Oggi parlare di aziende private spaziali è tema di attualità vista la fioritura di aziende (SpaceX e Blue Origin in primis) le quali detengono anche asset tecnologici non indifferenti.
Vale la pena di ricordare però che l’avventura spaziale privata (almeno quella americana) ha radici relativamente antiche, infatti negli anni 80 del secolo scorso ha visto la nascita di aziende quali la SSIA ( Space Services, Inc. of America, sulla quale magari ritornerò in seguito) e la AMROC (American Rocket Company).
In particolare la AMROC fu fondata nel 1985 da George A. Koopman, Bevin McKinney e Jim Bennett con lo scopo di realizzare una serie di vettori propulsi da motori ibridi (LOX e solido).
Nel 1987, all’indomani della tragedia del Challenger, la AMROC propose un interessante vettore ibrido lo ILV-1 (Industrial Launch Vehicle 1), nel quale la tecnologia ibrida si proponeva come fattore di sicurezza rispetto al solido “puro”. Si trattava di un vettore a quattro stadi composto sostanzialmente da un grosso serbatoio di ossigeno liquido circondato da razzi a propellente solido (polibutadiene), in particolare il primo stadio andava a costituire una sorta di rudimentale “aerospike”.
L’intero vettore avrebbe avuto un’altezza complessiva di 25 metri con un payload di circa 1.800 kg in LEO e 1.400 in MEO dal KSC, oppure 1.350 kg in orbita polare da Vandemberg.
Ricordo che la seguente illustrazione suscitò non poco interesse quando apparve sulle pagine di “Volare” proprio in quel 1987.
Il primo lancio era previsto (molto ottimisticamente) per la metà del 1988 e…ovviamente non se ne fece nulla. Il 5 ottobre del 1989 la AMROC lanciò il razzo-sonda SET-1 il quale si risolse in un fallimento a causa del congelamento della valvola del serbatoio di ossigeno liquido il quale erogò pertanto solo il 30% della quantità prevista.
Nel 1996 la AMROC fu dichiarata insolvente ed avviò la procedura di bancarotta. A questo punto la storia potrebbe chiudersi qui, non fosse che l’epilogo in realtà ha avuto un’inaspettata coda durata fino ai giorni nostri.
Infatti, nel 1999 la SpaceDev (attualmente Sierra Nevada Corporation o SNC) acquisì la proprietà intellettuale di tutti i brevetti ai quali stava lavorando la AMROC, in particolare quelli relativi ai motori ibridi N2O-HTPB (sviluppati per la famiglia di razzi-sonda SLIMSET).
Tale tecnologia fu alla base del progetto TIER-1 della Scaled Corporation di Burt Rutan e della stessa SpaceDev che portò alla realizzazione dello SpaceShipOne il quale si aggiudicò lo Ansari X-Prize il 4 ottobre del 2004.
La storia si conclude ai giorni nostri dal momento che la tecnologia ibrida della AMROC (attraverso la SpacDev/SNC) è stata alla base del primo motore installato sulla SpaceShipTwo della Virgin Galactic (la quale attualmente utilizza il RocketMotorTwo evoluzione ultima e più raffinata del concetto di base AMROC).