La sonda giapponese Akatsuki entra finalmente nell’orbita di Venere

Ottimo!! :beer: Attendiamo con ansia le prime immagini della superficie!

Temo che la sonda resterà al di sopra dell’atmosfera venusiana. :flushed:

Si, volevo dire… della superficie del mare di nubi. :grin:
Qualche foto fresca in alta risoluzione.

Grafica in merito all’orbita della sonda.


Qui http://global.jaxa.jp/press/2015/12/20151209_akatsuki.html qualche immagine ed info

Assolutamente incredibile.
Tra questa e Hayabusa… i giapponesi hanno questa vocazione (involontaria) a trasformare le loro missioni interplanetarie in episodi di una serie TV che si colloca tra Star Trek e McGyver, con Andy Weir (The Martian) come produttore esecutivo.

… il problema di raccontare queste cose in AstronautiCAST è che mi faccio emozionare, e poi gli spettatori si lamentano che non si capisce cosa dico :slight_smile:

Tranquillo, Mike, si capisce :slight_smile:
Per i veri nerd, ci sono molte informazioni sulla missione e sulla failure della valvola dell’elio in http://www.lpi.usra.edu/vexag/meetings/archive/vexag_9th/augSept11/presentations/Akatsuki.pdf e in http://www.lpi.usra.edu/vexag/Nov2012/presentations/12_Akatsuki_Imamura.pdf

Ti sei scordato che i giappici sono sempre anche kawai!

“Arriviamo quindi alle 23.51 GMT della scorsa domenica quando i 4 propulsori sono stati accesi per 20 minuti e 30 secondi, ben oltre la loro capacità di accensione continuata, necessari per compiere correttamente la frenata di inserzione orbitale.”

Questo periodo, tratto dall’articolo allegato a questo post, descrive in modo eccezionale le capacità della sonda in questione. Molte volte ci si fissa sui tempi di utilizzo/vita di un componente e anche questa volta si è potuto accertare come questi ultimi siano superabili.

Da qui mi viene spontaneo pensare che forse, qualche volta, si diano dei limiti molto bassi a quanlcosa che forse potrebbe essere utilizzato maggiormente ed ammortizzare così meglio i costi di costruzione.

Questo non è certo riferito solo alle sonde automatiche, ma si potrebbe ben estendere anche ai velivoli utilizzati dagli astronauti. E qui mi chiedo:" Perchè non provare a testare qualcosa nello spazio oltre i suoi limiti teorici?". Tale esperimento si potrebbe magari testare con una capsula Soyuz facendola rimanere agganciata alla ISS oltre la sua vita limite e vedere poi, sia in fase di rientro, sia dopo, come si comporta e che conseguenze abbiano subito le parti che la costituiscono.

Certo, omde evitare possibili rischi, queste prove andrebbero compiute in automatico e senza un equipaggio a bordo.

Per quel che concerne questa sonda, giusto per non andare off-topic, speriamo che possa svolgere al meglio la sua missione e dare ottimi risultati.

Nel caso di Akatsuki non avevano niente da perdere.

Chiedi a spaceX di testare i suoi supporti serbatoio oltre il limite di progetto…

Mio padre, nella sua saggezza da perito elettrotecnico classe 1927, mi disse che per rendere affidabile un circuito elettronico o meccanico, lo devi utilizzare molto dentro i margini stabiliti. :bookmark_tabs:

Dino Ferrari, mi sembra, diceva che la macchina da corsa perfetta doveva rompersi un metro dopo il traguardo. Lo spazio non è però, non più almeno, una corsa. Anche le stesse Soyuz probabilmente potrebbero rimanere agganciate di più ma le probabilità di un guasto aumenterebbero sempre più. Se il loro compito è di riportare a terra l’equipaggio perchè rischiare? In una discussione sulle MMU Buzz evidenziava come la prima preoccupazione di chi pianifica una missione sia proprio quella di minimizzare il rischio in ogni aspetto.

Sembra un po’ la storia di Mercury 10, almeno come la pensava Shepard:

Quando Cooper concluse la missione orbitale di un giorno e mezzo [16 maggio 1963], c'era un altro veicolo spaziale pronto per partire. Ebbi l'idea di farmi mettere lassù per restare fino a quando qualcosa finiva; fino a quando le batterie si scaricavano, fino a quando l'ossigeno si esauriva, fino a quando avremmo perso un sistema di controllo o di qualcosa di simile. Una missione di tipo aperto. E l'ho raccomandata così tanto che mi hanno detto che non volevano più sentirmene parlare.

Shepard ruppe le scatole a tutti, compreso Kennedy, ma gli risposero picche e il programma Mercury fu dichiarato concluso. Testare i limiti del veicolo, anche se c’erano capsula e vettore già realizzati e pronti per l’uso, non interessava alla NASA. Altri dettagli qui.

Bisogna pensare che la progettazione ingegneristica è tutta una questione di probabilità e di accettazione del rischio. Non è possibile garantire che un componente o un sistema duri per 5 anni. Si possono solo calcolare le probabilità che resista quel determinato tempo. E a quel punto scattano altre considerazioni: quanto siamo disposti a rischiare? È chiaro che quando ci sono di mezzo esseri umani o payload da milioni di dollari non ti puoi accontentare del 90% di probabilità…

Appunto, ha ragione mcarpe. Lasciate fare agli ingegneri i lavori di tipo ingegneristico - le variabili possono essere tante e del tutto non evidenti a chi osserva da fuori. Lo vedo ogni giorno anche nel mio lavoro, non è mai possibile dire esattamente quanto durerà un componente - non esiste un margine preciso, e a volte è difficile stimare i margini. Ad esempio, la valvola di Akatsuki è usata anche in altri sistemi spaziali, è un componente standard, e pur in condizioni apparentemente standard qui non ha funzionato (l’ipotesi è che si siano cristallizzati vapori di idrazina sulla valvola). Per cui ad Akatsuki è andata bene. D’altra parte non avevano alternative, e hanno provato a spingere i motori di assetto oltre i limiti. Ci va c…onoscenza, nella vita.

una bella immagine composita di Venere, ricavata da due differenti immagini riprese Akatsuki da distanze diverse, ottenute con il filtro UV1 e processate da Damia Bouic


Image Credits: JAXA / ISAS / DARTS / Damia Bouic

Alla fine ce l’ha fatta! Mitica… :beer:

Sapete se la missione sta ancora fornendo dati scientifici?

Non riesco a trovare un’immagine di Venere più nuova di dicembre 2017 dal sito https://vco.epi.it.matsue-ct.jp/search