Breve descrizione delle EMU

Quando la NASA decise di passare dal lancio di razzi multistadio allo Sistema Space Shuttle il primo mezzo spaziale riutilizzabile con boosters a propellente solido , gli ingegneri che lavoravano allo sviluppo delle tute pressurizzate, iniziarono lo sviluppo di un EMU (Extra-Vehicular Unit) riutilizzabile. Precedentemente, tutte le tute spaziali erano apparati impiegabili per la durata di una sola missione. Le tute erano fabbricate su misura per ogni astronauta con costi elevatissimi. Nei precedenti programmi spaziali NASA, per esempio, ogni astronauta disponeva di tre tute su misura, una per la missione, una per l’addestramento ed una di sicurezza (backup). Nelle tute modello EMU, invece, i vari componenti vengono prodotti in diverse misure standard per essere impiegati da più astronauti con un ampio spettro di taglie.
Nella produzione di queste tute, i progettisti hanno dovuto concentrare i propri sforzi su come realizzare una tuta con un unico scopo: le attività extraveicolari. Le tute dei più recenti programmi spaziali dovevano rispondere a diverse funzioni, dovevano fornire la pressurizzazione di emergenza nel caso di improvvisi guasti ai sistemi vitali della capsula, nelle missioni Gemini dovevano fornire protezione nel caso di espulsione dalla navetta durante il lancio. Dovevano altresì fornire le giuste condizioni climatico/ambientali per permettere attività extraveicolari in situazioni di microgravità o di bassa gravità come le escursioni sul suolo lunare (programma Apollo). La tuta veniva indossata durante il decollo ed il rientro e doveva risultare il più funzionale e confortevole possibile quando sottoposta agli elevati valori di G sperimentati durante le accelerazioni e le decelerazioni.
La tuta EMU - Shuttle viene invece indossata solo in occasione delle escursioni extraveicolari. In tutte le altre occasioni, l’equipaggio indossa comodi indumenti come magliette in cotone,o IVA suit. Durante il lancio ed il rientro vengono indossate speciali tute d’emergenza chiamate ACES che forniscono protezione in caso di depressurizzazione della cabina o di lancio d’emergenza.
La EMU versione Shuttle è costituita da 14 strati di tessuti predisposti al fine di proteggere gli astronauti durante le loro EVA. Gli strati interni comprendono gli indumenti per il raffreddamento e la ventilazione. Per primo incontriamo una maglia in Nylon sopra il quale viene messo uno strato di tessuto intrecciato con piccoli tubi in plastica predisposti al passaggio del liquido refrigerante. Dopodiché incontriamo lo strato pressurizzato vero e proprio di Nylon rivestito in urethano segue poi uno strato di contenimento in Dacron. Sopra questi strati vi è un indumento di Nylon antistrappo rivestito in Neoprene. Questo è poi seguito da 7 strati di indumenti per la protezione termica e anitmicrometeoriti costituiti di Mylar alluminizzato, laminati con Dacron. Lo strato esterno della tuta è fabbricato in tessuto Ortho che consiste in una sequenza di materiali come Goretex,Kevlar e Nomex.

Configurazione generale dell’ EMU:

Dispositivo di supporto vitale (zaino):

Una splendida foto di un’ EMU all’opera durante una EVA.
Astronauta: David A. Wolf, STS-112 mission specialist.

La famosissima foto di Bruce McCandless, 1° “satellite” umano del nostro pianeta, testa la MMU (Manned Maneuvering Unit) durante la missione STS-41-B - l’ 11 Febbraio 1984:

Eccolo quì quasi un punto che si confonde nello spazio, lontano dallo Shuttle:

CONTINUA

Standing ovation per Bruce McCandless,che ebbe la pazienza di aspettare ben DICIOTTO ANNI (!!) per volare nello spazio (Aprile 1966-Febbraio 1984).Mi piacerebbe propio sapere perchè il povero Bruce è stato lasciato a terra per tutti quegli anni (ah,la “buonanima” di Deke Slayton)!

Bhè … vuoi mettere? Diventare il primo “satellite” umano non è mica roba di tutti i giorni! :grinning:

Il modulo di controllo e visualizzazione è un dispositivo che viene posizionato direttamente nella parte anteriore dell Hard Upper Torso. Il modulo contiene i controlli di tutti i dispositivi elettrici e meccanici che risiedono nell’EMU , più un display di facile visibilità per l’astronauta che veste un apparato così voluminoso ed il casco. Il modulo di visualizzazione e controllo interagisce con I dispositivi di attenzione e di allarme del PLSS. Questi dispositivi contengono un particolare programma software che permette all’astronauta di effettuare un controllo ciclico sul proprio display passando attraverso una serie di controlli di sistema al fine di monitorare e determinare le condizioni di funzionamento di tutti componenti vitali dell’EMU. Il DCM fornisce all’astronauta durante la sua attività extraveicolare i controlli elettrici e meccanici per poter operare le opportune regolazioni al fine di garantire un appropriato funzionamento dell’ EMU. Il Display (LCD), mostra costantemente all’astronauta durante l’EVA lo stato di funzionamento in formato alfanumerico. Il DCM incorpora anche la valvola di purificazione impiegata con il contenitore secondario di ossigeno (SOP)