Criticita' nella sicurezza di STS-125 ed STS 400

Con l’avvicinarsi della partenza di Atlantis, e con Endeavour in stand by per un possibile soccorso, la Boeing ha identificato 5 elementi di sicurezza specifici, 3 per la missione principale, 2 per quella di recupero.

Per quanto riguarda Atlantis, che partira’ non prima del 10 ottobre, la Boeing ha sottolineato le limitate possibilita’ di ispezione della protezione termica (TPS), i danni derivanti da micro-meteoroidi e frammenti orbitanti, e l’impossibilita’ di attracco alla stazione spaziale ISS.

Per Endeavour le criticita’ sono rappresentate dalle operazioni congiunte (e sovrapposte) richieste dalla missione “launch on demand” e da quella principale, nonche’ dalle rischiose attivita’ extraveicolari che si avrebbero con due orbiters in volo ravvicinato.

Evidentemente, per Atlantis, si e’ cercato di mitigare i rischi legati agli impatti ed al TPS, nulla potendo fare per la terza criticita’, ovvero l’impossibilita’ di usare l’ISS come rifugio.

Parte dell’analisi del TPS viene condotta da apparecchiature fotografiche poste a bordo dell’ISS, specificamente l’esame della sostanza impiegata per sigillare le fessure nelle piastrelle ceramiche (il “gap filler”), in particolare nella zona ventrale dell’orbiter.
Pertanto si e’ dedicata particolare cura alla rimozione di ogni estrusione del filler dal rivestimento, estrusione che puo’ rappresentare un pericoloso ponte termico in fase di rientro.
Sempre per la mancanza delle foto dall’ISS, si rendera’ necessario dedicare un po’ di tempo del secondo giorno di volo alla verifica della corretta chiusura degli sportelli delle connessioni ombelicali tra orbiter ed ET. Per l’occasione si impieghera’ l’attrezzatura OBSS (Orbiter Boom Sensor System).

Purtroppo, da queste indagini resteranno escluse le superfici superiori del body flap e la base dello scudo termico, non raggiungibili con l’OBSS. Tuttavia queste zone subiscono i maggiori stress durante la partenza, per cui si ritiene che se questi particolari avranno superato con successo il lancio, potranno sopravvivere anche al rientro.
Rimane, in ogni caso, la possibilita’ di una ispezione dedicata di eventuali danni, da svolgersi il giorno 5.

Per quanto riguarda gli impatti, il rischio e’ accresciuto dall’orbita elevata e dalla mancanza della protezione offerta (suo malgrado) dall’ISS allo shuttle.
Accurati calcoli (che tengono conto dei nuovi rischi rappresentati dai detriti dell’ASAT cinese e da un recente incidente ad un satellite militare russo) consentono di affermare che con una ispezione ritardata dei pannelli RCC e del muso dell’orbiter (fatta sempre con l’OBSS), il rischio di perdita del velivolo e/o dell equipaggio ha possibilita’ tra 1/184 e 1/185.
Questa percentuale e’ migliore di quella che si avrebbe senza l’ispezione (1/126), ma comunque al di sotto degli standard di sicurezza abituali (1/200), standard che, in questa missione specifica, verranno quindi modificati.

Parallelamente, ogni sforzo verra’ fatto, nello spazio ed a terra dall’US Space Command, per analizzare il tracciato del maggior numero di detriti. Inoltre l’assetto orbitale del veicolo sara’ tale da minimizzare l’esposizione dei pannelli RCC, per quanto possibile. Ancora, e’ verosimile un trasferimento ad un’orbita piu’ sicura appena terminate le operazioni di manutenzione del telescopio spaziale.

Sull’Atlantis sono stati caricati i kit di riparazione del sistema di protezione termica che normalmente si trovano a bordo dell’ISS, e che erano stati riportati a terra con STS 124. Altri Kit saranno a bordo di Endeavour, che ospitera’ anche una EMU aggiuntiva oltre alle 4 a disposizione dell’equipaggio di Atlantis, per facilitare un eventuale trasbordo.

Al personale del centro Kennedy e’ stato richiesto di continuare il countdown di Endeavour sino al termine del potenziale pericolo. Questo e’ infatti l’unico modo per lanciare STS-400 entro 7 giorni dal lancio di Atlantis; il margine temporale e’ molto ristretto e si discosta fortemente dai 50/70 giorni che un attracco all’ISS normalmente concede per il recupero.

Che andare nello spazio non sia una cosa facile lo si sapeva già da 50 anni…quando quest’ultima missione di riparazione ad hubble è stata finalmente approvata penso che già sapessero quali fossero i rischi aggiunti che bisognava accettare rispetto ad una missione alla ISS. PEr cui quello che è stato imbastito ora, penso che sia quanto di meglio si poteva pensare con i mezzi a nostra disposizione (shuttle).

Ma al più per verificare il buon stato di salute del TPS dello shuttle non si potrebbe farlo fotografare da Hubble stesso? O è un idea un po’ folle?

Forse l’unica cosa che vedo veramente come pericolosa, è l’avere in contemporanea due orbiter sulle rampe di lancio…si è vero non son vicine tra loro ma neanche così lontane.

Troppo vicino?

Paolo Amoroso

Si rischierebbe di vedere gli atomi di carbonio delle mattonelle del TPS!! :star_struck: :stuck_out_tongue_winking_eye:

Infatti… non credo abbia un fuoco tanto esteso… :slight_smile:

Probabilmente ha il fuoco fisso…all’infinito!

Siamo sicuri?
No perchè ricordo di aver visto delle foto di hubble della luna… :thinking:
Certo, ovviamente non penso che possa anche lavorare a 2-300 km…

Quando si osserva la Luna da Terra si fuocheggia all’infinito!
Credo si possa considerare all’infinito un qualunque oggetto anche a pochi chilometri di distanza.
Con focali corte la messa a fuoco diventa critica (piccoli f), ma con focali lunghe la profondità di campo, cioè la zona dove si forma una immagine nitida prima e dopo il fuoco dell’ottica, aumenta molto, non richiedendo accuratissime messe a fuoco.
Per rendere l’idea guardate sugli obiettivi delle reflex i numeri sulla ghiera di messa a fuoco.
Intendo dire che anche se i raggi luminosi provenienti da un oggetto non sono perfettamente paralleli si ha ugualmente una messa a fuoco.

Si, però ci vuole un po’ di tempo per portare l’Atlantis nei pressi di Andromeda. :wink:

Alla NASA hanno impiegato 113 missioni per capire che il TPS è potenzialmente a rischio ed ora non hanno più certezze? O dicono che potrebbe succedere qualcosa almeno hanno la coscienza a posto?

Belle le statistiche sul rischio: la probabilità di perdere il veicolo è circa 1 sul numero di missioni. Infatti hanno avuto un incidente per quel motivo…
Bravi, ma non è difficile fare statistiche così…

??
Si parla di rischio di MMOD… nessuno shuttle è mai stato “abbattuto” da un MMOD… e nessuno shuttle ha mai ricevuto un’ispezione di questo tipo al TPS… per cui non è affatto banale tirare fuori dei numeri senza alcuna casistica… calcolando poi che il “circa” riguardo al numero delle missioni uguale a quelle effettuate è un po’ spannometrico essendo 184 rispetto alle 124…

Proprio per questo motivo non è un po’ pretenzioso cercare a tutti i costi di dare un numero preciso alla probabilità? (1 su 185, 1 su 126 ecc.) Non si faceva più bella figura a dire semplicemente che questa missione è un po’ più pericolosa delle altre? :thinking:

ma comunque anche quando lo shuttle è attraccato alla ISS c’è il rischio MMDO, o no? PEr quanto la ISS possa essere un rifugio lo shuttle non si trova di certo all’interno di un hangar, per cui il rischio MMDO c’è sempre stato

Dipende… ovviamente quelle cifre sono basate su modelli, poi bisogna vedere quanto il modello sia aderente alla realtà, ma questo è un problema molto più generico della valutazione del rischio.

Considera comunque che se quelle cifre sono calcolate sempre allo stesso modo, allora sono comunque confrontabili fra loro. Quindi anche se non sono indicativi della probabilità vera, sono sempre un indicatore dei passi avanti (o indietro) fatti.

Insomma magari è giusto chiedersi se una possibilità calcolata di 1/126 voglia dire che la possibilità reale è proprio 1/126, ma è una domanda puramente teorica visto che tanto non potrei mai saperlo: dovrei lanciare centinaia di shuttle tutti nelle stesse identiche condizioni per scoprirlo!

L’importante è che il criterio con cui valuto le probabilità sia consolidato e condiviso, in modo da poter fare dei confronti.

e qui si vede l’astrofilo! :clap:

oltre ad offrire un rifugio nell’emergenza, la ISS e’ anche un bell’ombrello di quasi un ettaro che ripara l’orbiter da un bel po’ di detriti (o almeno cosi’ dicono in Nasa… :flushed:)

Esattamente, il numero in questo caso è di LOC/V per cui è aumentato dal non avere il “safe heaven”, dal non avere un’ispezione completa, dall’utilizzo di assetti “anomali” ecc. non è affatto banale considerare tutti questi aspetti oltre al numero stimato di detriti in orbita non avendo soprattutto mai avuto incidenti di questo tipo e non avendo in pratica realizzato due o più missioni uguali in tutti questi parametri…

Aggiungo ancora che nella fonte dell’“articolo” si sottolinea come le 2 criticita’ emerse per Endeavour siano state semplicemente desunte dai compiti assegnati a questa missione, in quanto non esiste un profilo base di rischio da cui partire per elaborare le varie strategie. Insomma, all’Hubble ci si e’ gia’ andati, e si conoscono i rischi, ma una missione di soccorso e’ assolutamente terra incognita.

Segnalo questa immagine vecchia ma ugualmente impressionante almeno statisticamente :astonished:!
http://www.nytimes.com/imagepages/2005/07/27/science/20050727_shuttlegraph.html

E’ proprio per questo che non perdonerò mai alla NASA la perdita del Columbia e soprattutto dei 7 membri dell’equipaggio…