A conferma della “russità” di questo lancio (il primo lancio “serio” OneWeb con 34 satelliti, il secondo, se si considerano i 6 del febbraio 2019), Roscosmos pubblica le foto del rollout al sito 31, senza minimamente citare Arianespace.
Dal presskit di Arianespace pubblicato sopra si evince che il fairing è di tipo ST. Quindi il lanciatore andrebbe identificato come Sojuz STB/Fregat, come @astronautibot fa per i lanci da Kourou e non come Sojuz 2.1b/Fregat, come leggiamo nell’intestazione. Non so se è il caso di segnalare la cosa ai gestori delle API.
34 satelliti a botta non e’ male, dipende anche dai costi di produzione e di lancio e dalle prestazioni della rete, ma forse ci sara’ competizione. Aspettiamo i grafici di Jonathan McDowell…
Secondo me sono questioni contrattuali (ad esempio, che ogni tot lanci uno va fatto dalla Russia, posto che payload e orbita lo consentano, per garantire lavoro alla manodopera locale). Il lancio e’ operato da Starsem (logo visibile anche sugli stadi del razzo), che e’ una joint venture euro-russa che commercializza i lanci con il vettore Soyuz.
Io sarei portato a pensare che lancino da dove costa di meno. In questo caso i costi sono fondamentali.
Un lancio dall’equatore da vantaggi sulle prestazioni, anche se meno per un orbita molto inclinata. Per il resto suppongo che lanciare dal Kazakhstan , che comunque non e’ Russia, costi di meno… Ma e’ tutto rigorosamente tirato a indovinare.
A differenza di Starlink il rilascio dei satelliti è maggiormente dilazionato.
Ancora nessuna osservazione fotografica da terra per verificare l’albedo e la formazione al dispiegamento. Prime stime danno la visibilità solo in zone a nord del globo. Scandinavia e altri posti freddi tipo Polo.