Negli anni '40 è tempo di guerra, la Seconda Guerra Mondiale prima ed l'inizio della Guerra Fredda poi; con i due ordigni atomici sganciati sul Giappone il mondo veniva a conoscienza della forza dell'atomo e si scatena la corsa all'utilizzo dell'energia nucleare per l'mpiego militare.
Negli anni '50 è tempo di ricostruzione; a fianco alla corsa alle armi atomiche si scatena anche la corsa all'utilizzo dell'energia nucleare per scopi civili: prima per le centrali atomiche, poi per la propulsione navale (purtroppo quest'ultima non risulterà conveniente dal punto di vista economico, fatta eccezione per le navi rompighiaccio).
Pochi sanno che nell'impiego dell'energia nucleare per scopi civili si pensò anche alla propulsione spaziale; in particolar modo negli USA nel 1958 nacque "Project Orion" (da non confondere con l'attuale navicella "Orion").
Tale progetto verteva sulla possibilità di utilizzare l’energia nucleare per la propulsione spaziale in maniera davvero singolare: si trattava, infatti, di fare esplodere degli ordigni atomici alla base della navicella spaziale, la quale verrebbe spinta dall’onda d’urto. La navicella ovviamente avrebbe avuto un massiccio disco d’acciaio alla sua base che avrebbe assorbito l’onda d’urto e l’avrebbe trasmessa allo scafo tramite degli ammortizzatori.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare l’obiettivo principale di tale porgetto doveva essere l’abbattimento dei costi per mandare in orbita le navicelle spaziali, le quali poi avrebbero usufruito di tale sistema di propulsione anche per i viaggi interplanetari. La navicella sarebbe partita con tradizionali razzi a propulsione chimica, ma arrivata ad una certa altezza sarebbe stata spinta in atmosfera da una o più esplosioni atomiche, e poi di nuovo con una o più esplosioni atomiche attraverso lo spazio interplanetario.
Nel 1965 tale progetto naufragò per i seguenti motivi:
- a) la difficoltà di utilizzare le spaventose esplosioni atomiche per mandare in orbita un oggeto integro;
- b) la firma di un trattato con l’Unione Sovietica per vietare le esplosioni atomiche in atmosfera;
- c) gli enormi stanziamenti economici per la NASA (dati al fine di raggiungere l’obiettivo di mandare l’uomo
sulla Luna) rendevano facile la progettazione e l’utilizzo di possenti razzi tradizionali a propulsione
chimica, e quindi veniva a mancare la principale ragion d’essere del “Project Orion”.
Negli anni '70 l'idea di utilizzare l'energia nucleare per la propulsione spaziale venne ripresa con il progetto "Dedalus". Questa volta, però, il principio di base era diverso: niente più esplosioni atomiche, ma solo un piccolo reattore nucleare dentro la navicella che avrebbe prodotto calore per scaldare un gas che fuoriuscendo a pressione da un ugello avrebbe fornito la spinta in avanti per via del 3° Principio della Dinamica ("Azione e Reazione"). Insomma la navicella, una volta raggiunto lo spazio con razzi tradizionali, avrebbe funzionato come una locomotiva a vapore: si scalda un gas e questo invece di premere su uno stantuffo fuoriesce da un ugello fornendo la spinta.
Dopo alcuni anni ci si rese conto che tale tecnologia conduceva ad un vicolo ceco. Infatti da un lato bisognava portarsi dietro molto gas poichè una volta finito questo la propulsione terminava definitivamente. Dall'altra molto gas equivaleva a molto peso, e questo diminuiva la spinta che si otteneva. Insomma era la classica situazione del cane che si morde la coda!
Da allora ci sono stati diversi altri progetti per utilizzare l'energia nucleare per la propulsione spaziale, tra cui il "Progetto 242" sviluppato dall'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) su impulso del premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia, ma nessuno ha trovato applicazione pratica al di là della sperimentazione (e a volte non si arrivava neanche a questa!).
Cosa ne pensate di riproporre “Project Orion” con le moderne tecnologie?
Niente esplosioni in atmosfera: la navicella raggiungerebbe l’orbita con i razzi tradizionali.
Sempre con mezzi tradizionali raggiungerebbe Marte, ma per il viaggio di ritorno invece di aspettare che la Terra ed il pianeta rosso tornino nella posizione ottimale, si riparte subito alla volta di casa, con una poderosa spinta supplementare data da una esplosione atomica. Oppure si utilizza una esplosione atomica anche per il viaggio di andata, così ci si può permettere il lusso di avere una navicella molto più grande e pesante (a questo punto si dovrebbe più propriamente parlare di “Nave Spazale” e non “navicella”)
Come nel “Project Orion” poichè nello spazio c’è il vuoto, bisognerebbe porre tra l’ordigno atomico e il disco di base della navicella delle sacche di gas (oppure della zavorra). Queste verrebbero disintegrate dall’esplosione e proiettate violentemente sul disco di acciaio fornendo la spinta supplementare.
Ovviamente dietro il disco di acciaio ci vuole un massicio disco di piombo per schermare lo scafo dalle radiazioni prodotte dall’esplosione atomica, e sempre di piombo dovrebbero essere le pareti per proteggere gli astronautici dalle massiccie radiazioni presenti nello spazio interplanetario; ma con un poderoso mezzo di propulsione spaziale (dato dalle esplosioni atomiche) il peso non è un problema!
Dal punto di vista tecnico, cosa ne pensate?