Bezos e la sua spesa "spaziale" discussi su The Register

Un certo Iain Thomson su The Register è alquanto cinico sulle avventure spaziali di Bezos. Non ce la faccio a tradurre l’articolo, che è qui http://www.theregister.co.uk/2018/05/03/bezos_billions_space/

È semplicemente l’ennesimo “hit piece”, uno dei frequenti attacchi che un imprenditore di successo come lui che ha fondato un’azienda di successo come Amazon, che fa paura e minaccia gli interessi di molti, riceve dalla stampa.

Ho spostato l’articolo in OT in quanto solo tangenziale alle tematiche spaziali, e spero che questo thread non si trasformi in un flame.

Ho letto l’articolo e devo dire che per quanto le critiche siano legittime, mi appaiono fortemente legate al mondo del lavoro USA.
In sostanza l’articolista critica Bezos per la facilita’ con cui riversa miliardi in Blue Origin invece di alzare gli stipendi ai lavoratori “schiavi” dei suoi magazzini.
Si tratta certamente di un problema sociale importante, quello del diritto ad una paga dignitosa e ad una giusta distribuzione dei turni, ma non vedo perche’ l’autore del pezzo si aspetti che tali iniziative arrivino per scelta e volonta’ di un imprenditore. Le imprese sono macchine da soldi, sempre e comunque, e non enti benefici. Le imprese non hanno etica di per se’, e il solo argine alle loro azioni e allo sfruttamento del lavoratore sono strumenti legislativi adeguati e una sana sindacalizzazione.
Come lo stesso giornalista ammette, in paesi come la Germania gli scioperi, i sindacati e una legislazione che garantisce alcuni importanti diritti fondamentali al lavoratore ha aiutato a fare dei lavoratori tedeschi di Amazon i meglio pagati della cateogoria.
Questa stessa secondo me e’ la risposta alla critica del giornalista: le imprese, specie quelle cosi’ grandi e specie quelle multinazionali, fanno soldi in ogni modo possibile. Assumono i migliori consulenti per trovare loopholes e prosperare negli ambienti meno regolati. Il mercato del lavoro americano non e’ garantista quanto, mediamente parlando, quello europeo, quindi da dove arrivi lo sdegno dell’autore non lo capisco, perche’ non mi sorprende.

E non faccio una difesa di Bezos. Per me un mondo in cui una persona possa avere un patrimonio del genere e’ un mondo in qualche modo sbagliato e troppo ineguale, ma se devo scegliere tra un riccone che spende in auto, prostitute e droga e uno che fonda imprese e, incidentalmente, crea anche altri posti di lavoro, scelgo il secondo e del problema sociale me ne occupo come cittadino in cabina elettorale.

Ma concordo con Paolo, bel clickbait :slight_smile:

Non esattamente Marco(zambi), non è clickbait. È un articolo che si inserisce in un prolifico filone di tentativi di discredito nei confronti di Amazon e di Bezos, piuttosto frequenti sui temi dell’editoria e che spesso non riguardano le condizioni dei lavoratori.

Comunque ok per l’OT, diciamo che è un pezzo di colore che riflette, appunto, un certo atteggiamento della stampa.

Uno status symbol per alcuni giornalisti :slight_smile: