dal Vostro inviato a Mosca

Ci farebbe estremamente piacere Paolo… con qualche foto significativa dei tuoi incontri. E’ bello sentire raccontare queste cose da chi le ha “toccate” e vissute portando in sè la nostra stessa passione … ci fa sentire parte di questa esperienza.

certo che un museo non aperto al pubblico e’ una contraddizione in termini!
Dovremo quindi accontentarci delle foto per ora, chissa’ se in futuro…

Intanto nel mio sito www.paolodangelo.it sotto la sezione Mosca 2010 ho messo le foto. Domani metto un resoconto delle varie tappe del viaggio e poi tempo permettendo metterò anche le didascalie delle foto.
Se avete commenti e domande sono a vostra disposizione.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Grazie per l’ottima documentazione.
Sei proprio sicuro che il museo non sia aperto al pubblico?
Preso da smania ho cercato il sito di RSC ENERGIA e ho trovato questa nota:

'Conditions for visiting the museum:
Children must be above 14 years old;
An admission fee is charged. The visit to the museum must be arranged in advance. Tours are conducted for groups of visitors of 20 to 60 persons (or at least 10 persons for foreign nationals). If the group of visitors is smaller than 20 persons (or 10 for foreign nationals), the admission fee is charged as if the group were complete.

Sembra si debba essere almeno in 10, magari un possibile futuro tour di gruppo?

Grazie ancora.

Non so dirti. Dopo che siamo andati al museo ho letto la tua domanda circa una possibile visita ed ho chiesto alla nostra organizzazione (ESA) se il museo fosse aperto e loro mi hanno detto di no.
A suffragare questa cosa ricordo che ci hanno tenuto fuori parecchi minuti in attesa dei nostri passaporti e per i vari controlli delle autorizzazioni. Come ripeto considera che eravamo una dozzina di persone (giornalisti) con alle spalle l’ESA. Nonostante questo è sembrata una grazia farci entrare. Ed eravamo solo noi nel museo. Di contro però è anche vero la sua inutilità se non aperto al pubblico. Non saprei dirti ma se hai letto quello che scrivi forse facendo preventiva richiesta si potrà visitare. Se così fosse lo consiglio davvero. Visitarlo per noi appassionati è come la visita di San Pietro per un cattolico.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Paolo, ho provato in diverse occasioni a scaricare il file per sincronizzare il calendario iCal ma mi dice che non lo trova … potresti verificare?

Verifico e ti faccio sapere.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Inizio il mio racconto dei tre luoghi che ho visitato la scorsa settimana a Mosca. Le immagini sono nel mio sito www.paolodangelo.it sotto la sezione Mosca 2010.

Energhia Museum

Il museo è nella periferia moscovita e si perde tra le ampie strade corse da camion. (un capitolo a parte meriterebbe il loro modo di guidare e soprattutto il traffico di Mosca). Un cancello anonimo che si apre su un cortile dove una donna poliziotto ci accoglie molto freddamente.
Arrivati intorno alle 8.45 ci hanno fatto attendere le 9 precise per entrare. Ad un certo momento io ho scattato una foto all’edificio in cui appare la scritta Energhia ed una donna (donnone tipica russa) mi viene incontro tutta agitata. Dopo molti strilli capisco che non si possono fare foto all’edificio esterno. Solo all’interno. Dopo vari controlli ci fanno entrare a ci dirigiamo a piedi attraverso vialetti alberati verso un edificio del tutto anonimo. Niente ingressi pomposi o altro. Una volta dentro ci affidano a due tizi. Uno più anziano che in inglese ci racconto quello che è esposto mentre il secondo più giovane fa da controllore. Dentro una immensa sala spartana le meraviglie delle meraviglie. Si inizia su una balconata con dei modelli di vettori e poi modelli in scala di Sputnik 1, 2, 3 luna 2, 3, 9 Venera e altro. Ma il bello sta che finita la balconata si scende e li non copie ma originali. Vostok, Vostok 6 con tanto si sedile della Tereskhova distrutto dall’impatto con il terreno. E poi Voskhod 1 e 2, Zond 5 Soyuz 3 e altro. Un angolo è interamente dedicato alla Mir (con Kvant) con modello visitabile in scala 1:1. Sotto al modello tutte le cose che sono state usate a bordo. Ovvio repliche come doccia e altri oggetti. Una parte invece è dedicata alle tute spaziali. L’altro angolo è dedicato invece alla Soyuz 19 quella dell’ASTP. Sulla capsula mezza bruciacchiata ancora le firme dei due cosmonauti fatte con il gesso al loro rientro. Tutt’intorno oggetti come cibo, giornali, emblemi e altro sulla missione. Sopra troneggia il modello che raffigura l’incontra tra l’Apollo e la Soyuz. A dire il vero credo che non sia in scala. O meglio Ricordo che al tempo si disse che l’Apollo era molto più grande della capsula Soyuz mentre in questa rappresentazione non dico che le dimensioni si assomiglino ma quasi. Insomma o hanno riprodotto l’Apollo più piccolo o la Soyuz più grande. A questo punto le due ore che ci hanno messo a disposizione sono finite e ci fanno accomodare da una parte dove tra le altre cose c’è lo studio (quello originale) come era al momento della sua morte di Korolev. L’unica delusione di questo museo è il suo gift shop ammesso si possa chiamare così. Una stanzetta con una signora dove campeggiano davvero poche cose. Tre soli libri dico TRE e poco altro. L’idea di fare incetta di cimeli mi naufraga davanti agli occhi. Che dire ? se fosse aperto al pubblico (anche se alcune cose mi fanno pensare il contrario) deve essere assolutamente visto dagli appassionati. Io non sono stato al NASM di Washington ma credo che la concentrazione di cimeli dell’Energhia Museum sia da… infarto! Ultima cosa. Con i due giornalisti di RAINEWS 24 abbiamo girato delle scene in cui io racconto quello che stavamo vedendo. Probabilmente andrà in onda dopo Natale. Se volete vi terrò informati sulla data precisa.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Star City

Ripartiamo da Energhia e dopo circa un’ora di traffico e corse pazze ci troviamo in una zona piena di case basse e betulle immerse nella neve. Dopo un lungo viale troviamo un muro di cinta con un cancello sorvegliato da un militare. Soliti controlli e finalmente si entra nella Città delle Stelle. L’emozione mi assale. Qui da Gagarin in poi hanno vissuto e si sono addestrati Cosmonauti di tutte le generazioni. Ovvio che non ci fanno visitare la parte abitativa e ci portano verso il primo edificio quello dei modelli. Ad accompagnarci per tutta la nostra permanenza all’interno di Star City un anziano miliare in pensione da cognome conosciuto: Belyaiev. Ci tiene subito a precisare però che non è parente del Cosmonauta della Voskhod 2. Lui addestrava i Cosmonauti alla sopravvivenza nel deserto. Nel primo edificio troviamo i modelli in scala 1:1 della Zvezda e di Zarya. Poi c’è il modulo multipurpose che secondo quanto ci dice dovrebbe essere l’ultimo modulo russo che sarà lanciato verso la ISS nel 2011 con un Proton (???). C’è poi anche l’addestratore del Buran ma non si può entrare al suo interno. E qui cominciano anche gli incontri di gente conosciuta. Io sono l’unico del mio gruppo che riconosco in un altro gruppo di visitatori (compresi alcuni ragazzini) Chris Hadfield e Bob Satcher. La mia solita faccia da c… fa si che mi avvicini e oltre a scambiare 4 battute 4 chiedo una foto insieme a loro. Con Hadfield la chiacchierata è più lunga in quanto mi chiede di Umberto Guidoni suo compagno su STS-100. Mi dice di salutarlo. Cosa Fatta lunedi mattina al mio rientro a Roma. Lui è li (ora con la famiglia in gita) e tra non molto inizierà l’addestramento come comandante della ISS con l’Expedition 35. Il logo della missione è ben visibile sulla sua felpa. La prossima tappa è la centrifuga dove questo enorme braccio è in bella mostra. Non ci portano invece alla piscina perché attualmente utilizzata e questo mi rattrista un po’ Smorfia subito scomparsa quando ci portano ad un altro edificio dove ci sono le varie Soyuz per l’addestramento. Li ero già pronto a togliermi le scarpe per entarre dentro il mock up ma ci dicono che non si può. Ho scoperto solo dopo che il divieto derivava dal fatto che eravamo troppi. Se avessi saputo il motivo del divieto avrei insistito per entrarci. Comunque anche qui una bella esperienza. Quante volte ho visto foto dei Cosmonauti che davanti la Commissione si mettono sull’attenti e poi firmano il registro. Poi la rituale foto seduti selle scale davanti la capsula. Bene quello era il posto. Ancora adesso se ci ripenso mi viene la pelle d’oca. Uscendo da quell’edificio vedo un tizio basso che arriva in bicicletta la poggia su di un albero e si dirige verso di noi per entare da dove noi uscivamo. Lo fermo. E’ Satoshi Furukawa il back up di Paolo appena rientrato da Baikonur. Ovvio che anche a lui chiedo la foto.
Da li ci portano al ristorante della cittadina. La cosa è deludente. Non solo il mangiare (zuppa di cipolle con tocchi di lardo che galleggiavano) ma proprio l’ambiente. La cafeteria del KSC è piena di foto degli eroi spaziali qui a malapena un adesivo di Euromir 95 che mi confessa il nostro accompagnatore ESA ha fatto mettere lui molti anni fa. Fuori nevica e si riparte verso l’Hotel al centro di Mosca.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Certo che questi russi sono molto fieri del loro glorioso passato. Questo super museo e’ quasi nascosto. Buran ha fatto la fine che ha fatto… ma che? si vergognano?
p.s. io ho visitato il NASM, ma da quello che mi racconti, il numero di veicoli/oggetti originali all’Energhia mi sembra molto maggiore (naturalmente pero’ il NASM e’ dedicato anche all’aeronautica)

I luoghi sono magnifici, grazie delle numerose foto. Un piccolo trucco per fotografare l’interno di un veicolo (es. una capsula) chiuso da una lastra di plexiglass o vetro evitando i riflessi, senza usare un filtro polarizzatore: appoggia l’obiettivo della fotocamera alla lastra. In questo modo sono riuscito a fotografare l’interno della Soyuz esposta dall’ASI nel 2008. Bastava allontanare l’obiettivo di pochi millimetri perché ogni dettaglio venisse cancellato dai riflessi.

Quali possono essere le ragioni della mancata valorizzazione di questo patrimonio storico? Mancanza di spirito imprenditoriale? Disinteresse? Chiusura intenzionale all’esterno?

TsUP

Alla sera dopo un’estenuante coda nel traffico moscovita (abbiamo trovato traffico anche al rientro alle 3 di mattina) arriviamo al TsUP, il centro di controllo missione dell’Agenzia Spaziale Russa. Soliti controlli e come entriamo un gift shop meglio dell’Energhi ma qua ci sono decine di libri in cirillico. Non abbiamo tempo di soffermarci (magari ne avrei trovato uno fotografico) e così al volo compro 4 numeri diversi della rivista Novosti Cosmonautica. L’atmosfera al suo interno è surreale. Quello che mi colpisce è l’estremo senso spartano delle cose. Al di fuori della sala di controllo, della sua balconata e alle spalle della sala stampa più moderni ed ordinati tutto il resto sembra essersi fermato 40 anni fa. Corridoi con pavimenti in linoleum e pareti di alluminio stile vecchio impero sovietico ed il bello che su questi corridoi c’è la parte che i russi hanno ceduto all’ESA e un parte anche alla NASA. Però questa sera l’atmosfera è elettrizzante. Ci si prepara al docking e soprattutto ci si prepara a festeggiare. Come arriviamo nelle sale controllo ESA arriva Frank De Winne che ci aggiorna su cosa sta succedendo in questi momenti sulla Soyuz in avvicinamento verso la ISS. Dopo di ciò inizia il mio (ma anche di tutti i colleghi) l’andarivieni con la balconata che affaccia sulla sala di controllo. Assistiamo al docking e poi dopo un po’ d’attesa, all’entrata dei tre nuovi componenti l’Expeditioon 26 nella ISS. Segue una conferenza stampa dei vertici dell’Agenzia Russa ma l’argomento docking sembra non interessare molto visto che le domande dei colleghi russi sono circa i problemi del Proton. A questo punto una volta dentro i sei fanno i primi saluti e solo poche persone possono parlare con loro. Per Paolo c’è De Winne perché la moglie è a Houston dove l’aspettava la piccola Sophia. Per Cady Coleman il marito ed il figlio (anche se i ragazzi a parlare con lei erano due) e poi la famiglia Kondratiev e quando il piccolo ha parlato con il padre sembra che Dyma si sia commosso. Il figlio di Kondratiev è da vedere. Non l’ho fotografato perché non volevo fare foto ad un bambino ma era uno spettacolo. Tozzo e muscoloso e soprattutto pestifero come pochi. Mai fermo un attimo. Coccolato da tutti ma tenuto a bada dai fratelli. Ecco questa era l’atmosfera che c’era dopo il docking ed i saluti dallo spazio. Poi come detto tutti a brindare. Nella parte dei russi poi tutti dagli americani e poi sono venuti tutti da noi all’ESA. A me la testa si è svitata. Ho visto confusi tra la gente Mike Baker, Sergei Krikalev, Mark Polansky, Pavel Vinogradov, Fyodor Yurchikhin, Mike Lopez Alegria, Vladimir Soloviyov, Alexandr Alexandrov, Sergei Volkov, Roman Romanenko, Alexandr Samokutyayev e Andrei Borisenko. Si brindava, si mangiava e intanto chiacchieravi con queste persone. Strette di mano e pacche sulle spalle.

Un viaggio questo di Mosca, davvero fantastico.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Incredibili queste descrizioni, grazie ancora!

Sì grazie, molto volentieri.

Bellissimo racconto Paolo! Bello avere il nostro inviato “privato” a Mosca :smiley:
Continua così!

Il modello esposto al NASM.


l’ho saputo solo pochi minuti fa.
Oggi alle 12.30 su RAINEWS andrà in onda il servizio girato al museo Energhia lo scorso dicembre.
Critiche ben accette ma vi prego non siate crudeli. Avevo un’emozione addosso che solo voi mi potete capire. E non per la telecamera.

Paolo D’Angelo
www.paolodangelo.it

Grazie x il tweet Paolo, prima visioniamo poi faremo sapere il verdetto! :rage:

Non posso vederlo in diretta, sara’ recuperabile in qualche modo piu’ avanti?

Visto!
Complimenti a Paolo ed ai giornalisti RAI!
E’ bello sentire pronunciare correttamente “Karalioff” :nerd:
Naturale e comprensibile l’emozione di fronte alla capsula di Gagarin… :ok_hand:
Allego una serie di immagini catturate live:

1 - Paolo con lo Sputnik 2
2 - Paolo con il modello del vettore R7
3 - Paolo con la capsula di Gagarin
4 - Paolo con la Voskhod 1
5 - Paolo e la MIR


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Bello!