La diretta dell’ultimo volo aveva fatto pensare ad un cambio della strategia comunicativa di Blue Origin. In realtà, da allora, Bezos ha mantenuto un quasi totale silenzio sulla sua attività. Oggi gli iscritti alla sua mailing list hanno ricevuto questo messaggio in cui si parla del prossimo volo, previsto per ottobre. Anche questa volta si metteranno alla prova i sistemi di sicurezza del New Shepard, con il rischio di sacrificare il veicolo.
Eccone una traduzione veloce (i video erano linkati alla email)
[i]Il nostro prossimo volo, comunque vada a finire, sarà drammatico.
Come le capsule Mercury, Apollo e Soyuz, il New Shepard ha un sistema di fuga che può mettere rapidamente in sicurezza il modulo con l’equipaggio se viene rilevato un problema al booster. Il nostro sistema di fuga, però, è disegnato in modo diverso rispetto agli esempi citati. Quelli montavano il motore di fuga su una torre sopra la capsula - una configurazione “a trazione” - il motore di fuga avrebbe tirato la capsula allontanandola dal razzo in avaria. Ma poiché una capsula non può rientrare nell’atmosfera terrestre o aprire un paracadute con una torre in cima, la torre, insieme con il motore di fuga, doveva essere espulsa in ogni volo - anche in quelli nominali. Perdere un motore di fuga in ogni volo fa salire i costi in modo significativo. Inoltre, l’operazione di espulsione è di per sé critica per la sicurezza. La mancata espulsione della torre ha esiti catastrofici.
Il motore di fuga del New Shepard spinge piuttosto che tirare e viene montato sotto la capsula invece che su una torre. Non vi è alcuna operazione di espulsione. In una missione nominale il motore di fuga non va perduto e può essere usato in più voli. Abbiamo già testato con successo il nostro sistema di fuga a spinta, in molte prove a terra e in un pad test, ma durante prossimo volo ci sarà la prova più dura. Attiveremo intenzionalmente una fuga durante il volo e nelle condizioni più difficili: a velocità transonica, al momento della massima pressione aerodinamica.
L’ultima prova di un sistema di fuga in volo si è svolta durante il programma Apollo. Tra 1964 e 1966 i test sono stati eseguiti con il mockup di una capsula Apollo utilizzando un booster “a perdere” chiamato Little Joe II.
Noi faremo la nostra prova di fuga in volo con lo stesso New Shepard riutilizzabile che ha già volato quattro volte. Attiveremo il sistema di fuga circa 45 secondi dopo il decollo alla quota di circa 16.000 piedi. I sistemi di separazione ridondati staccheranno la capsula per l’equipaggio dal razzo nello stesso istante in cui si accenderà il motore di fuga. Potete farvi un’idea di ciò che accadrà da questa animazione.
Il motore di fuga spingerà la capsula di lato, fuori del percorso del booster. La parte ad elevata accelerazione della fuga durerà meno di due secondi, ma grazie ad essa il modulo per l’equipaggio si troverà rapidamente a centinaia di piedi e su una diversa traiettoria. La capsula passerà due volte attraverso velocità transoniche (dove il controllo è più difficile): al momento dell’accelerazione di fuga e durante la decelerazione successiva. Poi procederà per inerzia, stabilizzata dai propulsori di assetto, fino a quando inizierà a scendere. I tre paracadute pilota si apriranno nei primi momenti del suo percorso di discesa, seguiti poco dopo dai paracadute principali.
Che ne sarà del booster? Si tratta del primo razzo che ha volato oltre la linea di Karman nello spazio ed è atterrato verticalmente sulla Terra. E la cosa è stata ripetuta diverse volte. Ci piacerebbe davvero ritirarlo dalle operazioni dopo questa prova e metterlo in un museo. Purtroppo, non è molto probabile che le cose vadano in questo modo. Il test probabilmente lo distruggerà. Il booster non è stato progettato per sopravvivere ad una fuga in volo. Il motore di fuga della capsula di salvataggio investirà il booster con le 70.000 libbre di forza fuori asse dei suoi gas di scarico incandescenti. L’aerodinamica del veicolo cambierà rapidamente, non avendo più davanti la capsula ma l’anello-deflettore, e il tutto avverrà alla massima pressione dinamica.
Tuttavia, il booster è molto robusto e le nostre simulazioni Monte Carlo mostrano che c’è qualche possibilità di superare queste difficoltà e di recuperare il booster. Se il razzo riesce a sopravvivere a questo volo - il quinto - lo ricompenseremo per il suo servizio con una festa di pensionamento e lo metteremo in un museo. Nel caso più probabile che si finisca per sacrificarlo in servizio durante questo test, quando si attiverà la fuga avrà ancora la maggior parte del suo propellente a bordo e l’impatto con la superficie del deserto sarà decisamente impressionante.
Il test si dovrebbe svolgere nella prima parte del mese di ottobre e sarà trasmesso in diretta per il pubblico. Seguiranno altri dettagli
Se qualcuno vi ha inoltrato questa email e voleste iscrivervi a questi aggiornamenti voi, potete farlo qui. Nella mia prossima email spero di darvi qualche anticipazione sul veicolo orbitale sui cui stiamo lavorando da qualche anno.
Gradatim Ferociter!
Jeff Bezos[/i]