I danni da radiazione possono essere transitori (SEU - Single Event Upset, causato dal “flip” di una porta o una cella di memoria) o permanenti, quando la dose assorbita rovina il reticolo del semiconduttore e quindi impedisce il funzionamento dei transistors. E’ comune misurare il degrado dei componenti all’aumentare della dose assorbita, e il progetto si fa utilizzando le caratteristiche minime garantite a quella dose (specificata solo per componenti “rad-hard”).
L’elettronica degli anni '70 era molto più resistente alle radiazioni di quella attuale. La continua corsa alla miniaturizzazione dei singoli componenti (transistors MOS e celle di memoria) obbliga ad avere aree di gate minuscole, che contengono pochi elettroni. Basta quindi una perturbazione piccola perchè il contenuto di una cella cambi, o un ampliificatore di lettura legga un valore errato in una cella di memoria. I transistors di 35 anni fa avevano aree centinaia di volte maggiore, e dato che anche la tensione di alimentazione era più alta (chi si ricorda i CMOS a 12 V ? Ora siamo sotto il V) l’immunità ai disturbi ed alle radiazioni era grande.
D’altra parte, le prestazioni dei calcolatori sono cresciute in modo esponenziale seguendo la “legge” di Moore, e l’affidabilità alla fine resta straordinariamente elevata. Leggevo qualche giorno fa di un progettista di sistemi a microonde, che iniziò a scrivere programmi di simulazione antenne su un Apple II, e il cui figlio ha appena acquistato una workstation con quattro processori, ad un prezzo comparabile (in $$$ svalutati) a quanto lui pagò il primo Apple. Beh, lui calcola che la potenza di calcolo (tempo di esecuzione dei suoi programmi) nel frattempo sia aumentata di 300 milioni di volte - non so se mi spiego. Trent’anni fa era impensabile che un calcolatore invertisse una matrice di 100x100 elementi; ora il PC da tavolo lavora di routine con matrici di 10.000x10.000 elementi.
Fra l’altro, la schermatura dell’elettronica nello spazio serve a poco. Un particella di alta energia che colpisce un nucleo dello schermo produce uno sciame di particelle, e gli effetti complessivi possono essere più deleteri dell’interazione primaria con il silicio.
Grandissime Voyager!!! C’è da dire che i prodotti migliori in fatto di elettronica non solo spaziale sono proprio quelli! Chi suona capisce bene perchè i chitarristi e non solo impazziscono per aggeggi costruiti fra i 60 e i 70: sono immortali e vanno da dio!!!
La cosa più impressionante, poi, sono i numeri: 113 UA per noi sono una distanza paurosa, quando per la luce hanno appena voltato l’angolo…
Scusate la domanda, ma di sistemi di bordo di sonde spaziali non sono molto pratico: ma i giroscopi non dovrebbero essere sempre in funzione per mantenere l’antenna puntata verso terra?
No. Sulle Voyager si è studiato un sistema che se non sbaglio si basa su microugelli che emettono un soffio di anidride carbonica nei punti strategici compensando il moto torcente della sonda.
Basta un piccolo serbatoio ed una perdita quasi infinitesimale per mantenere orientata la sonda per molto tempo, senza elementi meccanici/elettronici suscettibili a guasti e con spinte che non comportano problemi nel caso la sonda debba ruotare intorno a qualsiasi asse.
DJ, AFAIK non puoi NON usare un sistema doppio. A causa dell’attrito, i giroscopi non sono perfetti, e ogni tanto hanno bisogno di essere desaturati, ovvero di ridurre il momento angolare. A quel punto devi applicare una coppia esterna, e ti servono i razzi di assetto.
L’uso dei giroscopi (CMG) permette di risparmiare un sacco di energia nel controllo di assetto.