Nei voli di prova il veicolo volava soltanto di poche centinaia di metri ed anche se aveva ammirevoli doti di manovrabilità non diede molto di più.
Durante l’ultimo test precipitò al suolo e si danneggiò. Il progetto fù abbandonato (quest non è nuova per la NASA…)
Purtroppo anche in questo progetto c’era lo zampino del Dipartimento della Difesa…
Posto qui una bella foto di un lancio.
Ulteriori notizie a http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/x-33/dc-xa.htm
Ma i giapponesi alcuni anni fa sembravano aver ripreso in mente quel progetto abbandonato dagli USA…
Ciao Maxi!
A dire il vero il DC-X mi ha sempre lasciato piuttosto scettico e incredulo.
Non so come questo veicolo, che ricorda molto da vicino certi razzi da film di fantascenza, avrebbe potutp superare la fase di test.
La sua trasformazione in un veicolo operativo mi pare una sfida oltremodo proibitiva, anche e soprattutto se la confrontiamo con il design di veicoli sviluppati in parallelo negli stessi anni, dalla stessa NASA e poi regolarmente abbandonati.
Nulla in contrario, ma mi pare un suggestivo spreco di denaro.
Rispolvero questa vecchia discussione per segnalare questo video del crash del Delta Clipper ma anche altri interessanti rintracciabili su Google video.
Nel lontano 1800…, quando il grande Jules Verne scriveva i suoi racconti fantastici, nessuno avrebbe mai immaginato di vedere l’uomo sulla Luna, ne che quello da lui immaginato sarebbe poi diventata pura realtà; ora , forse, per noi può sembrare ancora una macchina fantastica , ma è certo che fra anni, quando la tecnologia sarà migliorata, forse si riuscirà a far volare veivoli del genere.
Forse non si dispone ancora di motori adeguati, o forse i finanziatori si sono scoràti troppo presto però, ritengo che sia possibile far volare veivoli del genere, forse non fino allo spazio però…
Urk… devo sforzarmi di rpescare nella memoria i ricordi del 2005…
Ma lo sai che ormai li ho trasferiti su nastro magnetico???
Ritorno a rivedere un pò di documenti e se sei ancora interessato sono pronto a discuterne approfonditamente
C’è però una differenza fondamentale fra DC-X e Blue Origin o RVT, il primo è un lanciatore SSTO e utilizza quella configurazione per raggiungere l’orbita, obiettivo estremamente più gravoso del secondo, di RVT e Blue Origin i quali utilizzavano i propulsori esclusivamente per l’atterraggio.
Per cui concordo con Marco, il DC-X come un po’ tutti i SSTO per ora è sensibilmente fuori portata con la tecnologia attuale, mentre per gli altri due si tratta o di testbed e null’altro per sistemi di controllo (RVT) o un mezzo tradizionale che ha la particolarità di atterrare (assolutamente non partire) tramite propulsori, cosa molto più fattibile.
Ricordo male,o all’epoca c’era Pete Conrad che si occupava del progetto DC-X per la Mc Donnell?
Credo anche di aver letto che Pete rischiò di tornare nello spazio alla fine degli anni 80 come specialista di missione,sempre per la Douglas,per componenti della stazione spaziale Freedom.
Poi la tragedia del Challenger stoppò tutto.
Ad oggi non è stato ancora sviluppato un vettore riutilizzabile reale di questo tipo. Il dimostratore DC-X è un Vertical Take-off and Vertical Landing (VTVL) che però ha effettuato solo brevi voli a poche migliaia di metri di altitudine. Questi veivoli hanno caratteristiche aerodinamiche tipiche dei missili balistici e non hanno strutture alari, con indubbi vantaggi nella fase di salita mancando del tutto gli effetti di resistenza passiva dovuta alla presenza delle ali. Comunque questo tipo di design porta a problemi di elevata velocità di rientro con eccessivi carichi termici: cio’ porta all’evidente svantaggio di un piu’ grosso sistema di protezione termica al rientro ed un incremento della massa totale del veivolo.
L’atterraggio prevede naturalmente l’accensione dei motori principali con un incremento della quantità di propellente necessario alla missione. Questo incremento del propellente comporta un aumento della massa dei serbatoi che va ad annullare il beneficio di non avere delle strutture alari: infatti è dimostrabile che non esiste evidente differenza nel GLOW in veivoli VTHL e VTVL a parità di missione.
E’ necessario sottolineare che per i VTVL esiste un aumentato rischio di fallimento della missione a causa del sistema di atterraggio verticale che necessita di essere riacceso con un alto livello di spinta, con un ottimo controllo della direzione di spinta dopo aver effettuato un rientro ad alte temperature e dopo un esposizione all’ambiente spaziale.
A parte quanto detto, un SSTO è un singolo veivolo integrato che non ha componenti consumabili durante la fase di ascesa e rientra ed atterra per un conseguente riutilizzo. Ma la questione importante da sottolineare è che lo stato dell’arte nella progettazione e costruzione dei vettori spaziali non permette ancora di poter realizzare questo tipo di lanciatori. L’ utilizzo di tecnologie avanzate già esistenti in laboratorio o in applicazioni limitate (materiali compositi a grafite, leghe Al-Li e Al-Ti, sistemi TPS, motori riutilizzabili a tre propellenti, sistemi intelligenti di guida e controllo) rendono forse a medio termine fattibili i razzi SSTO entro peso e dimensioni praticabili.
Non c’entra niente (questi admin che non danno il buon esempio), ma questo tuo passaggio mi fa balzare alla mente le modalità di atterraggio di Phoenix, il lander marziano in arrivo sul pianeta rosso.
Possibile che il concetto di airbag non sia più apprezzato o conveniente?
Probabilmente è questione di precisione di atterraggio.
Con i motori hai più possibilità di controllo, mentre con gli airbag rotoli finchè c’è inerzia o, peggio, pendenza…
Ricordi ‘Pianeta Rosso’?
Non sono un esperto di sistemi airbag, ma credo che con oggetti di una certa massa e con accelerazioni di gravità un po’ piu’ consistenti di quella che abbiamo su Marte gli airbags non sono poi cosi’ convenienti… poi personalmente non li trovo molto eleganti