La Nasa cerca volontari che l’aiutino a trovare la polvere interstellare

BASTA AVERE UN COMPUTER PER CONTRIBUIRE DA CASA AL PROGETTO «STARDUST» DA MAGGIO PARTE LA RICERCA SU 1,6 MILIONI DI IMMAGINI, ECCO COME PARTECIPARE

5/4/2006

GUARDARE ma non toccare. Il monito riservato ai bambini un po’ troppo vivaci fino a qualche settimana fa valeva anche per gli astronomi. Adesso non più. Il 15 gennaio, dopo un viaggio di sette anni e tre miliardi di chilometri, la navicella «Stardust» ha riportato sulla Terra una capsula con un milione di granelli di polvere della cometa Wild 2 e da 40 a 100 granelli di polvere intestellare. Così per la prima volta gli astronomi possono toccare con mano le cose che da secoli guardano al telescopio.
La polvere di cometa raccolta da «Stardust», piuttosto abbondante, è già sotto studio in laboratori americani ed europei (anche in Italia, a Napoli e a Catania, come riferiamo qui accanto). I granelli di polvere interstellare, invece, sono così pochi che il primo problema è riuscire a individuarli. A questo compito tutti possiamo collaborare. Basta registrarsi in un sito della Nasa (http://stardustathome.ssl.berkeley.edu/), dimostrare di possedere poche nozioni di base, scaricare le immagini lanciate in Rete dall’ente spaziale americano e mettersi al lavoro con il proprio personal computer. Le prime microfotografie da analizzare saranno disponibili su Internet all’inizio di maggio. La «scopa» cosmica di «Stardust» era una specie di racchetta che la sonda ha estratto passando vicino alla cometa Wild 2 nel gennaio 2004. Il materiale della racchetta era il più leggero mai realizzato dall’uomo: un gel di silicio fatto al 99,9% di vuoto, una specie «fumo solido». Correndo a 26 chilometri al secondo, da un lato la racchetta ha raccolto la polvere cometaria, dall’altro quella interstellare. Entrambe sono rimaste intrappolate nel gel. Il compito di Stardust@home è individuare le polveri interstellari. Cosa difficile, perché sono poche e nessuno può sapere esattamente che aspetto abbiano: siamo alla prima cattura e mancano le foto segnaletiche… I tecnici della Nasa hanno suddiviso la superficie del gel (mille centimetri quadrati) in 1,6 milioni di piccole aree, e poi le hanno fotografate al microscopio, ricavandone altrettanti brevi film digitali. Se dovessero esaminarle degli astronomi professionisti, impiegherebbero più di vent’anni. Grazie alla collaborazione di migliaia di dilettanti si pensa di completare la ricognizione già entro il mese di novembre. I granuli hanno scavato nel gel minuscole gallerie rettilinee: occorre individuarle, aiutati da un software della Nasa, come già accade con Seti@Home, il programma per la ricerca di eventuali messaggi intelligenti nell’oceano di segnali raccolti dai radiotelescopi impegnati in normali ricerche di astrofisica. I fortunati di Stardust@Home che cattureranno qualche preda avranno l’onore della firma sugli articoli scientifici che ne deriveranno. Ovviamente i volontari potranno soltanto individuare tracce più o meno sospette, indizi che portano a «candidati» di granuli intestellari. L’ultima parola toccherà agli scienziati della Nasa che scremeranno i candidati selezionando quelli più credibili. Su di essi si concentreranno infine le analisi di laboratorio. Lo studio dei granelli interstellari è una esperienza che ci coinvolge emotivamente, perché noi siamo figli delle polveri cosmiche. A parte l’idrogeno, che risale al Big Bang, gli elementi chimici di cui siamo fatti vengono infatti fabbricati da reazioni termonucleari dentro le stelle. Quando le stelle muoiono esplodendo, sparano intorno atomi di carbonio, ossigeno, silicio, ferro…, che si solidificano in granuli interstellari generando nebulose, che a loro volta formeranno altre stelle, pianeti, e magari esseri viventi. Sarà come avere tra le mani la materi a prima da cui proveniamo.
da La Stampa Web

Che facciamo? Partecipiamo? :smiley:

Purtroppo il progetto è in ritardo e la collaborazione per la ricerca di granelli di polvere interstellare non è ancora iniziata.
Io comunque avevo fatto una sorta di pre-iscrizione e dovrei essere avvisato alla partenza del progetto.
Nel frattempo, sul sito:

http://stardustathome.ssl.berkeley.edu/

si può seguire un interessante e divertente tutorial che insegna ad utilizzare il Microscopio Virtuale, che servirà a cercare le tracce delle particelle catturate, nonchè a distinguere tali tracce dallo “sporco” e dai graffi che costellano la superficie dell’Aerogel.

Ciao, Fabio

Anche io avevo fatto la preiscrizione… mi ero anche dimenticato a dire il vero… nei piani doveva partire ad aprile… :?
Speriamo…