Dichiarazioni dalla IX Conferenza EISC sullo Spazio

«Siamo certi che ci sarà un lancio Vega prima della prossima ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (ESA) nel 2008 e stiamo già pensando ad un “Vegone” per satelliti fino a 2.500 chili e ad un “Veghino”, per piccoli satelliti di circa 300 chili di massa»: lo ha detto oggi il presidente dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) Giovanni Fabrizio Bignami durante il suo intervento alla IX Conferenza interparlamentare europea sullo spazio (EISC; European Interparlamentary Space Conference), organizzata a Roma dal VAST, il comitato per la valutazione delle scelte scientifiche e tecnologiche della presidenza della Camera, che per il 2007 svolge anche le funzioni di presidenza di turno dell’organismo europeo.

«Decidetevi», in generale e sul Galileo: non poteva essere più chiaro il messaggio lanciato dal direttore generale dell’Agenzia spaziale europea Jean Jaques Dordain ai politici europei riuniti da ieri a Roma per la IX Conferenza interparlamentare europea sullo spazio (EISC; European Interparlamentary Space Conference). Se i temi più ricorrenti sono stati che lo spazio è strategico per l’Europa, che i benefici che ne derivano vanno spiegati ai cittadini contribuenti, che l’impegno economico nel settore va consolidato e deve crescere, quello della necessità che la politica si svegli e prenda decisioni rapide è stato certamente tra i più forte per toni.

«Prima del 2008 – ha detto Dordain – va deciso tutto sul Galileo. Certo, bisogna trovare un equilibrio, perché non si può portarlo avanti prosciugando tutte le risorse a disposizione, né lo si può abbandonare, ma non c’è altra scelta che andare avanti. È una scelta politica e ne va della credibilità europea. Decidetevi! ». Per quanto riguarda il finanziamento del programma di navigazione satellitare europeo, Dordain si è mostrato sorpreso del polverone sollevato dall’uscita di scena dei privati: «Abolendo il partenariato – ha detto – non si fa altro che tornare alla normalità, e la normalità è che non c’è infrastruttura di navigazione al mondo che sia stata finanziata da privati. Se pure ci sono dei problemi politici, non ci devono dunque essere problemi di soldi, anche perché – ha ricordato – Galileo costa pro capite al contribuente europeo solo 10 euro. I Parlamentari dicano ai cittadini che le decisioni prese sono importanti per loro e che i benefici che ne avranno sono di gran lunga più generosi rispetto agli investimenti fatti . «È paradossale – ha concluso Dordain –che alla fine ci sarà voluto più tempo in Europa per fare il Galileo di quanto ce ne sia voluto per mandare l’uomo sulla Luna!»

È «strategico per l’Europa mantenere una posizione di primo piano in questo settore», ha detto Daniele Capezzone (commissione attività produttive della Camera e presidente del Vast) nel suo intervento di apertura lavori. «Gli stati dell’Unione europea si devono porre con forza l’obiettivo di fare investimenti nei settori innovativi più che nei tradizionali, che comunque possono trarre beneficio dalle tecnologie spaziali. Ad esempio, i soldi per l’agricoltura possono essere spesi meglio sviluppando sistemi satellitari dedicati a questo settore, che non con investimenti diretti».

Per l’europarlamentare Umberto Guidoni (PdCI), «l’Europa ha giocato un ruolo chiave negli ultimi 40 anni, ma è arrivata l’ora di fare un passo ulteriore e stabilire una vera politica spaziale a livello comunitario che contribuisca alla realizzazione di una società più avanzata basata sulla conoscenza, come chiede la strategia di Lisbona, e ottimizzare i benefici che le tecnologie spaziali potranno dare alla crescita economica, occupazionale e dell’innovazione». L’Europa, ha ricordato poi Guidoni, ha designato lo spazio come uno dei 10 settori strategici nel VII Programma Quadro. Per questo «servono progetti ambiziosi che possano generare commesse pubbliche per creare la domanda e quindi la crescita delle attività del settore con lo scopo finale di avere università, centri di ricerca e industrie capaci di competere con le controparti americane».

Il tema della necessità di progetti nuovi e ambiziosi è stato ripreso anche da rappresentanti dell’industria, come da Enrico Saggese, coordinatore delle attività spaziali di Finmeccanica: «si parla di Galileo, GMES, telecomunicazioni, ma non stiamo dicendo quali sono i programmi da sviluppare nel prossimo decennio. GMES e il programma MUSIS, che sono federazioni di programmi, ci pongono ad esempio l’obiettivo di fare un Cosmo SkyMed di seconda generazione, che abbia delle caratteristiche in più, come moving targeting indicator, un sistema cioè in grado di seguire oggetti mobili terrestri. Per far questo occorre in parte modificare i satelliti Cosmo, in particolare per l’elaborazione dei dati, e occorre anche incrementare il numero dei satelliti in orbita, per arrivare a dare tempi di risposta nell’ordine dei minuti».

Nel settore delle telecomunicazioni, ha detto ancora Saggese, «negli Stati Uniti hanno sviluppato i Transictional Satellite, una costellazione di satelliti collegati con link ottico che creano un internet a larga banda nel cielo con una capacità di Gb pari, per ognuno di essi, alla capacità complessiva di tutti i satelliti tlc attuali messi insieme. Anche l’Europa deve cominciare a pensare in questi termini sviluppando satelliti per rilancio dati in link ottico per difesa, sicurezza e usi civili». Insomma, ha concluso «ci sono programmi importanti a cui pensare e non lasciamoci totalizzare dal problema di oggi che è finalizzare il Galileo, ma cerchiamo di sviluppare attenzione ai grandi sistemi del domani su dimensione globale».