Carissimi,
vi scrivo da Baikonur (sito 254) dove negli ultimi giorni abbiamo effettuato gli ultimi test di qualifica ed accettazione del telescopio ultravioletto Mini-EUSO (http://jem-euso.roma2.infn.it/?page_id=818 ), uno degli esperimenti che sara’ effettuato da Luca Parmitano (e dalla controparte russa) e di cui sono l’(ir)responsabile.
Giovedi’ scorso l’apparato e’ stato preso in consegna da Energia per la sterilizzazione e ieri e’ stato integrato nel modulo abitativo della Soyuz, di traverso al boccaporto che conduce al modulo di rientro.
Uno dei responsabili ha detto che Fedor sara’ attivato nel corso del lancio e svolgera’ alcuni compiti (ma non ha specificato quali). Come scritto sopra il roll-out e’ previsto per lunedi’ mattina ed il lancio per il 22.
sotto le foto allego la bozza del comunicato stampa dell’INFN (soggetto a modfiche, ma la sostanza e’ quella).
grazie mille degli aggiornamenti in questo thread ed in generale
Marco
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Sara’ lanciato il 22 agosto 2019 il veicolo spaziale Soyuz MS14 dal cosmodromo di Baikonur con a bordo Mini-EUSO (Multiwavelength Imaging New Instrument for the Extreme Universe Space Observatory), un telescopio per raggi UV sviluppato da una collaborazione internazionale guidata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN. Il progetto proviene da un accordo fra l’ Agenzia Spaziale Italiana ASI, ente finanziatore, e l’Agenzia Spaziale Russa Roscosmos. Il MAECI – nell’ambito dei progetti di grande rilevanza tra Italia e Giappone – contribuisce al progetto. La Soyuz raggiungerà la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) dove l’astronauta Luca Parmitano attiverà il telescopio.
Mini-EUSO è un esperimento coordinato da Marco Casolino, primo ricercatore presso la sezione INFN di Roma Tor Vergata. Si tratta di un telescopio che osserverà la Terra dal modulo russo Zvezda della ISS. Sarà puntato verso la Terra per registrare le emissioni ultraviolette di origine cosmica, atmosferica e terrestre. L’ottica a lenti di Fresnel e la superficie focale basata su fotomoltiplicatori multianodo consentono di raggiungere una sensibilità senza precedenti, permettendo di rivelare ciascun fotone emesso in un campo di vista di 40 gradi con una frequenza di 400.000 immagini al secondo. Una delle caratteristiche principali dell’apparato è la capacità di effettuare osservazioni su diverse scale temporali, da qualche microsecondo in su, e di poter correlare i dati con quelli provenienti da due telecamere ancillari, sensibili nelle bande del visibile e del vicino infrarosso.
Gli obiettivi scientifici di Mini-EUSO sono molteplici e si estendono su più campi: sarà realizzata, per la prima volta, una mappa delle emissioni notturne della Terra nell’ultravioletto e delle variazioni di natura sia antropiche, che di biolumiscenza, legate a particolari comportamenti di plancton e alghe. Saranno studiati anche fenomeni atmosferici nell’alta atmosfera e la possibilità di identificare e rimuovere detriti spaziali. Saranno studiate anche le meteore, ricercando tra questi segnali quelli provenienti da un particolare stato della materia nucleare, la materia strana, uno stato della materia ancora mai osservato, ma previsto da vari modeli teorici. Mini-EUSO è in grado di osservare raggi cosmici di altissima energia, cioè particelle la cui esatta natura è ancora dibattuta e che si presume provengano da altre galassie.
“Mini-EUSO è il frutto di un’ampia collaborazione internazionale di ricercatori che hanno dapprima sviluppato le nuove tecniche di rivelazione nell’ambito del programma JEM-EUSO e poi hanno costruito un apparato con tempi e costi estremamente contenuti per un progetto spaziale di questa complessità”, racconta Casolino e conclude, “Questo telescopio, che è stato integrato nei laboratori della Sezione INFN e del Dipartimento di Fisica di Roma Tor Vergata, contiene anche una serie di rivelatori di nuova generazione come i Silicon-Photomultipliers , con l’obiettivo di studiarne il comportamento e la loro capacità di resistere all’ambiente spaziale. La tecnologia sviluppata nell’ambito di questo esperimento sarà utilizzata in future missioni spaziali e su palloni stratosferici, come il progetto NASA SPB-2 ( Super Pressure Balloon flight 2 ) il cui lancio è previsto dalla Nuova Zelanda per il 2022“