E così fu.
In queste brevi righe voglio rispondere all’appello, se così vogliamo definirlo, lanciatomi da @PherosNike nella chat della live di Astronauticast qualche puntata fa, e condividere con voi quella che è stata la presentazione di “Diario di un’apprendista astronauta” alla quale ho assistito oggi, al SalTo19.
Per chi non ha tempo o voglia di leggere fino alla fine del post: tranquilli, qui non si dirà di nulla che voi già non sappiate.
Per voi audaci che continuate a leggere il mio intervento… che dire: è sicuramente stato emozionante, era la prima volta che la vedevo dal vivo. Devo dire che non mi ha stupito per nulla, il che è per me un fatto sicuramente positivo, Samantha è esattamente come la si vede nei video. Il suo modo di parlare ed esprimersi, e più in generale il suo modo di fare, mi hanno trasmesso sicurezza e tranquillità, ma non sono di certo io a dovervi raccontare di quanto Samantha sia un’ottima narratrice e divulgatrice, perché sono certo che lo sappiate da voi. Precisa e garbata, ha saputo anche rinviare al mittente una domanda un po’ fuori luogo, o forse meglio dire fuori contesto, in modo davvero eccezionale.
La sala era ovviamente pienissima, e il pubblico decisamente vario. Ho avuto l’accortezza di arrivare un po’ prima, e i dieci minuti di coda che ho fatto mi hanno permesso di guadagnare una più che degna quarta fila.
Per quanto riguarda la presentazione di per sé… Beh, mi pare sia piuttosto scontato dire che è stato presentato il libro, quindi non sono stati aggiunti né contenuti né sostanza in più. Direi che chi aveva già letto il libro sapeva benissimo cosa aspettarsi, figurarsi un appassionato come potrei essere io, o come potrebbe essere uno chiunque di noi. Sono stati sviscerati alcuni passaggi fondamentali dalle tre parti in cui è diviso il libro, e sicuramente ne è stata tratta una bella conversazione durata circa quaranta minuti.
Alla fine della presentazione è stato lasciato uno spazio di una decina di minuti dedicato alle domande del pubblico. Non me le sono segnate, ma a parte quella a cui accennavo sopra (che era una domanda fondamentalmente molto molto tecnica, che ho già dimenticato, e a cui Samantha ha risposto di fatto non rispondendo, rimandando ad una risposta in sede privata e futura), le altre sono state quasi tutte domande che per noi appassionati sono molto “banali” e sicuramente già sentite in altre occasioni. Dai bambini delle scuole elementari che hanno chiesto cosa e come si mangia nello spazio ad un signore già attempato che ha chiesto cosa si prova a vedere il nostro paese da lassù. Forse la più interessante è stata posta da una ragazza, che ha chiesto se gli astronauti sono accompagnati in un percorso di sostegno psicologico durante l’addestramento e le missioni. La risposta è stata un’occasione, per Samantha, di ribadire l’importanza del processo di selezione degli astronauti, in quanto viene preso in considerazione anche il profilo psicologico dei candidati e quindi anche per questo la risposta è stata un no (comunque, se non sbaglio, la risposta alla domanda è contenuta anche da qualche parte nel libro).
Allego un paio di foto (l’unico paio che ho, perché non sono un gran fotografo)