Federico Faggin eletto "inventore europeo dell'anno"

Il ricercatore italiano premiato “alla carriera” dalla Commissione europea e dall’Ufficio europeo brevetti per aver rivoluzionato elettronica e informatica con l’invenzione del microchip

Federico Faggin, il fisico italiano considerato il ‘‘padre del microchip’’, ha ottenuto il primo premio di inventore dell’anno - riconoscimento ''alla carriera" - istituito dalla Commissione europea e dall’Ufficio europeo brevetti.
Faggin, che realizzò l’invenzione che ha rivoluzionato l’informatica all’inizio degli anni Settanta, è stato scelto da una giuria presieduta dall’ex primo ministro olandese Wim Kok e ha ricevuto il premio lo scorso 3 maggio a Bruxelles dal vicepresidente della Commissione europea, Gunter Verheugen.

Il ricercatore italiano, che ha lavorato per anni negli Stati Uniti, ha - secondo le valutazioni degli esperti - portato a termine l’invenzione più importante del 20/o secolo, senza la quale non ci sarebbero i moderni computer e tutto ciò che ne è derivato. Il suo leggendario microprocessore “4004” fu soltanto l’inizio della rivoluzione targata Intel, dalla quale si sono sviluppate intere generazioni di calcolatori.
In Italia Faggin, che creò nel 1974 una sua società, la Zilog, esclusivamente dedicata al mercato del microchip, ha ottenuto lauree ad honorem in informatica e ingegneria elettronica dalle università di Roma e Milano per la sua attività di pioniere dell’informatica.

Ora che l’Europa lo ha nominato inventore dell’anno, Federico Faggin rivive quella notte in cui riuscì a infilare tutto, proprio tutto, in quel microprocessore. Ai giovani consiglia di seguire l’istinto e andarsene all’estero, magari in Cina, a cercare ''l’eccellenza". E fa una previsione sull’invenzione del XXI secolo: ''Sarà il computer quantico". Faggin ha 65 anni e parla l’italiano di uno che vive all’estero da quando era ragazzo. Per descrivere il momento clou della sua vita, quella notte del 1971 in cui 11 mesi di lavoro forsennato con due scienziati americani e un giapponese sfociarono nell’invenzione del secolo, gli viene solo una parola inglese: elation, euforia.
‘‘Dentro di me - rievoca - c’era una grande gioia nel vedere il frutto di tutto quel lavoro. Vedere che le cose funzionano a dovere è una grande soddisfazione. E quella sera che feci il primo test sul microchip 4004, tornai a casa con una grande gioia. Ho sempre ritenuto quella del microchip una conquista con l’apporto di tutto il mondo, non soltanto una conquista italiana. Direi un risultato dell’umanità’’. L’Intel 4000-1 (poi venne il 2, il 3 e il 4 ) é la prima intera vera “unità di processo”; in questo chip capostipite Faggin riesce a condensare circa 2.250 transistor.

Nato a Vicenza, se ne andò a Santa Clara, nell’America profonda, per scrivere la storia della scienza: ''Oggi - dice - non conosco molto la realtà italiana, non saprei dare consigli ai giovani. Ma in genere dico a tutti di seguire le proprie inclinazioni, fare le cose che piacciono davvero.
Io ho sempre seguito questo modello per la mia vita, facendo le cose che mi interessavano, le mie intuizioni. So che in Italia si fa poca ricerca, le industrie a tecnologia avanzata hanno abbandonato il campo, purtroppo, e se un ragazzo ha voglia di fare cose molto avanzate non le può fare in Italia.
Deve muoversi verso paesi dove ci sono centri di eccellenza delle varie discipline. Consiglio di tenere d’occhio quello che succede in Asia, in particolare in Cina, che si sta sviluppando in modo strepitoso. Sarà importante per un giovane creare collegamenti e presenza in questi paesi".

Chiusa l’esperienza con la Intel, il gigante informatico per il quale lavorava quando compì l’impresa del microchip, Faggin creò un’azienda a sua misura, la Zilog, e negli anni Ottanta fondò la Cygnet Technology. Stati Uniti e modello americano gli hanno fornito le risorse indispensabili, ma oggi Faggin sottolinea che anche il modello ''pubblico" non è da buttar via: ''Anche negli Usa ci sono settori sovvenzionati dalle risorse pubbliche - afferma - come la Difesa, ma è vero che gli americani fanno ricerca soprattutto a livello industriale.
Il modello ideale? Direi uno in cui la ricerca pubblica è dedicata a obiettivi che sono fondamentali, ma per i quali l’industria non avrebbe grande interesse a dare aiuti. Invece, per l’applicazione di scoperte fondamentali ci sarebbe l’industria. Insomma, un modello che catturi il meglio delle due forme di finanziamento".

L’autore dell’invenzione del XX secolo chiude con una previsione su quella che sarà la creazione fondamentale del XXI secolo: ‘‘Se riuscissimo a trovare una forma di energia nuova, che ci portasse all’affrancamento dal petrolio, sarebbe certamente molto importante. Ma - spiega - come area generale di esplorazione dal quale usciranno molte invenzioni vedo quella delle nanotecnologie e l’uso di strutture molecolari che vengono usate per una varietà di applicazioni: dai nuovi materiali alle applicazioni mediche o elettroniche. E quella principale sarebbe il computer quantico: questa, secondo me, potrebbe essere davvero l’invenzione del secolo. Trasformerà le macchine di oggi in un oggetto che supera i limiti del meccanismo classico, permettendo di compiere calcoli che sono impossibili con il computer tradizionale’’.

da newton

Mi viene gran rabbia quando penso alla fuga di cervelli dall’Italia all’estero. Molti dei nostri migliori ricercatori lavorano all’estero, è uno scandalo!

Mi viene gran rabbia quando penso alla fuga di cervelli dall'Italia all'estero. Molti dei nostri migliori ricercatori lavorano all'estero, è uno scandalo!

E’ uno scandalo anche pensare a questo:
“Il governo non ha più soldi stop al ritorno dei ricercatori”
Dopo che la Moratti e le televisioni hanno sbandierato a lungo questo lodevolissimo progetto si scopre che non era vero nulla!!!

MILANO - “Ci dispiace, il programma “Rientro dei cervelli” è stato congelato. Le domande quest’anno non possono essere presentate. Riprovi nel 2007. Forse”. I ricercatori italiani all’estero che contavano sul programma del ministero per poter tornare nel loro Paese hanno avuto una brutta sorpresa: “Sono finiti i soldi. I finanziamenti sono stati azzerati”, allargano le braccia al Ministero per l’Università e la Ricerca (Miur).

E’ bello anche scoprire che non solo gli italiani sono tornati ma la metà di quelli che hanno usufruito del progetto erano americani, inglesi e francesi che, grazie all’esborso statale, sono potuti venire in Italia, per trascorrere sei mesi (di lavoro! ma dove?) secondo me in vacanza nel nostro Paese a spese nostre!
Altro che ritorno dei cervelli…!:twisted:

Una novità passata inosservata tra le pieghe della Finanziaria: “Per il 2006 - è scritto all’articolo 5 del decreto ministeriale 207 del 28 marzo - le disposizioni di cui al decreto ministeriale 26 gennaio 2001 numero 13 e successive modificazioni, sono differite al 2007 ed in tale anno verranno valutate anche le proposte pervenute entro il 31 gennaio 2006”. Firmato: Letizia Moratti.

Augusto Palombini, segretario dell’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) e autore del libro “Cervelli in fuga” sembra rassegnato: “In Italia è quasi impossibile fare ricerca. Molti studiosi se ne vanno e chi resta non riesce a lavorare”.

Ma dove andremo a finire!!!