Mi preme ricordare sempre che SLS è un programma di spesa pubblica, prima di tutto il resto, studiato per non disperdere il patrimonio tecnico e umano del post-shuttle. Come tale non è in concorrenza con altri vettori.
Prima di tagliarlo il Congresso valuterà bene il pericolo di mettere per strada tutti coloro che lavorano, direttamente o nell'indotto, al programma SLS, che sicuramente non potranno essere riassorbiti completamente da attori privati. In ogni caso valutare se chiudere SLS sarà sempre una scelta strategica e politica, perché se ci si dovesse affidare alla pura convenienza economica probabilmente già ora SLS sarebbe spacciato come lanciatore di sonde o cargo. Se poi invece parliamo di lanciare umani le cose cambiano, e SLS non ha poi tanti concorrenti al momento (cioè altri razzi man rated con la stessa capacità di carico).
Quoto il pensiero di Marco, anche perché storicamente i russi si trovarono di fronte ad un dilemma del genere quando si trattò di chiudere (a mio avviso frettolosamente) il programma N1.
Seguendo le memorie di Boris Chertok (IV volume), Ustinov decise di mettere a capo del gruppo NPO Energia (ossia fondendo gli OKB-1e 56) il nemico di Korolev, ossia Valentin Pavlovich Gluskho proprio con l'intento di porre fine al programma N1, proprio quando questo era ormai giunto al punto di risolvere tutti i problemi precedenti con i nuovi motori NK-33 e con l'hardware di volo già pronto (N1 da 8L a 11L).
Lo shutdown costò vari miliardi di rubli dell'epoca e portò alla nascita dell'Energia il quale, pur funzionando bene, si rivelò un altrettanto vicolo cieco.
Nel caso attuale della NASA il vero "game changer" rispetto allo SLS non è il Falcon Heavy (a 2 o 4 boosters non importa) quanto il BFR.
Se si vericherà l'avvento del BFR provocherà un "terremoto" senza precedenti nel mercato spaziale nazionale USA ed internazionale, ed a quel punto veramente lo SLS sarà a rischio, per quante buone ragioni, politiche, sociali e di mantenimento dell'occupazione si possano considerare.