Curtis "Curt" Brown: 6 voli in 7 anni

Per la serie “non si finisce mai di imparare”, un tweet mi ha fatto balzare all’occhio la carriera spaziale del Com.te Curtis “Curt” Brown alla quale finora, sinceramente, non avevo mai fatto caso.
In poco più di 7 anni (dal settembre 1992 al dicembre 1999) ha volato 6 volte sullo Shuttle, 3 da Pilota e 3 da Comandante, ritirandosi poi ad una tranquilla vita da pilota di linea :grin:
So che non ha battuto nessun record da prima pagina come il numero totale di singole missioni spaziali o il minor tempo trascorso tra due voli successivi (mentre penso detenga certamente il record per il maggior numero di missioni nel minor tempo), ma il suo Flight Log mi ha particolarmente impressionato, quasi fosse una “sbirciatina” ad una realtà fatta di missioni spaziali ravvicinate e, passatemi la forzatura, di routine.

La sua scheda su Spacefacts.de:

www.spacefacts.de/bios/astronauts/english/brown_curtis.htm

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Bizzarro che un Astronauta con sei missioni all’attivo vada a fare il Comandante su un aereo di linea.
Capirei il Vicepresidente della compagnia.

Vicepresidente di una compagnia aerea non è un ruolo di volo oppure operativo, pilota sì.

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Certo.
Non capisco come dopo aver volato su aerei sperimentali come test pilot ed essere andato sei volte in orbita qualcuno trovi eccitante fare il pilota di linea,ma sarà un mio limite.
Io ho un paio di amici che da piloti militari ( Aeronautica e Marina) sono poi passati uno in Alitalia ed il secondo in un altra compagnia aerea,entrando prima come piloti e poi come Comandanti.
Entrambi mi dicono che il loro lavoro,lungi dall’essere eccitante e prestigioso come un tempo (vedi ad esempio il film “Prova a prendermi”) oggi è diventato nè più nè meno come essere “l’autista di un autobus dei cieli” (consideriamo anche che rispetto al passato hanno perso un sacco di benefits,e che come turni di volo e ferie c’è stata una stretta micidiale).
Immagino che in America non sia molto diverso.
Poi,per carità, il buon Curt Brow avrà fatto la scelta per lui migliore,fatti suoi e buon per lui.
Solo che a me sembra bizzarro (sarà un mio limite,ripeto).

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Se ti piace volare, ti piace anche fare il pilota di linea… Soprattutto se si è nel lungo raggio e se magari, come spesso capita, hai una posizione in cui ti dividi tra cockpit e ruolo dirigenziale.

Lo spettro delle attività intraprese dagli ex astronauti che sono stati piloti è talmente vasto che è difficile dire se tutti i piloti sono ancora interessati al pilotaggio e al volo: dalla divulgazione all’imprenditoria, dall’arte alle attività spirituali. E anche il volo.

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Come suggerisce Paolo Amoroso, a me piace semplicemente pensare che prima di tutto ci sia stata la passione per il volo operativo.
Passare da una carriera di test pilot seguita da quella di astronauta (e con uno schedule così stretto, immagino praticamente senza pause tra una missione e l’inizio dell’addestramento per la successiva) ad una di pilota di linea deve essere stato molto simile, per Brown, a prendersi una lunga “vacanza” :grin:
Poi sul discorso di “autista dei cieli”, invito a prendere con le molle affermazioni di questo genere. Dopo anni di carriera in una compagnia aerea sicuramente subentra, per molti piloti, una sorta di assuefazione che li porta a sminuire anche esageratamente la loro professione. Alcuni cercano nuovi stimoli (spesso anche economici, non si può negare) cambiando compagnia, aeromobile, stato, continente, ecc. Altri invece mantengono il loro entusiasmo fino all’ultimo giorno di carriera e proseguono l’attività di volo sotto altre forme finché l’età e la salute glielo permettono (è ovviamente scontato che ci voglia anche la disponibilità economica).
Quindi va bene tutto ma “autobus dei cieli”, per favore, no :slightly_smiling_face:. Chi lo pensa (da non pilota) dovrebbe assistere “live” ad un atterraggio in CAT III (visibilità e altezza delle nubi ridottissima), o con un “allegro” vento al traverso e turbolenza o, semplicemente, ad un tranquillo rullaggio al JFK di New York durante le ore di picco di traffico (cioè praticamente sempre) :grinning:

P.S.: Carmelo, ovviamente nulla contro il tuo post eh… mi premeva solo “mettere a fuoco” i commenti dei tuoi amici che hai riportato :beers:

Non saprei non essendo del mestiere.
Sto a quanto mi dicono i miei amici,che sono Comandanti,rispettivamente Alitalia e Wizz Air.
Il fatto è che fino agli anni 90 quello di pilota di linea era uno dei più bei mestieri al mondo.
Oggi hanno perso un mare di benefits, le ore di volo sono aumentate,i turni di riposo calati in modo esponenziale e così le ferie…prima, finita la giornata,con tutto l’equipaggio andavi a dormire in un bell’albergo nell’ultima città in cui avevi fatto scalo (e magari avevi pure un turno di riposo l’indomani).
Oggi vai avanti ed indietro quattro volte,e poi si rientra alla base ed ognuno va a dormire a casa sua,per economizzare.
I miei amici mi dicono che i loro colleghi più anziani hanno le lacrime agli occhi se ripensano al bell’'ambiente che ruotava intorno ad un volo di linea ancora negli anni 80; oggi è praticamente un torpedone,una corriera,con i passeggeri stipati come polli di batteria.
Per non parlare di stipendi e di scatti di carriera.
Insomma,nessuna meraviglia che entrambi quando gli chiedo se il volo gli mancherà quando smetteranno si fanno una risata e mi rispondono “perchè,questo è volare”?
Ora,non so come sia negli Stati Uniti; i miei amici che hanno mantenuto contatti con colleghi Americani conosciuti durante gli anni in Aeronautica ed in Marina,mi dicono che è più o meno lo stesso.
Del resto questo trend è iniziato propio nell’America della deregulation di Reagan,quindi nessuna meraviglia.
Però è sacrosanto che ognuno faccia quel che ritiene meglio e che gli da gioia; per cui se un ex Astronauta è contento di fare il pilota di linea,dopo aver pilotato lo Shuttle,sono strafelice per lui.
Mi auguro che lo faccia solo per sport,alternando un ruolo dirigenziale,ma anche se così non fosse,contento lui contenti tutti.

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