Amazon AWS Ground Station

Amazon ha annunciato AWS Ground Station, una serie di servizi rivolti gli operatori satellitari. Non mi è chiaro quali specifici servizi e infrastrutture saranno disponibili ma mi pare di capire che comprendano delle stazioni di tracking di terra, oltre allo spazio nel cloud AWS per i dati ricevuti dai satelliti.

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Questo il pezzo sul blog di aws, con qualche dettaglio tecnico extra.

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Premettendo che mi serve il tempo di leggere bene e ponderare il tutto, quando ho ricevuto la mail da aws stamattina non ho potuto soffocare una risata amara.
Attori di mercato che negli anni hanno investito nelle infrastrutture e nelle tecnologie software e hardware di big data potrebbero presto soppiantare i gli inefficienti e finanziariamente asfittici ground segment di molte agenzie spaziali, a tutto vantaggio del calo dei costi e aprendo le porte al mercato di gestire i dati e le operazioni (quanto meno per la parte di ground segment) per gli operatori di flotte di satelliti (StarLink, OneWeb ecc)…
Una grossa fetta del know-how una volta trattenuto dalle agenzie spaziali ormai e’ pienamente nelle mani dell’industria, che grazie all’economia di scala potrebbe farlo costare molto meno di molti attuali contratti in essere…
Staremo a vedere.

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Uno può pensarla come vuole dal punto di vista economico e filosofico… ma è comunque una prospettiva che mi entusiasma!

… a patto che le agenzie non si fossilizzino sulle posizioni precedenti.

@bigshot sicuramente. Ovviamente lavorando in un’agenzia spaziale che sviluppa lo stesso servizio “in house” ho il classico “mixed feeling” ma penso anche io che sia un’evoluzione positiva per il futuro dell’industria aerospaziale.

Questa notizia ha varie chiavi di lettura:

  • le agenzie spaziali in genere servono per fare ricerca di base con fondi governativi, quella ricerca che normalmente non tutte le aziende possono permettersi, e quindi il trasferimento del know-how al sistema industriale e’ cosa buona e giusta, ed e’ fondamentalmente parte del mandato stesso per cui esistono.
  • proprio per il meccanismo di cui sopra, le agenzie dovrebbero cominciare a lavorare su qualcosa di innovativo dopo che il ciclo di sviluppo di una certa tecnologia si e’ concluso e di risultati sono stati passati all’industria.
  • non sono certo di poter dire che in ambito europeo stiamo davvero innovando nel settore del ground segment. E parlo non tanto delle ground station, che per quanto riguarda ESA sono allo stato dell’arte, quanto di tutto il sottobosco di software,servizi e infrastutture di contorno.
  • Mi colpisce che questa offerta non sia arrivata da un attore dell’industria aerospaziale (Ok Blue Origin e Amazon fanno capo alla stessa proprieta’ quindi sono sicuramente permeabili) come che so, Airbus, e che non esista ad oggi in europa un’industria capace di mettere sul mercato quel servizio in quel modo. Forse siamo rimasti indietro.
  • Con un potenziale mercato fatto di costellazioni di migliaia di satelliti, come europei potremmo aver gia’ perso questo treno e dover rincorrere a suon di fondi pubblici…

Vedremo. Intanto complimenti ad Amazon!

Confesso di non aver letto il DOC di AMAZON però anche io mi aspettavo che una proposta simile venisse da AIRBUS, magari con i suoi EDRS. Avevo anche partecipato (come azienda) ad un contest proprio su queste tematiche tempo fa (https://www.airbus.com/newsroom/press-releases/en/2017/01/airbus-launches-enter-the-spacedatahighway-challenge.html) ma poi non ho saputo più niente :neutral_face:

La gran parte di un ground segment, di qualsiasi missione, non ha assolutamente niente di speciale. È infrastruttura, è “plumbing”, è software e hardware che risponde a esigenze che qualsiasi missione ha. Con un certo grado di “configurabilità”, ma i concetti di base sono identici. Ovunque. Al punto che esistono standard piuttosto stringenti (CCSDS).

Le implementazioni di questi standard sono una commodity. Amazon la tratta come tale.

L’ossessione di ESA e del comparto industriale che ci gira attorno di reinventare (o peggio, rivendersi) l’acqua calda da 30 anni è non solo incompatibile col mercato, ma è un gigantesco spreco di soldi pubblici.

Non ho mixed feelings per una cosa del genere. GO AWS. Adesso la domanda “make or buy” diventerà ancora più pressante, quando l’ennesimo progetto ESA comprerà lo “sviluppo” dell’ennesima iterazione di SCOS e dei suoi strati NIS, pagando milioni per aver la solita cosa con “(C) 1987” scritto in cima a qualche file di configurazione.

E se si vuole qualcosa di più semplice, per esempio per progetti con cubesat, esistono ground network as-a-service completamente open source e gratuiti (satnogs.org).

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Precisazione: ho menzionato SCOS perchè, come detto, penso che questo discorso valga per una larga parte del ground segment.
La parte che “compete” con quello che AWS offre al momento, un network di ground stations, soffre un po’ meno dei problemi descritti, dato che in larga parte si tratta di infrastruttura condivisa.

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https://en.wikipedia.org/wiki/SCOS_2000 tutte le volte mi scordo che vuol dire e quindi ho pensato facesse comodo anche ad altri ricordarlo :smiley:

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Solo per sottolineare che al momento ESA non puo’ comprare un servizio paragonabile a quello di Amazon da nessuna delle grandi aziende continentali, tuttavia aziende come SSC (Swedish Space Corporation) gia’ vendono Ground Station usage a ESA, ma solo quella. Amazon di contro offre una soluzione “telemetria in cloud” pronta al consumo, ed e’ questa offerta integrata che secondo me e’ innovativa.

Io rimango un po’ scettico sulla scelta di mettere tutti i tuoi dati su un cloud di un’altra azienda.
Dal punto di vista commerciale, quell’azienda un giorno potrebbe diventare un competitor (e magari gli dai pure una mano dandogli aggratis una bella mole di dati da studiare).

Dal punto di vista politico, considerando l’importanza strategica del settore spazio, non capisco come un’azienda europea possa mettere tutti i propri dati nelle mani di un’azienda americana…

Nota: non metto in dubbio che succederà, e probabilmente taglierà i costi. Ma mi sembra una scelta con ricadute positive a breve termine con potenziali aspetti negativi nel lungo termine…

EDRS offre un servizio simile alle ground stations, ma per ora le telecomunicazioni laser sono agli inizi, chi vuole usare EDRS deve cominciare a montare terminal laser al proprio satellite. È un servizio un po’ più difficile da vendere, perché richiede un “cambio” radicale da parte del cliente.

Invece una volta che il tuo satellite ha un’antenna per il downlink, scegliere di scaricare dati attraverso una stazione o un’altra è quasi una questione solo contrattuale, con pochissimi costi di implementazione…

Se l´impresa europea fosse privata, perché no? In altre parole, in Europa, tranne realtà medio-piccole, non esiste un concorrente ai livelli di Amazon o Google dove fare storage-as-a-service o compute-as-a-service, e quindi o si reinventa la ruota internamente o a quelli ci si deve rivolgere.
La realtà di un mondo globalizzato vede già praticamente tutti i nostri dati in mano ad aziende americane con data center prevalentemente fuori dall’Unione Europea.

Dal punto di vista della riservatezza, non va poi dimenticato che i dati di cui fai storage possono essere blob binari codificati. In altre parole, aws ti servirebbe dati grezzi che poi puoi decrittare in house.

Se invece parliamo di Agenzie Spaziali, del servizio di ground-segment-as-a-service in parte già esiste (SSC per esempio fornisce varie missioni esa tramite interfaccia cortex e protocollo SLE) ma non si tratta di quella cosa che Amazon aws sta per iniziare a servire.
ESA, come altre agenzie, in teoria sviluppa e fa uscire in industria tecnologie di vario genere, a tutto favore dei suoi stati membri. Fa riflettere la distanza, sul ground segment, tra quello che il mercato USA e quello UE offrono in questo settore. E secondo me la domanda c’è eccome, ma noi come UE siamo rimasti indietro.

Lo streamlining del servizio lì raggiunge il livello di semplicità sufficiente (sulla carta) a far sì che privati o università possano di fatto avere accesso rapido e automatizzabile senza investire in costosi software support team dedicati per qualcosa che ormai è di fatto uno standard.

Naturalmente conosco le complessità insite in un ground segment, non la voglio fare facile a tutti i costi, al contrario. Semplicemente iniziative come quella di Amazon dovrebbero far riflettere l’industria tutta, che in mancanza di sproni e concorrenza secondo me cerca di “mungere la vacca” al massimo introducendo la minima innovazione possibile e mantenere il cash flow. Poi ti arriva un attore nuovo che con qualcosa di innovativo (e prendendosi il rischio che non funzioni) fa da elemento di rottura del mercato e lascia tutti con le braghe calate.

Tutto imvho naturalmente.

Comunque, anche se si tratta di dati e servizi completamente diversi, la stessa ESA già usufruisce in parte dei servizi Amazon: https://aws.amazon.com/solutions/case-studies/european-space-agency/

Marco, non ne faccio una questione tecnica, non vedo nessun problema dal punto di vista tecnico. Anzi, come hai scritto sicuramente questa è un’innovazione che può aumentare l’efficienza del tutto.

Per me la questione è politica. Si fa una gran questione di sicurezza, si fanno reti fisicamente separate da internet (pagando bollette stratosferiche), si fanno reti aziendali National Eyes Only per cui un manager tedesco non può vedere i documenti fatti dal proprio dipartimento in Francia, e poi si decide di mettere tutti i propri dati in mano a un’azienda esterna…

Mi sembra che non abbia molto senso

(Non mi fraintendere, sono considerazioni basate sul mondo in cui vivo e con cui non sono d’accordo… se fosse per me, tutto open source :wink: )

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…e Airbus userà il cloud di Google. Per questo non ho dubbi che lo faranno, ma mi sembra assurdo

C’è OVH che sta crescendo bene in ambito europeo. Fino a qualche anno fa aveva solo servizi “tradizionali” per il web come domini, email, vps o server privati ma hanno sviluppato anche tutta una parte Public Cloud, Private Cloud, Object Storage, Cloud Computing con GPU nVidia per il machine learning… con datacenter prevalentemente in Europa e si stanno espandendo in Canada, USA, Australia ed Asia.

Per quanto riguarda mettere i dati aziendali nel cloud di un’azienda concorrente questo avviene già sul larga scala. Per esempio, per fornire il proprio servizio cloud iCloud Apple usa i servizi cloud del suo principale rivale, Google, proteggendoli tramite la crittografia.

Io sapevo che Apple usava i servizi Azure di Microsoft… Ma in particolare Apple non ha una infrastruttura cloud propria quindi è normale che debba appoggiarsi ad un fornitore, chiunque esso sia…

L’Europa sarà anche indietro ma credo che stia cercando di recuperare. Segnalo ad esempio i DIAS di Copernicus per la gestione in cloud dell’impressionante mole dei dati dei Sentinel. L’obiettivo, da quanto ho potuto capire, è proprio quello di dotarsi di un servizio europeo che alla lunga possa competere con colossi quali Google ed Amazon e permettere a qualsiasi azienda che utilizza tali dati di conservarli nei server del nostro continente.