Ho letto con interesse l’articolo di Zubrin sul possibile piano di ritorno alla Luna basato sull’hardware di SpaceX, ma arrivato in fondo… con il rischio di sembrare super spocchioso, direi niente di nuovo sotto il sole, anzi, quasi yawn…
L’articolo rilancia la ben nota visione ottimistica di Zubrin in salsa lunare, che in se’ non ha nulla di male a livello ideale, intendiamoci, ma pecca di molte lacune a livello implementativo. Tutto l’articolo si riassume, a mio modestissimo parere, in un gigantesco “basterebbe che” in grado di far implodere i circuiti logici di AdminBot
E’ vero che abbiamo le conoscenze tecnologiche per partire, per cosi’ dire, domattina alla volta del polo nord lunare, ma bazzicare l’ambiente aerospaziale e anni di piani di colonizzazione proposti da questo o quest’altro visionario/agenzia mi hanno reso scettico, un po’ cinico, e molto diffidente con i gia’ citati piani “basterebbe che”. Il pezzo di Zubrin sorvola su molti fattori IMVHO importantissimi come:
- Usare Falcon Heavy riduce si’ il costo del lanciatore, ma aumenta la complessita’ della missione per i limiti della sua pur grande capacita’ di carico rispetto ad un lanciatore della classe Saturn V o SLS
- Aumentare il numero di lanci di fatto moltiplica il fattore di rischio che qualcosa vada storto
- Con nonchalance viene introdotta, come fosse un fatto acquisito, la capacita’ di poggiare sulla superficie lunare 12 tonnellate di carico utile attraverso un fantomatico “hydrogen/oxygen rocket-propelled cargo lander”. A me suona un componente chiave dello scenario di missione che richiede, anche da parte dell’azienda privata piu’ efficiente, qualche tempo per lo sviluppo (che non e’ un male, ma non sono io a sostenere che possiamo tornare sulla Luna, tipo, dopodomani).
Ma soprattutto, anche assumendo che si trovi presto e a poco prezzo una soluzione a tutti i problemi tecnici, il piano di Zubrin sarebbe l’ennesimo gigante dai piedi di balsa:
- Chi paga per tutto questo? NASA? La comunita’ internazionale oggi dietro il programma ISS? (E permettetemi, 700 milioni l’anno per operare una base lunare, cioe’ 4-500 milioni meno di quel che costa operare la ISS ogni anno, e’ uno stunt ingiustificato senza ulteriori dettagli finanziari spiegati bene)
- Quali sono i piani di lungo periodo e gli scopi di questo tipo di ritorno alla Luna?
- E le motivazioni ed i costi di cui sopra sono in grado di sopravvivere vari mandati presidenziali USA/ elezioni europee/ altri fattori politici contingenti?
Permettetemi la provocazione, a me interessa zero che si torni sulla Luna (o si vada su Marte) come stunt, come obiettivo fine a se’ stesso come in un certo senso furono le missioni Apollo. Faremo il grande salto di stabilirci fuori dal nostro pianeta solo quando avremo un vero piano di che farci, con questa capacita’ tecnologica.
Infatti, sempre secondo me, una domanda fondamentale nemmeno toccata dall’articolo di Zubrin e’: il ritorno alla Luna deve essere un’iniziativa governativa o vedere i privati come co-protagonisti, e quindi con possibili profitti/ricadute commerciali?
Di piani ultrafichissimi per la colonizzazione lunare/marziana sono pieni gli archivi, ma quel che serve e’ una motivazione solida a sufficienza da superare le tempeste politiche per almeno un decennio e un adeguato livello di fondi/coordinamento. Visti i tempi che corrono (ma in un certo senso anche in tempi totalmente diversi) dobbiamo augurarci che si palesi un caso commerciale di sfruttamento delle risorse extraterrestri, certamente avendo le agenzie spaziali a fare da volano e da “laboratori di ricerca e sviluppo” delle tecnologie abilitanti e della ricerca di base. Uomini d’affari come Musk e Bezos, insieme alle loro ambizioni personali, potrebbero essere l’ingrediente speciale che e’ mancato nel corso dell’era post-Apollo per espanderci fuori dall’orbita bassa.
A mio parere dovremmo radicalmente cambiare la nostra visione idealista di una NASA o di ESA alla testa dello sforzo di colonizzare il sistema solare, e sperare che la ricerca del profitto e dello sviluppo possa produrre effetti virtuosi e duraturi, naturalmente anche grazie alle iniziative di stimolo delle agenzie spaziali. Di soluzioni semplici a questo problema non ne esistono. Non ritengo Zubrin uno stupido, niente affatto, ma ripetere che un problema complesso come la colonizzazione del sistema solare, che si ramifica ben al di la’ degli strumenti tecnologici, sia qualcosa che si puo’ risolvere con uno stunt, non lo rende piu’ semplice e diventa quasi una parodia.
O pensate che il tempo intercorso tra le date promesse da Musk per l’esordio delle sue creature, e la loro effettiva realizzazione, sia solo un caso?