Alimentazione spaziale: presenza di nutrienti animali per le missioni di lungo periodo.

La risposta è: ciclo parzialmente aperto.

Per quel che ne so, nessuno sta pianificando un ciclo completamente chiuso. Questo anche perché comunque il numero di piante che si coltiveranno sarà sempre limitato e comunque perché il riciclo non è mai al 100%.
L’obiettivo dell’ECLSS Biorigenerativo è di chiudere il ciclo il più possibile, per ridurre il numero di consumables portati da terra, ma non lo porterà mai a zero.
Il che significa che sgombro e simili si continueranno a mangiare dalle scatolette, così come si fa oggi…

Grazie Matteo F. per non lasciarmi da solo contro questi assatanati di sangue. :stuck_out_tongue_winking_eye:

Dire che le proteine animali e vegetali non sono intercambiabili é riduttivo; intanto si deve parlare di amminoacidi, che derivano dalle proteine dalle quali ne sintetizziamo autonomamente 12 con il nostro metabolismo, e 8 no (i cosiddetti amminoacidi essenziali che dobbiamo trovare pronti nei cibi). Tra gli 8 amminoacidi essenziali ce ne sono alcuni difficili ma non impossibili da trovare nelle verdure, tra cui l’isoleucina presente comunque nelle arachidi, nei legumi e nei pinoli, molto importante.
Ecco, detto così é troppo semplificativo: non a caso ci sono medici specializzati chiamati dietologi, anche se chiediamo sempre tutti al medico generico che ne sa poco, perché sono tante le cose da considerare: digeribilità, valore biologico, associazione, indice chimico, rapporto di efficienza proteica, limitanza, etc.
Certo, con una bella bistecca tratta da un animale scannato si fa presto a fare il pieno di amminoacidi, riempiendosi anche di ormoni, antibiotici, acidi grassi ed altri nutrienti indesiderati. Per questo i vegani, che non sono i nazivegani e non sono le persone emaciate e complessate dell’immaginario comune, stanno particolarmente attenti a differenziare ed equilibrare la dieta. Io personalmente che ne sono circondato (io sono “solo” vegetariano), non ho MAI trovato analisi del sangue sballate o carenze alimentari particolari in essi; anzi, IMHO, godono tutti di una salute migliore. Invece chi parla dei “piaceri della carne” e delle meravigliose grigliate é generalmente in sovrappeso :grin: :stuck_out_tongue_winking_eye:. Ah beh veh.

Invece é vero che nello spazio le radiazioni generano molti danni biologici, e che le sostanze riparatrici utili si trovano solo nei vegetali freschi.

Quindi la vera domanda secondo me dovrebbe essere: come avere nutrienti vegetali freschi e vari nello spazio, non volendo dipendere da integratori? Anche se immagino che questa sarà una condizione che non si verificherà mai, visto che pure per marte sono previsti continui carichi di rifornimento. EDIT: ecco, Buzz mi ha preceduto su quest’ultima :stuck_out_tongue:

Ok a non fare di tutta un’erba un fascio per i vegani, ma occhio a non contraddirsi quando si parla di onnivori. :wink:

Agh Veronica non trasformarmelo in blob :P, nel contesto stava come battuta. Io metto sempre un pò di pepe quando scrivo, oramai mi conosci. :stuck_out_tongue_winking_eye:

Buzz come ti vorrei a cena a casa mia… il concetto che la privazione di carne sia un fattore impattante per la psiche, é relazionabile solo alle abitudini individuali. IMHO nello spazio é più importante la buona e saporita cucina, e trovare un metodo diverso di somministrazione. Io-astronauta pure se fossi onnivoro (lo sono stato per 40 anni) non sopporterei più che altro le buste squeeze di pappette riscaldabili a lungo! A tal proposito, pure Samanta si é dichiarata entusiasta di tornare a mangiare anche solo nel piatto poggiato sul tavolo, del cibo fresco, ricordate?

Guarda che io molto spesso mangio vegano, se non altro perché un piatto di pasta pomodoro non contiene niente di animale. Ma da buon ligure, se faccio il pesto mi tocca metterci il parmigiano :stuck_out_tongue_winking_eye:

Cerchiamo di tornare in topic e di fare un discorso più interessante di una guerra tra religioni, perché intanto da lì non ne usciamo :wink:

Quando parli di una missione spaziale che dà da mangiare agli astronauti con un ECLSS biorigenerativo, non la puoi paragonare ad un vegetariano/vegano a terra, per molti motivi.

Innanzitutto, perché per necessità, la variabilità dei vegetali coltivati è enormemente inferiore a quello che possiamo trovare al supermercato. Stiamo parlando di piante che devono essere coltivabili per via idroponica o aeroponica, devono richiedere meno “manutenzione” possibile e devono avere una resa di nutrienti in paragone al materiale di scarto più alta possibile. Questo perché l’obiettivo è sempre lo stesso: ridurre la massa lanciata da Terra e ottimizzare il tempo dell’astronauta.

Se l’astronauta va su Marte ma poi deve passare metà del suo tempo a fare il contadino, la missione dovrà durare il doppio del tempo.
Se coltiva una pianta che ha un sacco di prodotti di scarto, poi dovrò aggiungere al sistema qualche altro sottosistema che ricicla quei prodotti di scarto, oppure dovrò buttare quei prodotti di scarto, così riducendo il livello di “chiusura” del ciclo.
Se poi quella pianta richiede 100 litri d’acqua per metro quadrato al giorno, allora dovrò sviluppare un sistema di irrigazione e di riciclo dell’acqua che possa gestire quantità del genere.
E se ogni pianta diversa richiede temperature e umidità di uin certo tipo, allora dovrò sviluppare tante serre diverse, ognuna con un’atmosfera controllata.
E qui mi fermo, ma ci sono mille altri fattori da considerare…

Insomma, la selezione della dieta in una missione spaziale che si basa su un ECLSS biorigenerativo non è qualcosa che si può liquidare facilmente. Ci sono fior fior di studi, di test, di sistemi in via di sviluppo, che testano tutto il sistema nel suo insieme, ovvero l’astronauta, la sua dieta più variabile e più completa possibile, e tutti i sottosistemi che ci stanno intorno. Il tutto regolato in base alla durata della missione (una missione di 2 anni avrà soluzioni diverse rispetto a una missione di 10 anni).

Per la cronaca, secondo calcoli che ho fatto qualche anno fa quando su queste cose ci lavoravo, fino a circa 5 anni di missione conviene ancora portarsi il cibo da casa e basarsi solo su un ECLSS fisico/chimico. Il biorigenerativo comincia a convenire dai 5 anni in su. Il che significa che le “sortie” missions per Marte in stile Mark Watney non avranno niente del genere. Il povero Mark si è trovato a coltivare patate solo perché era bloccato su Marte…

In sintesi, prima di ogni missione di lunga durata passare dall’Esselunga :slight_smile: