Auto volante? Vetrella la vuole con il 5 per mille

L’idea di un’automobile volante non è certo inedita, ma se di prototipi in grado di solcare le strade ed i cieli ne sono stati realizzati diversi, a partire da quello presentato al salone di Parigi del 1921, la realtà vede ancora oggi il trasporto privato terrestre ben distinto da quello aereo. Certo, le cose cambiano ed in futuro decollare dal cortile di casa o lasciare l’ingorgato traffico cittadino con un colpo di rotore potrebbe essere la normalità. Sergio Vetrella, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana e del Centro Italiano di Ricerca Aaerospaziale suggerisce proprio di puntare su questo futuro, a suo parere tutt’altro che remoto. Si chiama Aviocar e nei suoi pensieri rappresenta un concetto su cui vale assolutamente la pena investire, tanto che ha pensato di coinvolgere il CIRA nella raccolta di finanziamenti diretti attraverso la devoluzione del 5 per mille della dichiarazione dei redditi. L’idea è quella di un convetiplano biposto capace di decollo verticale e di volo di crociera in modalità aeroplano in grado a sua volta di circolare per strada. Corollario di questa macchina trivalente è una ricca dotazione di tecnologie di navigazione, di controllo e di comunicazione che permettano in piena sicurezza di gestire un traffico privato in prospettiva molto consistente in terra ed in aria senza problemi di conflitto né con la circolazione aerea né con quella stradale. «La speranza - spiega Vetrella - è quella di raccogliere col 5 per mille alcune centinaia di migliaia di euro che ci consentano di prendere delle persone e di avviare i progetti di fattibilità. Poi, dal primo gennaio 2007 si può partire con lo sviluppo del primo ‘laboratorio’ che nel giro di sei anni potrebbe anche volare». Insomma , l’ idea è da sviluppare nei dettagli, ma per Vetrella permette presidiare un filone di ricerca e di tecnologia spendibilissimo e dal mercato potenziale assolutamente immenso. Per quanto riguarda i finanziamenti, la scintilla del cinque per mille servirebbe ad avviare la cosa, poi le potenzialità di un sistema di trasporto del genere non avrebbero difficoltà a trasformare la fiammella in un incendio che nelle ipotesi di Vetrella non è nemmeno di dimensioni gigantesche. Per il presidente del CIRA, infatti, basterebbero una sessantina di milioni di euro per arrivare ad un prototipo-laboratorio ed all’ acquisizione di conoscenze tali da permettere una rapida svolta commerciale dell’automobile volante.
Guardando le prime raffigurazioni pittoriche dell’Aviocar, si vede subito che la parte volante della macchina rappresenta nel suggerimento di Vetrella una grande evoluzione rispetto alle architetture più “tradizionali” di un concetto per nulla consueto quale quello del convertiplano. L’Aviocar non sarà un tilt rotor come il V 22 o il BA 609, ossia un aereo con rotori pivottanti capaci di consentire il decollo verticale e la spinta in crociera e nemmeno un vectored trust quale l’Harrier, ossia un aereo in grado di orientare la spinta dei motori. Innovativo anche rispetto a buona parte degli altri prototipi di auto volante, l’Aviocar non avrà ali tradizionali ripiegabili in grado di consentire la circolazione su strada, ma un rotore capace di fermarsi in volo e di diventare a sua volta un’ala fissa per poi sistemarsi parallelamente all’asse longitudinale della macchina con ingombri minimi in modalità stradale. Le ipotesi d’impiego della macchina lasciano immaginare l’Aviocar inserito in una rete di comunicazioni e di sistemi di guida automatica con centrali di controllo in grado di gestire un grande volume di traffico di veicoli del genere. L’uso di paracadute strutturali e di airbag, infine, conferirà sicurezza agli occupanti, ma anche alle persone a terra e renderà perfettamente compatibile l’idea di un mezzo aereo e terrestre con l’ impiego quotidiano e diffuso.
Uno scenario futuro, certo, ma che poggia le radici in conoscenze e settori di ricerca nei quali il CIRA è attivo da tempo. I sistemi di gestione del volo automatico dell’Aviocar avranno molto degli UAV, paracadute e airbag possono essere sviluppati sfruttando le conoscenze in materia di sopravvivenza in caso di impatto ottenibili con l’impianto per crash test esistente nel Centro di Capua, il sofisticato rotore-ala da sviluppare per l’Aviocar può certo beneficiare dei laboratori del CIRA che si occupano di materiali innovativi e di tecnologie ad ala rotante.
Insomma, la proposta di Vetrella è in grado di porre il CIRA ed il nostro paese in una posizione di vantaggio in un ambito di ricerca di sicuro sviluppo. Forse la previsione di uno sbocco commerciale dell’Aviocar in capo ad un decennio è ottimistica, ma prima o poi l’auto volante diventerà realtà. E cercare di avere in anticipo le conoscenze giuste è un obbiettivo importante per un centro di ricerca e per un paese che deve ritrovare competitività.

http://www.dedalonews.it/it/05/2006/auto-volante-vetrella-la-vuole-con-il-5-per-mille/

Hmmmm…
Mah, a me questa notizia pare tragicomica.
A parte le sfide ingegneristiche poste dalla realizzazione del veicolo in sè, che mi sembrano esulare dalle competenze più specifiche del CIRA o dell’ASI, mi pare evidente che questo mezzo potrebbe avere un qualche successo solo in presenza di una infrastruttura adeguata a gestire il treffico dei veicoli in volo.
Per sostenere la realizzazione di un’opera di tale grandezza, più che un’iniziativa nazionale mi pare più adeguato un consorzio internazionale, in modo da fissare standards procedurali e tecnici comuni a tutte le nazioni potenzialmente interessate all’argomento, e che inoltre consentirebbe di creare un mercato internazionale per i costruttori delle auto volanti.
Solo così le ricerche condotte in Italia a spese dei contribuenti (e per di più con il 5 permille, che personalmente troverei meglio devolvere alle associazioni di volontariato) avrebbero un senso, offrendo davvero una posizione priviliegiata alle nostre aziende nel vasto mercato globale.
Sennò si tratta di qualcosa più adatto ad uno di quei posts splendidi che ci ha regalato tempo fa Carmelo Pugliatti.

Approposito, restando collegati alla realtà, qualcuno in ASI potrebbe ricordare al dott. Vetrella che tempo fa il suo predecessore De Julio firmò un memorandum con l’allora amministratore NASA Goldin per realizzare il modulo HAB? Che fine ha fatto quell’accordo? Non sarebbe comunque un buon investimento portare lavoro alle ns. aziende aerospaziali prima che vengano assorbite dalle pachidermiche società americane o francesi? :rage:

Spero che il buon senso illumini le loro menti … abbiamo fior di progetti che, seppur incredibilmente costosi, meriterebbero di essere considerati e sovvenzionati. Moonlight scenario è uno di questi.
Il 5 per mille lasciamolo alle associazioni di volontariato che arrancano e rischiano di chiudere senza fondi.
Lunga Vita E Prosperità

Spero che il buon senso illumini le loro menti ... abbiamo fior di progetti che, seppur incredibilmente costosi, meriterebbero di essere considerati e sovvenzionati. Moonlight scenario è uno di questi. Il 5 per mille lasciamolo alle associazioni di volontariato che arrancano e rischiano di chiudere senza fondi. Lunga Vita E Prosperità

Amen…