare. Semmai se la missione non richiede presenza continuativa, per risparmiare il centro di controllo è presidiato 24/7 solo da 1 o 2 persone durante la notte e i weekend mentre si popola di più durante le ore di ufficio. Però ammetto che non conosco tanto bene tutte le missioni non-manned, e mi riferisco alle poche missioni per le quali conosco un flight controller, quinidi potrei benissimo sbagliarmi

Devi anche considerare che non puoi tenere una persona sempre in turno, nè fargli fare tutti i weekend o tutte le notti. E poi devi considerare che hai una rotazione dovuta al fatto che la gente non regge a fare turni per più di qualche anno, quindi hai sempre qualcuno che se ne va e qualcun’altro che è in fase di certificazione. Per coprire ogni posizione 24/7 in genere ci vogliono una decina di persone.

Credo che IK1ODO intenda dire che con una struttura come il DSN o la rete ESA la parte di tracking, acquisizione e monitoraggio avviene con una struttura comune che segue tutte le missioni cui serve, per cui il costo è decisamente “spalmato”, i centri di controllo ovviamente rimangono indipendenti uno per ciascuna missione.

Anche vero che non avendo altre missioni nel sistema solare la Russia non ha molto su cui “spalmare”… è il gatto che si morde la coda…

Beh ma comunque il ground system (inteso come le sale di controllo, le backroom e tutti i computer che ci stanno dentro) è diverso per ogni missione in corso, e a missione finita è probabilmente obsoleto e non utilizzabile per missioni successive. E il mantenimento di questo richiede costi non indifferenti, sia a livello di hardware che di personale aggiuntivo.

Invece in comune tra varie missioni ovviamente ci sono le stazioni di comunicazione. White Sands è una al mondo, e viene usata per un sacco di cose :slight_smile:

Esatto, di questo si stava parlando, del Deep Space Network e della rete di tracking e comunicazione ESA, non dei centri di controllo. :wink:

dalla pagina twitter della Phobos Grunt:

Apparently a couple of objects of fairly small size drifted away from Phobos-Grunt on Nov 29 and were catalogued by USSTRATCOM #phobosgrunt

Adesso Phobos-Grunt perde addirittura i pezzi?
Buzz, è come dice Albyz, mi riferivo alla rete di comunicazione, rispondendo alle giuste obiezioni di Peppe.
Resta l’assurdità di non aver previsto, per un motivo o per l’altro, un contatto con la sonda in una fase critica del volo.

Se Phobos-Grunt perde pezzi non vorrei che il problema della sonda sia più “banale” di quanto si pensi…