Come oramai si è già abituati da diverso tempo, lo Space Shuttle si sta dimostrando una macchina sempre più affidabile con sempre meno problemi tecnici a cui dare notti insonni ai tecnici e ingegneri che seguono ogni missione. STS-124, 35esimo volo del Discovery e felicemente rientrato a casa sabato 14 giugno, non è certo stata da meno. Davvero una bella missione, che ha permesso di ingrandire lo spazio abitabile a bordo, grazie alla consegna e installazione del bel laboratorio giapponese Kibo, ovvero dalle parte principale (la più grande) di questo laboratorio che si compone di ben tre differenti sezioni.
Durante questa missione si sono riscontrati veramente pochissimi problemi. Mentre lo shuttle si trovava già in rampa, si era verificato un problema nella coordinazione tra i GPC (General Pur pose Compute) di bordo, provocato come messo in evidenza da una precisa analisi delle possibili cause, da un MDM (Multiplexer/Demultiplexer) difettoso. Avvenuta prontamente la sostituzione del pezzo difettoso, le operazioni di preparazione al lancio sono potute continuare normalmente fino a quando è avvenuto il lancio sabato 31 maggio.
Come si ricorderà durante l’ascesa, si è verificato un problema con il TVC (Trust Vector Control) secondario dell’OMS di sinistra, sul quale non si è potuto più fare affidamento per il resto della missione. Questo non ha comunque inficiato minimamente lo svolgimento della missione, dal momento che il sistema di vettoramento primario dell’OMS di sinistra è sempre stato perfettamente funzionante.
A seguito del atterraggio perfetto sulla pista 15, sabato14 giugno, sono subito iniziate le consuete ispezioni e verifiche post volo, assolutamente necessarie al fine di poter apportare eventuali miglioramenti ai voli che ancora rimangono o per effettuare eventuali riparazioni a qualche sistema di bordo. Discovery è stato portato in una delle due OPF (Orbiter Processing Facility – una specie di garage per shuttle – ndr) dove è attualmente in fase di preparazione per iniziare le operazioni di svuotamento dei propellenti criogenici ancora a bordo (ossigeno ed idrogeno impiegati dalla fuel cell di bordo – ndr) e per l’attenta analisi del rivestimento termico. Una prima analisi fatta già sulla pista, aveva individuato 102 scalfitture, delle quali comunque soltanto 11 sono più grandi di un pollice (2,54 cm – ndr). L’ispezione continuerà per tutta la settimana.
Allo stesso modo per tutta la settimana continueranno le ispezioni al OMS pod di sinistra al fine di capire e risolvere il problema avuto durante l’ascesa. Tra l’altro abbastanza interessante, circa 90 secondi prima dell’atterraggio il TVC secondario dell’OMS di sinistra aveva ripreso a funzionare. Ad oggi non è stata ancora individuata la causa del malfunzionamento. Ottimo anche il comportamento del carrello d’atterraggio (sia quello principale che quello anteriore) sui quali vi erano stati installati alcuni componenti nuovi a seguito delle normali operazioni di manutenzione e ricambio pezzi… Durante la settimana verranno anche aperti i portelloni della cargo bay, ed in questa occasione si avrà modo di verificare se vi sono stati dei problemi ai manicotti delle condutture flessibili del circuito di raffreddamento dei radiatori, durante la chiusura della stiva prima del rientro.
Per il 25 giugno è previsto la rimozione da Discovery, dei suoi tre SSME i quali dovranno subire le usuali ispezioni prima di poter essere utilizzati per la missione STS-119, attualmente prevista per il febbraio dell’anno prossimo.
Infine una piccola curiosità, Discovery è atterrata quasi nello stesso punto in cui ha toccato la pista Endevour nella precedente missione STS-123. Tributo all’abilità dei piloti.