il 9 novembre ho visto l’undocking sul sito www.asi.it della Soyuz TMA-09M [cioe’ di Parmitano].Siccome parlavano in inglese e dalle rappresentazioni artistiche non ho capito un gran che’,vorrei sapere piu’ in dettaglio come fanno le Soyuz a tornare sulla terra.Ho capito che l’equipaggio esce fuori da una capsula,ma questa capsula nella Soyuz dove e’ situata ?Nelle rappresentazioni artistiche e’ in mezzo all’astronave,ma ho parecchi dubbi.
Nel suo diario di addestramento, l’astronauta ESA Samantha Cristoforetti ha spiegato brevemente come avviene il rientro di una Soyuz. Per approfondire la conoscenza della Soyuz ti consiglio di seguire il suo diario giornaliero, in cui racconta l’addestramento per la sua missione il cui lancio avverrà fra quasi un anno.
La sezione della capsula da cui vengono estratti i cosmonauti dopo l’atterraggio è quella indicata come “Descent Module” in questo schema.
Questo video sul rientro è in inglese, ma le animazioni e le riprese reali dovrebbero essere chiare:
La Soyuz si compone di tre parti: il modulo di servizio, la capsula vera e propria ed il modulo orbitale. Dopo lo sgancio dalla ISS e dopo aver rallentato, il modulo di servizio ed il modulo orbitale si sganciano. Solo la capsula, che ha la forma di una campana, rientra a terra, il resto si disintegra nell’impatto con l’atmosfera terrestre. La forma a campana non è casuale, ma risponde alla necessità di far volare la capsula a velocità ipersoniche sfruttanto gli sforzi aerodinamici che la forma genera durante il rientro.
Una volta a terra l’equipaggio viene fatto uscire dallo stesso portello a cui inizialmente era agganciato il modulo orbitale, modulo che in sostanza è una sorta di stiva per il carico durante il volo d’andata e “cestino dell’immondizia” durante il ritorno.
Poichè il disegno e la capsula sono di produzione russa, anche la capsula Sheng Zou ha un profilo identico alla Soyuz.
E con un sistema di backup che garantisce un rientro automatico balistico nel caso di guasto al computer. La filosofia della Soyuz è sempre stata per la massima automazione, con relativamente pochi interventi dell’equipaggio durante le fasi di ascesa e rientro.
