Falcon-1 Fallisce il lancio

Il primo lancio per la messa in orbita di un satellite da parte di una compagnia privata, SpaceX, ha fatto poca strada, ammarando a 750 metri dalla rampa di lancio, il 24 Marzo, alle 23.30 italiane.

SpaceX è la prima impresa privata a costruire un vettore per il lancio di satelliti per lo sfruttamento commerciale dei voli orbitali. L’obiettivo di SpaceX è di rendere possibili lanci spaziali per la messa in orbita di satelliti con un costo pari a 1/3 di quello richiesto dalle agenzie spaziali come l’ESA o la NASA. Nello specifico, Falcon-1 (così battezzato in onore delle astronavi della saga di Star Wars) è il primo vettore costruito da SpaceX, con un nuovo propulsore, l’unico progettato da una compagnia privata e uno dei due ad essere stato progettato interamente da zero negli ultimi 25 anni.
Il motore che aveva il compito di far salire Falcon-1 si chiama Merlin e funziona mischiando al suo interno ossigeno liquido e kerosene ad altissima pressione.
I razzi infatti devono portare con se non soltanto il combustibile (kerosene in questo caso), ma anche il comburente (ossigeno), per far avvenire la combustione con una velocità appropriata. Qualsiasi combustione è infatti una reazione chimica che estrae energia dalla molecole del combustibile spezzandola e combinandone i “frammenti” con l’ossigeno (ossidazione). Se non c’è un continuo apporto di ossigeno, la reazione non ha la possibilità di andare avanti. Per questo quando vogliamo spegnere una candela le rovesciamo sopra un bicchiere, in modo da fare in modo che l’apporto di ossigeno atmosferico si interrompa e una volta consumato quello presente all’interno del bicchiere la fiamma si spenga . Una volta presente il
Il motore del vettore Falcon-1 durante i primi secondi di lancio: è evidente la perdita di carburante e le fiamme all’esterno della camera di combustione.
combustibile insomma, quello che regola la velocità con il quale esso brucia è la quantità di ossigeno che viene fornita: per questo il vento “alimenta gli incendi” e le macchine potenti hanno grandi prese d’aria che portano l’ossigeno al motore.
Dovendo sviluppare un grande potenza i razzi hanno bisogno di bruciare il loro combustibile molto in fretta e quindi necessitano di un grande afflusso di ossigeno, molto di più di quello che può essere fornito dall’atmosfera. Per questo nei serbatoi di un vettore non solo viene caricato il combustibile, ma anche una grande scorta di ossigeno. Le due parti vengono poi pompate e mischiate assieme nella camera di combustione, dove l’energia liberata dalle reazioni chimiche scalda i gas e li fa espandere verso il basso, creando quindi una spinta del razzo verso l’alto.
Le prime ipotesi riguardo le cause del fallimento di Falcon-1 riguardavano un rivestimento termico “posticcio” posto attorno al serbatoio dell’ossigeno liquido che, essendo molto freddo, alla temperatura ambiente entrava in ebollizione quando il razzo era ancora sulla rampa di lancio. Questo rivestimento, chiuso attorno al razzo con una cerniera in velcro, avrebbe dovuto aprirsi e restare a terra mentre il razzo si innalzava nel cielo delle Isole Marshall (Oceania). Sembra però che nelle immagini riprese dalla telecamere questo rivestimento non si sia aperto a dovere e sia partito assieme al razzo. Ulteriori indagini hanno comunque appurato che non è stato questo il problema a determinare il fallimento del lancio quanto un errore di progettazione che ha portato ad un perdita di carburante, che è finito dopo soli 29 secondi di volo, condannando il vettore ad un tuffo nell’Oceano Pacifico anzitempo.
Sorte differente è toccata al carico che il missile (un cilindro da 27.000 kg largo 1,7 metri e alto 21 ) trasportava, un piccolo satellite (un cubo da 32 cm di lato del peso di 20 Kg) progettato e costruito dai cadetti dell’accademia areonautica statunitense. Quest’oggetto durante l’impatto è stato infatti scaraventato verso un’auto-officina, della quale ha sfondato il tetto senza provocare altri danni.
Si attendono reazioni politiche a questo fallimento: l’entrata dei privati nel campo dei viaggi spaziali, con offerte a basso costo per il lancio di satelliti potrebbe infatti portare via alle agenzie spaziali nazionali una grossa fetta dei loro introiti, attualmente reimpiegati per la ricerca scientifica che non può andare avanti con gli esigui contributi pubblici. Nella storia dei viaggi spaziali, però, è dato di fatto che ci siano stati più fallimenti che successi e sembra che Elon Musk, fondatore di PayPal prima di SpaceX, non abbia certo intenzione di tirare i remi in barca in questo momento, auspicando un secondo tentativo in meno di 6 mesi.
Che i tempi proposti dal sig. Musk siano o meno rispettati, l’ingresso indipendente del settore privato nel mercato dei viaggi spaziali sembra, comunque, soltanto rimandato.

Da :
http://www.uai.it/index.php?tipo=A&id=1209

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