ET-119 senza PAL

Finalmente una foto dell’ET-119 in cui si vede chiaramente la mancanza della rampa PAL.

Ecco un’altra inquadratura…

Ed eccovi lo schemino …
The current configuration of NASA’s external tank is shown, indicating areas where PAL ramp foam was removed.

Grazie ragazzi per la chiara esposizione della “famosa” rampa PAL del serbatoio esterno 119. L’unica cosa che non capisco è la seguente… se per oltre 20 anni la Lockheed aveva ritenuto che la Protuberance Air Load fosse necessaria perchè soltanto adesso (dopo aver visto il distacco di considerevoli pezzi del rivestimento nella missione STS-114) è diventata inutile, anzi dannosa? Ma allora all’epoca della progettazione hanno fatto un errore? Oppure il fatto che i primi ET fossero dipinti di bianco contribuiva al minor rischio di distacco del rivestimento?

Concordo pienamente con Maxi.
Se per anni non ha mai causato problemi e tutto è andato per il verso giusto, perchè ora è diventata un problema?
Avranno pur fatto le varie prove nella galleria del vento ma non vorrei che al momento del lancio subentrasse qualche altra “forza”, e ne causasse un danno molto più grave.
In anni di voli non si era mai staccata, la PAL ramp, se nell’ultimo volo è successo, deve essere accaduto qualcosa che sicuramente, nella galleria del vento, non hanno testato.
Avrebbero dovuto ritestare tutto il sistema con tutte le condizioni che si erano verificate durante l’ultimo lancio.
Per quanto concerne i primi voli, sono certo che anche la verniciatura del serbatoio contribuiva ad offrire una protezzione aggiuntiva a tutto l’isolamento e lo proteggeva da eventuali infiltrazioni d’acqua e ghiaccio vario.

Penso anch’io che una bella verniciata con una vernice magari su base elastomerica (maggiormente resistente agli urti), avrebbe potuto evitare la maggior parte dei problemi che hanno avuto gli ET in tutti i loro voli. Sicuramente si sarebbe perso del peso per il payload, ma credo che ne sarebbe valsa la pena.

Penso anch'io che una bella verniciata con una vernice magari su base elastomerica (maggiormente resistente agli urti), avrebbe potuto evitare la maggior parte dei problemi che hanno avuto gli ET in tutti i loro voli. Sicuramente si sarebbe perso del peso per il payload, ma credo che ne sarebbe valsa la pena.

Ora non ricordo precisamente dove l’ho letto, ma la NASA ha già risposto ad un suggerimento del genere, ribadendo che gli ET di STS-1 e 2 erano verniciati quasi solo per motivi estetici e che, a questo punto, l’aggiunta di uno strato di vernice al serbatoio esterno “aggraverebbe” il problema. Infatti al problema di “friabilità” del foam si aggiungerebbe un ulteriore elemento di “instabilità” del materiale.
In pratica, penso io, quasi sicuramente si potrebbe trovare una “vernice” adatta, ma il nuovo accoppiamento di materiali richiederebbe tanto tempo (e denaro) per i collaudi da rendere questa soluzione non praticabile.

Ciao, Fabio

E’ certo che qust’ultima soluzione richiederebbe altro tempo per vari studi e prove, però non bisogna dimenticare, che è intenzione utilizzare sempre lo stesso materiale anche per rivestire alcune parti del vettore x il CEV.
Allora, non sarebbe meglio procedere con le varie sperimantazioni, e prove, per prevenire il domani?
Ormai per lo Shuttle sono in programma poche missioni ed è certo che risolti i problemi che ha ora, non cercheranno di risolvere altri.
Cercheranno di farlo volare al meglio senza andare a causare altri ritardi.
Riguardo alle prove fatte sull’ET x la missione sts-121, mi auguro che abbiano fatto le varie prove, nella galleria del vento, con tutto il sistema al lancio (ovviamente si parle di un modello in scala), perchè la presenza dell’orbiter, provoca altri vortici d’aria, durante la fase di lancio.
Non vorrei che non abbiano previsto questo!

E' certo che qust'ultima soluzione richiederebbe altro tempo per vari studi e prove, però non bisogna dimenticare, che è intenzione utilizzare sempre lo stesso materiale anche per rivestire alcune parti del vettore x il CEV. Allora, non sarebbe meglio procedere con le varie sperimantazioni, e prove, per prevenire il domani?

Il CEV non usa la stessa “scellerata” architettura dello Shuttle, abbarbicato all’ET, per cui eventuali fenomeni di perdita di isolante, ghiaccio etc non dovrebbero costituire un grosso problema

Paolo, non mi riferivo all’Et ma al vettore del CEV.
Se guardi i disegni in rete, si vede che i vettori per il CEV sia quello per la capsula che per l’EDS, hanno alcune parti colorate di marrone come l’ET.
Così mi sembra di capire che faranno uso dello stesso tipo di isolamento.
Potrei anche sbagliarmi!

Paolo, non mi riferivo all'Et ma al vettore del CEV. Se guardi i disegni in rete, si vede che i vettori per il CEV sia quello per la capsula che per l'EDS, hanno alcune parti colorate di marrone come l'ET. Così mi sembra di capire che faranno uso dello stesso tipo di isolamento. Potrei anche sbagliarmi!

Quello che intende Paolo (immagino…) è che il futuro lanciatore del CEV sarà comunque di tipo “lineare” con stadi “in serie” invece che “in parallelo” come l’STS. Quindi anche eventuali distacchi di ghiaccio o di materiale isolante da parte del vettore (cmq da ridurre al minimo!) non dovrebbero causare danni disastrosi, non trovando praticamente ostacoli su cui impattare.

Tanto per fare mente locale, ricordatevi i considerevoli blocchi di ghiaccio che si staccavano da ogni Saturn V in fase di lancio.
Non hanno mai costituito un problema reale.

Penso inoltre che le ottime proprietà isolanti della schiuma usata sull’ET dello shuttle sia comoda e da sfruttare, venuto meno il pericolo di impattare qualcosa di più significativo della rampa di lancio…

L’uso di questa schiuma, anzi, aiuterebbe proprio ad evitare il congelamento della condensa presente sul corpo del razzo vettore del secondo stadio del CLV (crew launch vehicle), che come sapete usa carburanti criogenici, mentre il primo stadio è composto da un SRB modificato, a combustibile solido, che non presenta per sua natura basse temperature del carburante.

Tanto per fare mente locale, ricordatevi i considerevoli blocchi di ghiaccio che si staccavano da ogni Saturn V in fase di lancio. Non hanno mai costituito un problema reale.

Penso inoltre che le ottime proprietà isolanti della schiuma usata sull’ET dello shuttle sia comoda e da sfruttare, venuto meno il pericolo di impattare qualcosa di più significativo della rampa di lancio…

L’uso di questa schiuma, anzi, aiuterebbe proprio ad evitare il congelamento della condensa presente sul corpo del razzo vettore del secondo stadio del CLV (crew launch vehicle), che come sapete usa carburanti criogenici, mentre il primo stadio è composto da un SRB modificato, a combustibile solido, che non presenta per sua natura basse temperature del carburante.

Esatto, penso anche io che il problema non sia la schiuma, ma la combinata ET e Shuttle in parallelo che come si è visto porta a certi rischi…
Mi sono chiesto tante volte però, non è che rivestendo ulteriormente la schiuma (lo so che probabilmente con il peso… il gioco non vale la candela ) con uno strato più liscio, il ghiaccio nelle primissime fasi di decollo scivolerebbe a causa delle vibrazioni evitando che si stacchino grossi blocchi che magari deviati o ad alte velocità impatterebbero contro l’orbiter? così mi sembra che il problema sia che il ghiaccio si “aggrappi” e che non si sa mai quando e come si possa staccare, magari portandosi dietro un pezzo di schiuma…

Mi sorge poi una domanda che forse non è molto nel tema del thread, l’energia che portava in orbita il Buran aveva qualche cosa del genere o era un normale lanciatore liquido, senza particolari accorgimenti isolanti?

Come avete già ribadito nei vari interventi sicuramente il nuovo vettore del CLV non ha problemi di schiuma in quanto il distacco dei pezzi non può causare danni alla capsula che si trova in cima al razzo… il problelma nasce dal fatto che l’orbiter è aggappato al serbatoio esterno!!
Non mi stancherò mai di affermare che il progetto dello shuttle così come è intrinsecamente pericoloso… basti pensare ai condotti di idrogeno ed ossigeno liquido che vanno dal serbatoio all’orbiter per alimentare i tre SSME…
L’utilizzo dell’hardware per il CEV e per il veicolo di carico penso sia una buona idea per non disperdere tutta questa conoscenza e poter utilizzare velocemente il nuovo veicolo…
A me sarebbe piaciuto che la NASA avesse avuto il coraggio di sviluppare un successore dello shuttle degno di questo nome e quindi una versione di navetta alata completamente riutilizzabile e magari portando avanti il primo progetto di shuttle… Ma la scelta dell’Apollo-2 ha prevalso (sicuramente per motivi di rapidità e di costi inferiori…) e quindi credo che a questo punto l’utilizzo dei booster solidi e del serbatoio esterno non è che una logica conseguenza.