Cosmonauti e allucinazioni

Sono frequenti i casi in cui il soggetto, non ancora addormentato, e' preda di allucinazioni angoscianti, e nello stesso tempo ha paralisi del sonno, quindi non puo' muovere i muscoli volontari.

Testato sulla mia pelle un anno esatto fa.
Mi trovavo in francia, in un corso dell’associazione studentesca di cui faccio parte.
La schedule del corso era blanda, ma i party e le attività hanno scombinato il mio ritmo circadiano in modi che non credevo possibili.

Mi sono trovato un pomeriggio, steso sul letto, ad addormentarmi molto velocemente, svegliarmi immediatamente, completamente paralizzato, con una risata metallica nelle orecchie.

Avevo letto casualmente qualche mese prima qualcosa riguardo alle allucinazioni ipnagogiche, per cui in quel momento provavo due diverse sensazioni:

  • la prima, legata all’allucinazione in se, di terrore
  • la seconda, scientifica, che verificava la corrispondenza dell’articolo con l’esperienza in prima persona e pensava “Oh, it’s sooo cool”.

La paralisi, come già detto, e’ una forma di protezione per evitare movimenti “reali” da input motori dovuti ai sogni. Ed e’ una cosa piuttosto “forte”, da provare.

Prima che qualcuno chieda, NO, non faccio uso di stupefacenti :slight_smile:

Non entrare nei dettagli dei party, questo è un forum per famiglie.

Paolo Amoroso

D’accordo,
ma si si tratta di cause psicologiche dovute alle particolari condizioni in cui ci si trova nello spazio,come si spiega che gli Americani non ne sono stati vittime ed i Russi invece si,ed in maniera massiccia?
Potrebbe avere qualcosa a che fare con la selezione degli equipaggi,negli anni 60 meno rigorosa da parte Sovietica (si veda l’episodio dei tre Cosmonauti,che non avevano ancora volato,espulsi nel 1964 per ubriachezza molesta)?
Oppure il motivo potrebbe ricercarsi in dfferenti tipi di addestramento?

Se si escludono cause tossicologiche la mia impressione è che:

1-Gli episodi riportati sono in gran parte inventati o esagerati dalla stampa.
2-La selezione degli Astronauti NASA era,negli anni 60,molto più severa e accurata di quella Sovietica;
inoltre gli Americani curavano molto più dei Russi l’aspetto psicologico con test,esami,ecc.
3-“L’anima Russa”,più portata alla fantasticheria ed alla malinconia di quella Americana.

immagina quando una situazione simile la subiscono gli astronauti nella ISS dato che avviene molto più spesso che sulla Terra considerata la forte alterazione del ritmo sonno/veglia che avviene lassù e tenendo ben presente che si trovano a vivere per vari mesi in un ambiente integralmente innaturale e artificiale.

se davvero la Nasa all’ epoca curava molto di più la preparazione degli equipaggi queste potrebbero essere delle logiche spiegazioni.

Ti sei mai chiesto perché durante una missione Shuttle il portello di ingresso rimane bloccato per la maggior parte del tempo da un lucchetto di cui solo il comandante ha la chiave? Di questo e altri problemi psicologici parla il capitolo “Part-Time Astronauts” di Riding Rockets di Mike Mullane. Non aggiungo altro per non togliervi il piacere di leggere il libro.

Paolo Amoroso

se oggi, nel primo decennio del XXI secolo la tecnologia spaziale è ancora “bambina” sicuramente la medicina spaziale è nata proprio “due giorni fa”.

è una considerazione molto banale ed ovvia ma purtroppo (qualcuno potrebbe dire:- per fortuna?) è la realtà attuale.

Io butto la’ un ipotesi che magari qualche chimico potrebbe confutare o avallare…
Miscelando azoto ed ossigeno nelle condizioni “estreme” di un’astronave (vedi un aggiunta di raggi cosmici, interferenze em etc.) potrebbe crearsi ossido o al limite protossido d’azoto (gas esilarante che come si sa, viene venduto in palloncini ai giovani per allucinarsi. In Israele, ho visto in un documentario, e’ molto di moda)?

Bisogna considerare che gli americani, tranne che per lo skylab hanno sempre fatto missioni di non più di 15 giorni mentre i russi, dagli anni 70 in poi hanno fatto missioni prevalentemente di lunga durata, credo anche che più che nella selezione, il fattore psicologico fosse poco preso in considerazione nel costruire l’ambiente dell’astronave/stazione. La ISS ma anche lo skylab sembrano più vivibili delle prime Salyut. Inoltre gli Americani avevano un contatto continuo con i centri di controllo i russi invece no.

Si,certo.
Ma non mi sembra che gli Americani abbiano mai avuto problemi in questo senso ,anche se a sentire Mulane,prima di una missione Shuttle avevano perplessità su uno specialista di missione (ma tutto andò benissimo).
Credo che questa misura,come la procedura prevista sulle capsule Apollo per neutralizzare con un iniezione di calmante un eventuale membro dell’equipggio fuori controllo,rientra nella politica della NASA di non lasciarsi trovare impreparati davanti a nessuna eventualità,neanche la più remota.
Fatto sta,che in nessuna missione NASA si sono verificati dei fenomeni allucinatori.

Questa è una cosa da indagare.
Anch’io ho il sospetto che alcuni degli episodi riportati potrebbero avere un origine tossicologica.
Per esempio,sicuri che nelle capsule non fossero usati dei materiali plastici che degradando potevano creare problemi?

Si,ma quei poveracci di Borman e Lovell sono rimasti per due lunghissime settimane dentro una capsula Gemini,grande come il sedile anteriore di un Maggiolino Wolkswagen e non hanno avuto nessuna allucinazione.

Inoltre gli Americani avevano un contatto continuo con i centri di controllo i russi invece no.

Questo potrebbe essere uno dei fattori.

per quanto possa essere stata utlizzata materia plastica scadente non vedo in che modo potrebbe degradarsi, a meno meno che non venga bruciata con una fiamma viva.

riguardo la miscela azoto ossigeno
per far scattare il processo chimico che la trasformi in ossido oppure perossido di azoto occorre sia attraversata da forti scariche elettriche in concomitanza a tempe
rature molto elevate.

facciamo un’ altra ipotesi: l’ alimentazione.

di preciso non so di cosa si nutrivano però esiste un’ intossicazione alimentare che provoca anche allucinazioni, ovvero l’ ergotismo, causata da intossicazione di ergot che è un fungo parassita dei cereali.

/questa specie è la più studiata e conosciuta per i suoi importanti effetti nella contaminazione di alimenti confezionati con cereali attaccati da questo fungo. I cornetti che spuntano dalle spighe infestate da Ergot sono costituiti dai corpi fruttiferi (sclerozi) del fungo stesso, in cui sono contenuti molti alcaloidi velenosi del gruppo delle ergotine (tra cui l’acido lisergico), che hanno gravi effetti su persone e animali che ne mangiano. Questi alcaloidi, essendo dei vaso-costrittori, compromettono la circolazione; inoltre sono dotati di attività recettore specifiche a livello del Sistema Nervoso Centrale, agendo in particolare sui recettori della serotonina./

http://it.wikipedia.org/wiki/Ergot

E allora credo che possiamo restringere la spiegazione del fenomeno a due ipotesi,per altro complementari:

1- Gli episodi sono stati riportati dalla stampa in modo (quantomeno) esagerato a quanto realmente avvenne.

2- Il nucleo di verità alla base di queste storie potrebbe trovare una spiegazione :

A- in una selezione imperfetta,dal punto di vista psicologico dei primi equipaggi Sovietici (abbiamo degli indizi in questo senso).

B- Nel tipo di addestramento-preparazione al volo.

C-In una maggiore solitudine,rispetto al continuo contatto degli Americani col centro di controllo missione,dei cosmonauti Sovietici.

Se fosse un qualche farmaco assunto prima o durante i viaggi e utilizzato solo dai Russi, magari nulla di particolare, spesso si sono sentiti episodi di nausea, giramenti, mal di schiena, mal di testa, insonnia e utilizzare farmaci in orbita non è po cosi raro… che assunti in orbita hanno provocato queste controindicazioni magari aggravate da fattori riscontrabili solo nello spazio come quelli sopra elencati?

Questa è un altra possibilità.

non mi ricordo dove ho letto che all’ epoca prima del lancio e durante la permanenza in orbita assumevano notevoli quantità di Rhodiola Russa la quale è un potente stimolante naturale.

infatti non è per niente raro:

come confermanto anche nel blog:
http://digiorgio-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/02/11/malori-e-medicine/

Claudia di Giorgio dice:

"contenta trovando tra i commenti quello di un medico spaziale.

La cui risposta a un mio interrogativo sulle medicine presenti a bordo della ISS secondo me merita di essere trasformata in un post. Scrive infatti Filippo Ongaro (che magari è disposto a rispondere anche ad altre domande? per esempio, se è vero o no che sullo shuttle e sulla ISS si prendono molti sonniferi?)

Per quel che riguarda i farmaci vi sono a bordo dell’ISS 2 “farmacie” quella russa e quella americana. Entrambe hanno farmaci classici per le varie categorie di sintomi. Per esempio per la nausea si usa quasi esclusivamente la prometazina, un potente antistaminico con effetto anti-emetico. Non vi è in realtà nulla di strano nella dotazione di bordo. Per le infezioni diverse classi di antibiotici, per le aritmie i diversi anti-aritmici, per l’ipertensione diuretici ed altre classi di anti-ipertensivi, etc. Nella farmacia russa però, rispettando la tradizione della medicina russa che è una sintesi di quella orientale ed occidentale, vi sono anche molti composti naturali ed “integratori” usati per lo più in modo preventivo durante le missioni di lunga durata. Una categoria di sostanze molto usate dai russi sono i fito-terapici adattogenici, capaci cioè di stimolare la risposta di adattamento dell’organismo e ridurre lo stress. Tra questi i più importanti sono la Rhodiola Rosea e il Ginseng Siberiano. A bordo dell’ISS vi è poi un complesso sistema di monitoraggio medico e di intervento che contiene anche tutti gli strumenti per eventuali emergenze."

Ho trovato un altra differenza tra Russi e Americani.
Puntata 11 di “Dallo Sputnik allo shuttle” di Umberto Guidoni (gli ultimi 5 minuti).
Scaricabile qua

Spero che, trascrivendolo non violo il copyright, altrimenti invito l’interessato a contattarmi (inviandomi una sua foto con autografo, pero’ :stuck_out_tongue_winking_eye:)

“Non c’e’ dubbio che missioni di lunga durata come quelle a bordo della MIR o della ISS mettano in evidenza problematiche molto diverse rispetto ai voli di breve durata dello shuttle (…) in particolare fu riportata la tendenza a una specie di depressione a una situazione di disagio psicologico che veniva dopo un certo periodo di permanenza in orbita, quando ci si sentiva isolati rispetto al mondo (…) in particolare i medici russi affrontavano il problema in maniera piuttosto pragmatica tollerando per esempio, che a bordo della MIR si usasse vodka, di tanto in tanto (…) non cosi per gli americani che hanno su questo tema una visione diversa (proibizionista n.d.r.) dovuta a motivi culturali”.

:stuck_out_tongue_winking_eye:

Aspetti alluciniatori nei voli spaziali, possono nascere anche quando nell’atmosfera respirabile di una navicella spaziale, comincia ad ammassarsi l’anidride carbonica (CO2) prodotta dalla respirazione dell’equipaggio. Questa, non più eliminata dal sistema ambientale a causa della saturazione dei filtri all’idrossido di litio, provoca questo temutissimo problema (ecco perchè la sostituzione periodica delle cartucce di LiOH, è seguita con costante apprensione dal controllo missione)! Il fenomeno tossico, che può portare dapprima all’obnubilamento della coscienza e poi al coma, è conosciuto con il termine medico di ipercapnia! Quando i filtri sono a un passo dalla saturazione, un po’ di questo gas velenoso, può cominciare ad addensarsi in zone precise della navicella. L’assenza di gravità poi, fa in modo che il gas tossico, non possa mescolarsi con l’altra aria respirabile, per convenzione. Questo fenomeno implica che la CO2, formi vere e proprie sacche gassose in sospensione, guarda caso, proprio dove soggiornano gli astronauti. Queste sacche si possono formare sia in ambienti grandi, dove la circolazione atmosferica generata dai ventilatori dei sistemi ambientali è lenta, sia nei veicoli spaziali più piccoli, dove la quantità di atmosfera in gioco è minore! Persone molto sensibili possono accusare i primi sintomi di avvelenamento (allucinazioni, ipersensibilità, stato confusionale, sottovalutazione del pericolo, ecc) già prima del temuto livello critico, che ai tempi dell’Apollo, si raggiungeva quando l’ago dell’indicatore CO2 segnava i 7/8 mmHg di pressione di questo gas.