Ciao a tutti!
Dopo la mia prima settimana di vita e di lavoro in Francia, ecco il momento di qualche libretto appena acquistato. Tutti molto interessanti! Un panorama editoriale nemmeno lontanamente paragonabile a quello italiano…
OT: a tutti quelli che sono in cerca di un lavoro, in particolare i neolaurati, e che non hanno grandi vincoli familiari che li trattengono, consiglio vivamente un periodo di lavoro in Francia. Tutt’un altro modo di lavorare!!
Scusate, ma nell’ultima copertina non è raffigurato un Vega, che è prevalentemente italiano e non francese?
In Francia si lavorerà anche meglio di qua ma quanto a furberia (di appropriarsi di un vettore frutto in gran parte di lavoro e soldi di altri) non sono male neanche loro!
La copertina non rende giustizia al libro, che parla quasi unicamente di Veronique, Diamant e Ariane, e che dedica solo un paio di righe al Vega.
Detto questo, e ricordando che i toni polemici andrebbero riservati ad altre occasioni, la Francia e’ il partner numero 2 nel programma Vega (che da noi e’ trattato come se fosse un vettore “nazionale” italiano…) e contribuisce per i 2/3 allo sviluppo del primo stadio P80 http://esamultimedia.esa.int/docs/VEGA.pdf
Sapevo che la Francia è il secondo partner nello sviluppo di Vega, come sapevo che il programma Vega non è interamente nazionale, però visto che la Francia è meritatamente il primo partner nel programma Ariane, sarebbe, innegabilmente stato più corretto e più in accordo con il titolo del libro mettere in copertina una bel Ariane 5. Tanto più che al Vega dedica solo poche righe. Della serie date a Cesare quello che è di Cesare,… !
Se in Italia si stampasse un libro sulla storia della astronautica italiana sarebbe più giusto mettere in copertina un Ariane 5 o un bel lancio di un San Marco dal nostro poligono di Malindi?
Comunque la mia voleva essere una osservazione e una precisazione e non la generazione di una discussione polemica! se non ci fosse la Francia, Ariane non esisterebbe e probabilmente non esisterebbe neanche l’ESA e quindi tanto di capello ai nostri cugini d’oltralpe! Però qualche puntino sulle i ogni tanto ci vuole!
A proposito di Vega ci sono delle novità? A quando il tanto atteso primo lancio?
Ci vuole veramente poco per i francesi ad avere un panorama editoriale migliore del nostro, anche perché il francese è una lingua molto più diffusa a livello mondiale, che ha un numero molto più grande di locutori, rispetto all’Italiano, e che è lingua ufficiale in un numero di paesi nettamente superiori al numero dei paesi che hanno come lingua ufficiale l’italiano. Con basi simili è giocoforza che le pubblicazioni in francese siano molto di più, un discorso analogo vale sicuramente per l’inglese (anche di più che per il francese), per lo spagnolo e per il tedesco.
La lingua di Dante è una bella lingua ma non è molto parlata e questo porta ovviamente a degli svantaggi, del resto basta cercare qualunque argomento su internet e si troveranno molti più risultati in francese e in inglese che in italiano.
La diffusione della lingua non spiega tutto. Francia e Inghilterra hanno una tradizione di vivace interesse per la scienza e la tecnologia che risale alla fine dell’800, quando i mercati prevalenti erano quelli nazionali.
sono d’accordo. tanto piu’ che il poco mercato in italia e’ costituito per lo piu’ da opere “entry level”, mentre questi sono libri che vanno a una certa profondita’ nei loro argomenti
Be certamente pesa, a nostro svantaggio, la nostra, tradizionale, preferenza per le materie umanistiche! E questo unito a un mercato molto più piccolo ha gli effetti tutt’altro che positivi che sappiamo! Un po’ più di interesse per le materie scientifiche a livello editoriale (e non solo) sarebbe più che auspicabile!
l’ Italia, com’ è noto, è uno dei paesi europei ove si leggono meno libri quindi è logica e matematica conseguenza che le pubblicazioni di libri siano adeguate al target così come il target è adeguato ai libri venduti.
Direi che abbiamo un bel po’ di difetti riguardo alla lettura che si riflettono nell’editoria di libri in lingua italiana!
L’unica sarebbe leggere i libri in inglese, in francese o in altre lingue straniere comprandoli, magari, su ebay, peccato che noi italiani abbiamo un altro grande difetto, che (in genere, a parte lodevoli eccezioni) studiamo poco e male le lingue straniere!
Io personalmente se comprassi gli interessanti libri proposti all’inizio di questo topic farei un bel po’ di fatica a leggerli. Se fossero in inglese la situazione migliorerebbe, ma fino ad un certo punto (ho una certa carenza di vocaboli tecnici). Insomma dovrei vergognarmi!
a vergognarsi non dovrebbero essere le persone che fanno una riflessione come la tua bensì coloro che non giungono neanche molto lontanamente ad intuirla dato che l’ unico ostacolo sarebbe rapprensentato dalla lingua non italiana di questi libri e poichè il lettore medio italiano non aquisterebbe mai questi ed altri libri anche di altre materie prodotti con più alto standard qualitativo neanche se venissero tradotti in tutti i dialetti e derivati italiani ecco che si innesca nel mercato il circolo vizioso del lettore poco esigente=pubblicazioni scadenti e viceversa.
Grazie…, sei forse troppo buono, anche se a mia parziale scusante (e forse non solo mia) sta il dato di fatto che per una serie di motivi (e non sempre per colpa degli insegnanti, ma spesso per altre colpe) le lingue straniere di solito non sono insegnate molto bene nella scuola italiana!
Alle superiori avevo preso l’esame di inglese. Il professore “estivo” che ci preparava per l’esame a settembre aveva trovato un trucco per farci studiare:
i compiti erano basati sul fatto che dovevamo parlare con una inglesina e convincerla ad uscire con noi, una volta usando il “future in the past”, l’altra con il “perfect continuous” etc etc
Resuscito il topic per segnalare quest’altro libro, arrivato questa settimana nella mia posta…
Il titolo non gli rende giustizia. Si tratta soprattutto della storia del contributo assai poco noto e poco pubblicizzato degli ex “missilisti” tedeschi alla missilistica francese. Con tantissime foto mai viste…
Quindi anche i nostri cugini per sviluppare i loro, bei, vettori della serie “pietre preziose” hanno utilizzato materiali e conoscenze prede di guerra! Avrei dovuto immaginarlo! Ovviamente!