Dal sito di Paolo Attivissimo (www.attivissimo.net) risaliamo ad un interessante articolo del Los Angeles Times, a firma Annie Jacobsen.
La giornalista e’ riuscita ad intervistare i piloti della CIA che negli anni 50 e 60 sviluppavano gli aerei spia presso la famigerata Area 51. E’ infatti da poco caduto il segreto su parte delle attivita’ che si svolgevano in questo sito, ed anche l’Agenzia ha reso disponibile per il pubblico una gran mole di materiale.
E quei pochi superstiti, ormai ottuagenari, sono ora finalmente liberi di raccontare al mondo la loro esperienza.
Ken Collins, 80, era pilota collaudatore del progetto OXCART (precursore diretto del Blackbird) quando, nel 1963, precipito’ durante un volo di prova. Eiettatosi, atterro’ in un campo dove venne raggiunto da alcuni contadini che avevano recuperato la calotta del suo aereo e si offrirono di portarlo al relitto. Collins si invento’ che l’aereo trasportava ordigni nucleari, ed intimo’ di starne alla larga, dopodiche’ raggiunse una caserma della stradale e da qui la sua base.
I poveri contadini furono rintracciati e fu fatto loro firmare un documento che li impegnava al silenzio. Inoltre a Collins fu somministrato il famoso siero della verita’ (pentothal sodico), per verificare che nel suo racconto non vi fossero “omissioni”.
Il pilota si sottopose volontariamente al trattamento, ma fu riportato a casa dalla moglie ancora in stato confusionale ed abbandonato sul divano senza una parola di spiegazione: la poveretta penso’ che il marito si fosse sbronzato di brutto!
A tutt’oggi quell’incidente ufficialmente riguarda un F-105.
Anche il Colonello Hugh “Slip” Slater, 87, si occupo’ dell’A12-Oxcart, dopo aver effettuato diverse missioni di ricognizione a bordo dell’U2 sulla Cina. Quando nel 1960 l’U2 di Powers fu abbattuto in Russia, la CIA aveva gia’ piu’ di 200 specialisti al lavoro sull’Oxcart, con prototipi che volavano ad oltre mach 3.
Thornton “T.D.” Barnes, 72, si occupo’ del tracciamento radar degli aerei sperimentali, mentre Harry Martin, 77, esperto di carburanti aereonautici, gestiva il cospicuo approvvigionamento dell’Area 51 (mezzo milione di galloni, quasi 2 milioni di litri, di carburante al mese). Poiche’ gli aerei spia avevano missioni molto lunghe e serbatoi ridotti, spesso il suo lavoro lo portava da un capo all’altro del mondo per allestire un rifornimento.
Ultimo intervistato, il fisico Edward Lovick, 90, uno dei padri della tecnologia stealth: in base a quanto raccontato, non tutti chiamavano la base “Area 51”. Il suo superiore, il leggendario progettista Clarence L. “Kelly” Johnson la chiamava “Paradise Ranch”, forse per invogliare il personale a trasferirsi in mezzo al nulla insieme alle famiglie, che, peraltro, venivano visitate solo nel week end.
Niente alieni, niente ufo, quindi. Solo un progetto avanzatissimo con un velivolo cosi’ totalmente estraneo alle forme dell’epoca da ingannare moltissimi piloti civili (e militari!) che lo incrociavano per qualche secondo sui cieli del west americano.
In conclusione vorrei riprendere pari pari un pensiero di Paolo Attivissimo: se questi 50 anni fa volavano a mach 3, chissa’ cosa stanno provando adesso…