Cosa fare ORA

Non sono sicuro se gli astronauti di ogni nazione, vecchi e nuovi, sarebbero contenti di sentire che hanno avuto “tanta fortuna” nel realizzare il proprio obiettivo. Nessuno è finito lì per caso: non gli astronauti “veri”, che hanno passato selezioni durissime e passato decenni di studio prima di salire lassù, nè i turisti spaziali, che hanno versato somme folli di denaro, di solito non ereditato, ma guadagnato con idee geniali.

E invece io credo che ne siano ben coscienti, soprattutto quelli europei (visto il basso numero di posti disponibili). All’ultima selezione hanno preso 6 astronauti su centinaia di migliaia di domande, pensi davvero che ci fosse molta differenza tra il numero 6 e il numero 7 nella graduatoria?
Oppure pensi davvero che Pete Conrad fosse molto meno preparato rispetto ai Mercury7? Eppure lo scartarono alla prima selezione… e in Europa e di questi tempi è piuttosto improbabile che ti capiti una seconda selezione in tempo utile

Concordo pienamente con Buzz…

Buzz, quel nostro amico una volta mi racconto’ che addirittura gli ultimi astronauti italiani sono entrati come astronauti ASI perche’ se ho capito bene il geo-return di ESA avrebbe complicato le cose a livello burocratico.
Non so se questa storia sia vera, ma se lo fosse sarebbe un’altra dimostrazione dell’importanza di capitare nel posto giusto al momento giusto (come nella vita del resto…), la bravura (da non sottovalutare minimamente) e’ comunque farsi trovare pronti e all’altezza quando le occasioni si presentano. E’ una condizione necessaria ma non sufficiente.

Sulle modalità burocratiche delle selezioni ESA non mi sbilancio, non essendo informato sui fatti. Se andiamo all’episodio di Conrad ricordiamo che lui mancò la selezione nel primo gruppo di Astronauti perchè nel corso degli estenuanti test medici dimostrò tutta la contrarietà per lo stress al quale erano tutti sottoposti, e per questo (proprio perchè c’erano pochi posti ed un’offerta enorme) venne scartato. Lovell invece (e qui magari - volendo - si potrebbe parlare di fortuna) venne scartato nella stessa occasione per un valore minimamente più alto nella media nei suoi esami medici.
Sono d’accordo che tempismo ed altri fattori abbiano una loro importanza quando ragioniamo su selezioni di questo tipo, semplicemente la parola “fortuna” evoca un fatalismo che secondo me poco ha a che fare con un lavoro che invece è la consacrazione del razionalismo scientifico.

Credo anche io, in alcune interviste Samantha parla anche di “occasione giusta al momento giusto” e di “un briciolo di fortuna” in risposta alla consueta domanda a proposito di come è diventata astronauta.

Giulione, anche io mi trovo d’accordo con Buzz. Anzi, rilancio: pensi davvero che ci sia stata tutta questa differenza tra il numero 6 e il numero 20?
Io non credo…

Su una selezione così ampia, sono sicuro che saranno stati decine, se non centinaia, i candidati che avrebbero avuto tutti gli attributi per fare l’astronauta (che comunque è sempre una piccolissima percentuale: non sto dicendo che sia facile). Per il resto, conta la fortuna e altri fattori. E credo che gli astronauti lo sappiano benissimo. Questo non sminuisce certo le loro capacità, ne’ la dedizione con cui hanno inseguito questo sogno…

Caro Giulio io non posso che riferirmi a ciò che gli astronauti stessi dicono della loro posizione.
Sono d’accordo sul fatto che forse dire fortuna un po’ è inesatto ma è difficile definire altrimenti.

Alla fine hai 6 posti e 100 candidati tuti ottimamente preparati, ma sempre 6 ne devi scegliere, allora cominci a sfoltire in base anche alle minuzie. Quel giorno avevi i trigliceridi un pelo più alti del normale? Scartato.
Samantha è stata selezionata, ma la seconda, che ora si mangia le dita, è stata scartata per quale motivo? E la terza? E la quarta? Ognuna di loro aveva i titoli, ma doveva essene scelta solo una. E allora anni di fatiche si bruciano per l’esiguità dei posti disponibili. Per molte di loro non c’è più una seconda possibilità.
Alla fine fare l’astronautia è ancora vincere alla lotteria. Su mille uno vince sicuro.
Ok, se si è preparato adeguatamente arriverà alla selezione finale, all’ultimo step. Potrà sempre vantarsi d’avere le caratteristiche giuste. Questo potrebbe aprirgli le porte ad un altro tipo di carriera.
Ma la fortuna, l’imponderabile, è ancora un parametro incontrollabile.